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Economia

INTERESSE COMPOSTO – MANCANZA & ABBONDANZA

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Riflessioni meta economiche e meta filosofiche.

Devo partire da lontano, dai tempi di Adamo ed anche prima la nostra specie, così come le altre sul pianeta hanno vissuto sempre nella scarsità, solo il loro lavoro muscolare e intellettivo permetteva la sopravvivenza, a star fermi ad ammirare il creato si moriva di fame.

Ogni specie ha dovuto quindi con i propri mezzi “lavorare” parte della giornata per sopravvivere.

Con l’avvento della neo corteccia ci sono state delle evoluzioni improbabili, dopo migliaia di anni di stabilità e di società simili alle precedenti, la neo corteccia ha scoperto qualche legge di natura, cogliendoci impreparati.

Nelle società precedenti a questo sviluppo si è radicato l’uso dell’accumulo dei beni ed anche delle disponibilità finanziarie, con il fine di inseguire la chimera della liberazione del lavoro come necessità.

Alcune classi, molto ristrette e dominanti, infatti, godevano di questo privilegio, fu allora che nasse l’interesse composto.

Chi disponeva di soldi in eccesso e tempo, ha infatti potuto sperimentare la incredibile macchina finanziaria.

Per fare un esempio, un capitale messo a rendita al 2% l’anno, produce dopo 20 anni una surplus che sfiora il 50%

L’accumulo oltre una certa ragionevole ricchezza, se un tempo era considerata capacità della persona o dell’impresa, è ora da considerare una malattia.

 

In una società basata sull’abbondanza l’accumulazione di ricchezza non dovrà più rivestire un valore sociale, dovranno intervenire importanti mutazioni del codice morale.

Sarà necessario, ne dovremmo avere il coraggio, di assegnare alla motivazione “denaro” il suo valore vero. L’amore per il denaro come possesso e non giacché distinto, come mezzo per ottenere i piaceri della vita, dovrà considerarsi una patologia morbosa.

Una morbosità in bilico fra il crimine e la patologia, da indirizzare certamente al medico delle malattie mentali.

Se saremo capaci di far questo,potremo liberarci di molte abitudini sociali che nulla hanno a che fare con la felicità.

E saremo finalmente liberi.

Vorrei citare un brano di Lewis Carroll (tratto da Sylvie e Bruno) per evidenziare la stupidità dell’accumulo smodato:

“È solo il sarto, sir, con il suo conticino” disse una voce querula fuori dell’uscio.

“Oh, bene” disse il professore ai bambini. “Risolverò subito questa sua faccenda, se vorrete

aspettare un momento. Quant’è quest’anno buonuomo?” Mentre parlava il sarto era entrato.

“Vedete, è stato raddoppiato per tanti anni” replicò il sarto un po’ brusco “che adesso penso proprio

di volere i quattrini. Sono duemila sterline, sono!”

“Roba da nulla”, osservò noncurante il professore frugandosi nelle tasche come se si portasse

sempre dietro quella cifra come minimo. “Ma non preferireste aspettare ancora un anno e farle

diventare quattromila sterline? Pensate solo a quanto diventereste ricco! Pensate, potreste

diventare un re, se lo voleste!”

“Non so se mi interessi diventare un re” commentò pensieroso l’uomo.(parte sana della sua mente ndr) “Ma sembra davvero un mucchio di quattrini… Beh, credo che aspetterò….” (parte patologica della sua mente ndr)

“Certo che aspetterete” incalzò il professore. “Vedo che avete cervello. Buongiorno, buonuomo!”

Non appena la porta si richiuse alle spalle del creditore, Sylvie chiese: “Gliele pagherete mai quelle

quattromila sterline?”

“Mai ragazza mia” replicò enfatico il professore. “Preferirà raddoppiare fino al giorno della morte.

Vedete, vale sempre la pena di aspettare ancora un anno per avere il doppio!”

 

Proseguo nel mio pensiero onirico:

Il forte sviluppo scientifico e tecnologico sta liberando forza lavoro, lo sta facendo dai primi anni del 900 con l’agricoltura prima e con l’industria poi, e ai giorni nostri anche con alcuni servizi e lavori di concetto.

Già Keynes parlava così nel 1930:

“Lavoreremo per servire noi stessi, più cose di quante ne facciano di solito i ricchi d’oggi, e saremo fin troppo felici di avere limitati doveri, compiti e routines.

Ma oltre a ciò dovremo adoperarci a far parti accurate di questo “pane” affinché il poco lavoro che ancora rimane sia distribuito fra quanta più gente possibile.

Turni di tre ore e settimana lavorativa di quindici ore possono tenere a bada il problema per un buon periodo di tempo.” (E soddisfare l’esigenza incrostata nei secoli nel nostro DNA, che ci muove al lavoro a causa della cosiddetta cronica mancanza di beni ndr.)

 

E’ evidente che quanto ipotizzato da Keynes prima e scritto da Asimov qualche decennio dopo è ora alle porte.

Stuoli di robot che coltivano la terra, che sintetizzano materiali chimici, che forgiano mezzi e strumenti sono assolutamente alla portata dalle attuali conoscenze scientifiche e tecnologiche.

E’ comune rivolgerci a risponditori automatici o strumenti web per fare un acquisto o per una pratica amministrativa; tutti figli dell’intelligenza artificiale e dell’algebra Booleana che sta muovendo i secondi passi, forse i terzi.

 

Attendo quindi il tempo, spero non lontano, dove gruppi sempre più ampi di persone non conoscano i problemi economici per il semplice motivo che non ci saranno più.

Tutto quello che prima facevamo per noi stessi, per necessità economica, dopo potrà essere fatto per gli altri, anche in piccola parte, per il piacere di farlo.

 

Il nostro sforzo attuale è quello di creare cultura, conoscenza, coscienza che stiamo vivendo con un idea sbagliata, quella della scarsità, ormai  superata.

E’ come tentare di condurre un aeroplano con le stesse regole per condurre una Biga.

Io sono un curioso, cerco di scrivere al più presto, con gli altri di buona volontà, il manuale per volare.

Alice Roberto


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