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INSIDE ESPAÑA: ciclo di Frenkel al quadrato (parte 2)

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Oramai la crisi da recessione è diventata stagnazione: bassi investimenti, bassissima inflazione ed altissima disoccupazione sono diventati una costante comune dato che la soluzione più ovvia (ovvero l’uscita dalla moneta unica) non viene (ancora) presa in considerazione da chi ne avrebbe pieni poteri. In España più di tutti, data l’esistenza di città fantasma, crolli bancari non indifferenti e continui ribassi dei prezzi nel settore immobiliare. Tutto questo ha un nome: CICLO DI FRENKEL.

COS’È IL CICLO DI FRENKEL?

Il ciclo di Frenkel-Neftçi è una teoria economica (apparsa per la prima volta nella letteratura economica nel 1998) ideata dagli omonimi economisti in cui si descrive l’andamento di due paesi con differenziali macroeconomici consistentemente eterogenei (dall’inflazione alla spesa pubblica passandoEspanya2 per i tassi di interesse dei titoli decennali al debito pubblico) in 7 fasi. È stato ideato per spiegare al meglio la crisi che l’Argentina sul finire degli anni ’90 stava
vivendo (ricordando grosso modo quella attuale europea) studiando le oltre 70 unioni valutarie avvenute negli ultimi 150 anni. Ovviamente il finale non è felice per gli amanti delle unioni ed i singoli esempi devono essere attentamente analizzati in quanto vi sono profonde differenze per ogni caso. Le 7 fasi sono le seguenti:

  1. Il Paese accettando l’unione monetaria, liberalizza i movimenti di capitale.
  2. Affluiscono i capitali esteri, che trovano conveniente investire in un Paese dove i tassi di interesse sono più alti, ma è venuto meno il rischio di cambio.
  3. Il flusso di liquidità fa crescere consumi e investimenti, quindi crescono Pil e occupazione.
  4. Tuttavia aumentano anche l’inflazione e il debito privato; inoltre si creano bolle azionarie e immobiliari.
  5. Un evento casuale crea panico tra gli investitori stranieri, che arrestano i finanziamenti.
  6. Inizia la crisi: si innesca un circolo vizioso tra calo del Pil e aumento del debito pubblico. Il governo taglia la spesa pubblica o aumenta le tasse, aggravando la recessione.
  7. Il Paese è costretto ad abbandonare il cambio fisso e a svalutare.

Analizziamo brevemente e nel dettaglio le seguenti fasi applicate alla situazione iberica.

1. Il Paese accettando l’unione monetaria, liberalizza i movimenti di capitale.

Due paesi stringono un legame (ipotizziamo la tanto vituperata coppia Spagna – Germania). Prima dell’avvento della moneta unica, l’investitore tedesco doveva fare due calcoli prima di investire i suoi marchi in Bonos spagnoli aaa234restituenti pesetas. Come afferma Bagnai sul suo blog, nel 1998 i Bonos 10 aa stavano a 4.8 contro i Bund a 4,6 (spread di 20 pt base). Con la svalutazione che avvenne di 1,2% lo spread fu negativo, ovvero – 1 pt base (0,2 – 1.2). Dunque se si investivano 10 DEM si rischiavano di perderne 0,10; si trovava più conveniente investire DEM per ottenere indietro DEM. Con l’avvento dell’euro, nel 1999, lo spread Bonos – Bund era sempre di 0,2, ma con la moneta unica il rischio svalutazione aaa23(il 1,2%) non esisteva più, pertanto era più conveniente investire nei titoli di stato spagnoli rendenti di più di quelli tedeschi. Questo gioco applicatelo dal 1999 ad oggi per tutte le economie che guarda caso sono entrate in crisi e sono state democraticamente obbligate ad eseguire le cure della Troika (i famigerati PIGS, l’Italia è too big ed una cura di cavallo avrebbe spaventato a morte i mercati). Il paese è ben felice di accettare l’unione monetaria con un paese più forte ed i governi spendono fiumi di parole pur di invogliare la gente ad abbandonare una cosa tanto naturale quanto fisiologica al sistema economico: la moneta nazionale. Iniziano i primi afflussi di capitale straniero alla Spagna.

