Economia
Irlanda, tre turbine eoliche spente per sempre: risarcimento record a una coppia
In Irlanda, un giudice ordina lo spegnimento di tre turbine eoliche e un risarcimento di 360.000 euro a una coppia per rumori e disagi. Una sentenza storica che scuote il settore eolico.

Un tribunale irlandese ha ordinato lo spegnimento definitivo di tre delle sei turbine di un parco eolico a Gibbett Hill, vicino a Bunclody, nella contea di Wexford, gestito da ABO Energy Ireland Ltd, ABO Energy O&M Ireland Ltd e di proprietà di Wexwind Ltd.
Non solo: la decisione, emessa dal giudice Oisín Quinn, include un risarcimento di 360.000 euro, di cui 60.000 euro come danni aggravati, a favore di Raymond Byrne e Lorna Moorhead, una coppia che ha denunciato gravi disagi causati dal rumore, dalle vibrazioni e dall’effetto “shadow flicker” , l’ombreggiamento intermittente, delle turbine. Inoltre, le aziende potrebbero dover sostenere spese legali per 2,3 milioni di euro.
Il giudice ha respinto la richiesta delle società di sospendere l’ordine, in attesa di un appello, che avrebbe permesso di mantenere le turbine più vicine alla casa della coppia in funzione solo in determinati orari. Quinn ha criticato l’atteggiamento delle aziende, definite “seriamente poco impressionanti”, per non aver affrontato in modo significativo le lamentele della coppia, che duravano da 12 anni, ovvero dall’inizio dell’attività delle turbine nel 2013. Questo approccio, secondo il giudice, rappresenta una minaccia per lo sviluppo futuro dell’energia eolica, considerato che affrontare il problema del rumore è “cruciale” per il successo di questa fonte rinnovabile.
Durante il processo, durato sei settimane, è emerso che esistono soluzioni per mitigare i disagi causati dalle turbine, come hanno testimoniato ingegneri ed esperti, ma le società non hanno mai cercato di applicarle. La coppia, rappresentata dall’avvocato John Rogers e dal solicitor Joe Noonan, ha avviato l’azione legale nel 2018, denunciando che il rumore e le vibrazioni delle turbine avevano causato stress, ansia, disturbi del sonno, rendendo impossibile godere della loro proprietà e riducendone il valore.
Le aziende, inizialmente, hanno contestato le accuse, ma l’11° giorno del processo, lo scorso marzo, hanno ammesso la responsabilità per i disagi e hanno iniziato a spegnere le turbine dalle 22 alle 7 ogni giorno.
Al termine del processo, il 4 aprile, si sono scusate e hanno promesso ulteriori spegnimenti nei fine settimana e nei giorni festivi, oltre a misure per risolvere l’effetto “shadow flicker”. Tuttavia, il giudice ha ritenuto insufficienti queste concessioni.
Nella sua sentenza di 100 pagine, Quinn ha definito il caso “uno dei peggiori esempi di impatto acustico da parco eolico”, come confermato dagli esperti di entrambe le parti. Ha assegnato un risarcimento annuale di 10.000 euro a Byrne e 15.000 euro a Moorhead per i 12 anni di disagi, per un totale di 120.000 e 180.000 euro rispettivamente. Il giudice ha escluso la possibilità di evitare lo spegnimento delle turbine pagando ulteriori danni, sottolineando che l’unica soluzione “equa, giusta e appropriata” era un ordine permanente di spegnimento totale delle tre turbine.
Quinn ha precisato che la sentenza si applica esclusivamente alle circostanze di questo caso, segnato dall’atteggiamento delle aziende che hanno “in gran parte ignorato” un problema “sostanziale e serio”. La decisione rappresenta un monito per l’industria eolica, chiamata a collaborare con le comunità locali per garantire uno sviluppo sostenibile.
Questa sentenza, anche se applicata al singolo caso, rischia di diventare l’apripista di numerose altre sentenze in tutta Europa, dove molte società hanno installato parchi eolici infischiandosene dei disturbi portati alle comunità locali in nime della “Neutralità climatica” e, soprattutto, del Business.
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