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Iran: si intensificano le proteste, a fuoco la casa di Khomeini. Il governo rafforza la repressione

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In Iran si intensificano le proteste contro il governo teocratico che, a sua volta, viene a rendere ancora più dura la repressione, non facendosi problemi di utilizzare anche mercenari siriani, iracheni e afgani, per reprimere le rivolte causate dal desiderio di libertà, di redenzione dei diritti delle donne e per la crisi economica.

I rivoltosi hanno perfino dato fuoco alla casa dell’ayatollah Khomeini, quello che era stato il leader della rivolta contro lo Shah e della creazione dello stato teocratico sciita.

La polizia ha sparato proiettili di gomma  a distanza ravvicinata, mirando anche agli occhi e ferendo numerosi manifestanti. Però lo sdegno per l’uccisione, da parte della polizia, di un bambino di nove anni durante le proteste le ha riaccese e diverse città sono ormai fuori dal controllo del governo

Più rivolte significano più repressioni, e oggi questa si è accanita contro la città di Mahabad, nell’ovest del paese, dove si erano tenute massicce manifestazioni. La città sarebbe stata privata della luce elettrica e vi sarebbe l’uso di massicci mezzi militari per una violenta repressione del dissenso.

Ecco l’entrata dei blindati in Mahabad, nel curdistan

Comunque altre città stanno bruciando e vi sono continui assalti alle caserme delle guardie rivoluzionarie che non riescono più a controllare la situazione

Cosa succederà ora? Sicuramente un inasprimento della repressione, ma ogni ondata repressiva provoca un ulteriore scollamento fra regime e popolo. Anziché cercare una mediazione gli Ayatollah sembra che non abbiano altra soluzione che far sparare sulla folla. Qualsiasi sarà il risultato, sarà sanguinoso.

 

 

 

 

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