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Interrogazione a risposta scritta di Sara Cunial

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https://aic.camera.it/aic/scheda.html?numero=4%2F05634&ramo=CAMERA&leg=18&fbclid=IwAR1zCumt3X6fcFZUfXKy7RHQQTs0jHmfjIT-zX8KmCbKkUegiZ4_HkQh1u
Sara Cunial, multata la deputata ex M5s: «Vado alla Camera». Ma ...

Destinatari

Ministero destinatario:

  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Attuale delegato a rispondere: PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI delegato in data 12/05/2020

Stato iter:

IN CORSO

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-05634

presentato da
CUNIAL Sara

testo di
Martedì 12 maggio 2020, seduta n. 338

CUNIAL. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

il 22 aprile 2020 il Comitato tecnico-scientifico (Cts) ha pubblicato la «Valutazione di politiche di riapertura utilizzando contatti sociali e rischio di esposizione professionale». Il documento è stato diffuso senza i riferimenti da Giuffrida F. su Open.it in un articolo intitolato «Fase 2, il documento integrale che ha frenato il governo sulle riaperture del 4 maggio»;

secondo il professore Marco Mamone Capria il Governo ha fondato la propria politica sanitaria, con pesantissimi risvolti sociali ed economici, su rapporti non firmati, incompleti, «riservati», né depositati su un pubblico archivio scientifico né, tanto meno, pubblicati su rivista scientifica. Il rapporto in questione non è stato sottoposto ad alcuna rivista di epidemiologia a libero accesso o con «peer review» tradizionale o aperta;

nella gerarchia della medicina delle prove di efficacia («evidence-based medicine») la modellistica matematica occupa il livello più basso un ottimo esempio delle difficoltà che giustificano questa posizione è stato dato proprio in relazione al Covid-19, poiché gruppi di ricercatori utilizzanti modelli diversi sono arrivati a conclusioni radicalmente difformi;

il report presume come sole variabili rilevanti quelle legate all’età, i luoghi d’incontro e le occupazioni, ma non le condizioni delle diverse regioni e stagionali, né considera un’anomalia internazionale e nazionale, cioè il fatto che nella sola Lombardia i presunti decessi dovuti alla propagazione del coronavirus siano stati tre volte quelli della Cina. Per il Cts, evidentemente, l’esistenza di «Tre Italie» (per usare la formulazione dell’ultimo rapporto Istat-Iss) dal punto di vista dell’epidemiologia del Covid-19 è del tutto marginale. Secondo l’Istat invece lo studio dell’andamento della mortalità totale associato all’epidemia Covid-19 non può prescindere dalle distribuzione dei casi per infezione da SARS-CoV-2, e dalla sua distribuzione differenziale sul territorio;

il modello applicato è privo di variabili ecologiche su questo è stata sviluppata una previsione di 8 mesi che scavalca tutta l’estate; non si conoscono casi documentati di previsioni quantitative di questo tipo e di questa portata effettuate con un tale modello e confermate dai fatti;

è ormai opinione di molti medici, basata su un’ampia esperienza clinica, che i numerosi casi siano dovuti in parte a errori diagnostici e all’incapacità del sistema sanitario italiano, dissennatamente definanziato nell’ultimo decennio, di fornire servizi adeguati, e in particolare un’adeguata assistenza domiciliare, come sarebbe stato auspicabile per tutti, salvo i casi più gravi;

oggi si sa molto di più su come affrontare il Covid-19 e non sembra quindi né plausibile né metodologicamente corretto assumere che la sola alternativa a una timida «Fase 2» sia il sovraffollamento delle unità di terapia intensiva, anzi la catastrofe sanitaria. Eppure il rapporto del Cts è tutto impostato sulla previsione dei ricoveri in terapia intensiva e su come evitarli –:

cosa intenda il Governo quando sostiene di seguire le indicazioni della «scienza», posto che, ad avviso dell’interrogante della scienza correttamente intesa si sono violate le più elementari e ordinarie regole procedurali;

quanti dei membri del comitato tecnico-scientifico e del comitato di esperti in materia economica e sociale cui fornisce consulenza scientifica, siano in grado di giustificare la scelta e l’utilizzo dello specifico modello matematico alla base delle previsioni fatte nel rapporto;

su quali basi, se non su un concetto inappropriato di unità nazionale, si sia trascurata la fisionomia geografica di questa epidemia nel dettare indicazioni su che cosa e dove «riaprire»;

se, nel raccomandare, peraltro dopo averne ammesso le insufficienti basi scientifiche, l’uso delle mascherine a «tutta la popolazione», il Cts abbia valutato i costi e la sostenibilità ambientale dello smaltimento delle stesse;

se e quando il Governo abbia intenzione di rendere pubblico il nome dei firmatari del rapporto e i criteri in base ai quali sono stati scelti.
(4-05634)


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