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Politica

Irlanda: vince una Presidente anti-UE e filo-palestinese. Ma il vero segnale è il 13% di voti nulli.

Vittoria “scomoda” in Irlanda: eletta Catherine Connolly, anti-UE e filo-palestinese. Ma è il record del 13% di schede nulle a scuotere Dublino.

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L’Irlanda ha una nuova Presidente, Catherine Connolly, ma la vera notizia, quella che dovrebbe far riflettere a Dublino e Bruxelles, non è tanto la sua vittoria, quanto il modo in cui una fetta enorme di elettorato ha espresso il proprio scontento: quasi il 13% dei voti è risultato nullo. Un record assoluto. Ricordiamo che l’elezione del presidente in Iralnda è a voto diretto, anche se il suo potere è limitato.

In un’elezione svoltasi in un clima sociale rovente, segnato da forti proteste sulla gestione dell’immigrazione, la candidata indipendente Connolly, 68 anni, avvocatessa, ha stravinto con oltre il 63% dei voti. È stata sostenuta da un’ampia coalizione di sinistra (Sinn Féin, Laburisti, Socialdemocratici, Verdi, ecc.), doppiando la candidata centrista del Fine Gael, Heather Humphreys, fermatasi al 29,5%.

Ma torniamo al dato più interessante. Su 1,65 milioni di votanti (con un’affluenza in leggero aumento al 46%), quasi 1 su 8 ha deciso di invalidare la propria scheda. Questo non è un errore di compilazione, è un messaggio politico. Un segnale di profonda disaffezione verso l’intera classe politica, probabilmente alimentato anche dalle critiche dei conservatori che lamentavano l’assenza di candidati di destra e una scelta limitata.

Un profilo “scomodo” per l’establishment

Chi è la nuova Presidente? Catherine Connolly non è certo un profilo “moderato” o gradito ai palazzi che contano. È una figura nota per le sue posizioni fortemente critiche verso l’Unione Europea e gli Stati Uniti.

Ecco i punti chiave del suo programma e delle sue idee:

  • Posizione sull’UE: Fortemente critica verso l’attuale assetto dell’Unione.
  • Politica Estera: Sostenitrice della neutralità “rigorosa” dell’Irlanda, si oppone all’aumento delle spese militari.
  • Germania: Ha suscitato polemiche paragonando l’attuale spesa per la difesa tedesca al riarmo degli anni ’30.
  • Medio Oriente: È una convinta e dichiarata sostenitrice della causa palestinese.
  • Unificazione: Sostiene l’unificazione dell’Irlanda con l’Irlanda del Nord.

Poteri limitati, ma tensioni assicurate

Va precisato che il ruolo del Presidente della Repubblica d’Irlanda, come quello italiano, è principalmente formale e rappresentativo. Non esercita un potere politico diretto. Nomina il Primo Ministro (Taoiseach) indicato dal parlamento e promulga le leggi approvate da quest’ultimo.

Tuttavia, l’elezione di Connolly, definita una “voce per la pace” e “contro il cambiamento climatico”, preannuncia un periodo di forte tensione istituzionale. Avere al vertice dello Stato, anche se con un ruolo simbolico, una figura così apertamente ostile alla linea del governo su politica estera, difesa e giustizia sociale, creerà più di un imbarazzo all’esecutivo.

Il voto, infine, arriva al termine di una settimana calda, con sei arresti a Dublino durante le proteste (alcune violente) contro l’apertura di un hotel per richiedenti asilo, manifestazioni scatenate anche dal recente assalto a una bambina di 10 anni. L’elezione di Connolly, e soprattutto quel 13% di voti buttati, segnala che l’Irlanda “tranquilla” è ormai un lontano ricordo.

Domande e Risposte sul tema

1. Ma quindi la nuova Presidente irlandese può davvero cambiare la politica estera del Paese? No, direttamente non può. I poteri del Presidente irlandese sono quasi esclusivamente cerimoniali e di rappresentanza, molto simili a quelli del Presidente della Repubblica italiano (prima che iniziasse a interpretare la Costituzione in modo “creativo”). La politica estera e la difesa restano saldamente nelle mani del governo e del Taoiseach (il Primo Ministro). Tuttavia, la Presidente Connolly può usare il suo ruolo “simbolico” come pulpito per criticare il governo, creare dibattito e mettere in imbarazzo l’esecutivo sulle scene internazionali, cosa che quasi certamente farà.

2. Perché così tanti voti nulli? È un segnale contro la vincitrice? Non necessariamente. Un tasso di voti nulli del 13% è un dato anomalo e altissimo, che va letto come un voto di protesta generalizzato contro tutto l’establishment. È un segnale di scontento che colpisce sia i partiti di governo (Fine Gael, Fianna Fáil) sia quelli di opposizione che hanno sostenuto la Connolly (Sinn Féin, Verdi). Molti elettori, incluse le fasce conservatrici che non avevano candidati di riferimento, hanno usato l’invalidamento della scheda come unico modo per dire “non ci sentiamo rappresentati da nessuno”.

3. Questo risultato elettorale è legato alle recenti proteste sull’immigrazione? Sì, il contesto è fondamentale. L’elezione si è tenuta in un clima di forte tensione sociale. Come nel Regno Unito, la questione dell’asilo sta dividendo profondamente l’Irlanda. Le recenti proteste a Dublino (scatenate anche da un grave fatto di cronaca) contro l’apertura di nuovi centri di accoglienza evidenziano una frattura sociale. L’alto numero di voti nulli e l’elezione di una candidata “anti-sistema” (sebbene di sinistra) sono entrambi sintomi di questo malcontento diffuso, che la politica tradizionale non riesce più a intercettare.

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