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Dove si trova l’uranio altamente arricchito dell’Iran? Il mistero dietro le scorte nucleari nel fragile cessate-il-fuoco

Dopo i raid USA, il mistero: l’Iran ha nascosto le sue scorte di uranio arricchito? Mentre Trump canta vittoria, l’intelligence USA teme che gli attacchi abbiano solo accelerato la corsa di Teheran alla bomba atomica.

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Un titolo recente di Bloomberg, Where is Iran’s Uranium? Truce Highlights Mystery Over Stockpile, cattura l’enigma centrale che domina il conflitto in corso: la sorte delle circa 400 kg di uranio altamente arricchito dell’Iran. Mentre il cessate-il-fuoco tra Iran e Israele sembra reggere, almeno per ora, emerge un interrogativo cruciale: gli attacchi aerei massicci ordinati da Donald Trump con bombardieri B-2 hanno davvero distrutto le strutture nucleari iraniane e le relative scorte? Oppure l’Iran, prevedendo l’offensiva, ha già messo in salvo il materiale?

Un programma nucleare intatto, ma rallentato

Secondo il New York Times, gli attacchi americani non hanno collassato gli edifici sotterranei delle installazioni nucleari iraniane, limitandosi a ritardare il programma nucleare di pochi mesi.

 

Un rapporto preliminare della Defense Intelligence Agency (DIA), trapelato e citato da CNN, contraddice le dichiarazioni trionfalistiche di Trump e del Segretario alla Difesa Pete Hegseth, che avevano proclamato la “totale obliterazione” delle strutture di arricchimento a Fordow, Natanz e Isfahan.

L’assessment, basato su una valutazione iniziale dei danni da parte del Comando Centrale USA, suggerisce che le centrifughe chiave rimangano largamente intatte, e che il ritardo sia stimato in “pochi mesi al massimo”. La Casa Bianca ha contestato queste conclusioni, alimentando un déjà-vu delle tensioni tra l’amministrazione e la comunità d’intelligence, reminiscenti dell’Iraq pre-2003.

 

L’uranio scomparso: una mossa strategica?

L’ipotesi più accreditata è che l’Iran abbia spostato le sue scorte di uranio arricchito al 60% – sufficiente per potenzialmente produrre diverse armi nucleari con ulteriore arricchimento – prima degli attacchi. Immagini satellitari hanno mostrato camion in movimento nei pressi di Fordow prima dei raid, e fonti anonime del Pentagono confermano che il materiale potrebbe essere stato trasferito in siti segreti.

Movimenti mezzi a Fordow

 

Questa mossa, se confermata, testimonierebbe una pianificazione astuta da parte di Teheran, che da tempo sostiene che il suo programma nucleare sia destinato solo a scopi pacifici. Tuttavia, la mancanza di accesso per gli ispettori dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (IAEA) rende impossibile verificarne la localizzazione attuale.

Le conseguenze geopolitiche

Il rischio per l’Occidente e Israele è che questi attacchi, anziché fermare le ambizioni nucleari iraniane, le abbiano accelerate. Se prima l’Iran non aveva deciso di perseguire attivamente la bomba, la minaccia esistenziale rappresentata dai bombardamenti potrebbe spingerlo sulla strada della Corea del Nord: un regime nucleare immune da interventi esterni.

Netanyahu e i falchi israeliani hanno a lungo auspicato un cambio di regime a Teheran, mentre gli Stati Uniti negano ufficialmente tale intenzione. Eppure, per l’Iran, negoziare ora significherebbe accettare una resa, come avvenne con Gheddafi in Libia dopo aver abbandonato il suo programma nucleare. Appare evidente che questo non accadrà con questo regime, checché ne dica Trump. Quindi l’aternativa diventa: accettare  un  Iran nucleare fra, magari, un anno o due, oppure favorire un cambio di regime?

Le reazioni internazionali

La risposta iraniana non si è fatta attendere. Mohammad Eslami, capo dell’Atomic Energy Organization of Iran (AEOI), ha dichiarato in televisione che il paese riprenderà il suo programma nucleare senza interruzioni, con piani già pronti per riavviare le strutture. Un’affermazione audace, supportata da un’accusa: gli attacchi USA sarebbero avvenuti con la complicità o l’indifferenza dell’IAEA. A complicare il quadro, il Ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha messo in guardia contro il rischio che gli ispettori IAEA possano fungere da canale per intelligence USA e Israele, giustificando la riluttanza iraniana a collaborare.

Intanto, la Cina ha espresso sostegno a Teheran per un “cessate-il-fuoco genuino”, condannando gli attacchi americani. L’apertura parziale dello spazio aereo iraniano e le folle in Piazza della Rivoluzione a Tehran, trasmesse dai media locali, suggeriscono un tentativo di proiettare resilienza e unità nazionale, mentre Trump rivendica su Truth Social la “distruzione totale” delle capacità nucleari iraniane.

Un cessate-il-fuoco fragile

Il cessate-il-fuoco, negoziato da Trump con il Qatar, sembra reggere per ora, ma molti vedono solo una pausa prima di una tempesta più grave. L’Iran potrebbe aver scelto di puntare su un programma nucleare nascosto, mentre Israele teme un possibile “dirty bomb” a Tel Aviv. La mossa di Trump, bypassando il Congresso, ha trasformato un conflitto regionale in una crisi globale, con il destino dell’uranio arricchito iraniano che resta il nodo irrisolto di questa guerra e pone la premessa per la prossima.


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