2. Affluiscono i capitali esteri, che trovano conveniente investire in un Paese dove i tassi di interesse sono più alti, ma è venuto meno il rischio di cambio

Questa frase criptica in realtà significa che la Germania trova molto conveniente investire in Spagna dato che viene meno il rischio del cambio, pur tralasciando i tassi dei Bonos elevati. In parole povere si ha la botte piena e la moglie ubriaca. Alla Spagna arrivano capitali a dismisura, arrivando a prestare in settore in cui prima era impensabile ricevere (o vedersi offerti) dei prestiti: vacanze, cellulari, apparecchi radiotelevisivi, prestiti per pagare altri prestiti ecc ecc.  Come si denota dal grafico, tutte queste cose hanno un nome: debito privato. Gli investitori, non potendo più “giocare” sul cambio valutario, hanno spostato il centro degli aaa 1interessi verso la cosiddetta economia irreale (beni immobiliari in primis, ma anche obbligazionari ecc ecc). L’inizio di tale avvenimento può essere fatto coincidere col governo Aznar e Zapatero I (gli anni de ¡Viva Zapatero!). Quest’ultimo, accortosi dell’indebitamento mostruoso delle famiglie per acquistare una prima casa (innalzamento dovuto all’incremento dei prezzi del mattone data la burbuja inmobiliare) inizia una serie di riforme, fallaci, per la creazione di case popolari.

3. Il flusso di liquidità fa crescere consumi e investimenti, quindi crescono Pil e occupazione

Il continuo arrivo di liquidità nel paese innesca una serie di reazioni positive da parte del mercato nazionale, portando ad un abbassamento generale della disoccupazione e ad un aumento del PIL, migliorando così i dati economici agli occhi dell’Europa. Sono gli anni anche delle riforme liberali di Zapatero, portando la Spagna sempre di più nell’interesse delle banche e dei mercati che, grazie all’abbassamento dei Bonos, prestano a tutta forza fiumi di danaro, dato sempre un tasso relativamente più alto rispetto ai Bund. Le imprese che trainano questo successo grazie al danaro prestato allegramente dalle banche sono quelle edili.aaa2

4. Tuttavia aumentano anche l’inflazione e il debito privato; inoltre si creano bolle azionarie e immobiliari

I continui afflussi di danaro spingono l’economia, drogata come non mai e con nuove opportunità di crescita non più sostenuta da riforme che ne permettono il proseguo anche nel lungo periodo c1278323833_0ome Seseñaaccadrebbe in un’economia a moneta sovrana, ma a debito. I cittadini cessano di essere cittadini tout court per trasformarsi in consumatori comprando tutto a rate ed ottenendo prestiti facili e “finanziamenti” in pochi minuti e senza garanzie per farsi la seconda o terza casa a Marbella o a Benindorm (chiamata la New York del Mediterraneo non a caso). Quest’ultima è un esempio della bolla immobiliare che ha trainato la ripresa economica spagnola. Il problema è che l’85% dei cittadini oramai ha già una casa di proprietà pertanto inizianodistrito_villavallecas i problemi dovuti ad una minore richiesta di mutui ed immobili, ma non si arrestano i finanziamenti pur di lucrare (e per rispondere alla legge della riserva frazionaria), specie alle aziende edili. Intanto Ciudad-Valdeluz-2l’ascesa dei prezzi immobiliari non si ferma, rendendo molti immobili invendibili causa l’alto prezzo. Sorgono le cosiddette ciudades fantasma: Valdeluz, Costa Miño Golf, Seseña ed il quartiere di Villa de Vallecas a Madrid sono alcuni degli esempi iberici di questo fenomeno. Le aziende cominciano ad entrare in crisi causa i mancati introiti (per mancata vendita oppure per vendite ad un prezzo inferiore al costo di produzione) e si chiedono prestiti per appianare altri prestiti.

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5. Un evento casuale crea panico tra gli investitori stranieri, che arrestano i finanziamenti

La famosa crisi della Lehman porta ad un panico diffuso in tutto il mondo, in particolare in Europa in quanto le causa sono le medesime: erogazione dei prestiti a soggetti inaffidabili (o divenuti tali) con conseguente mancato recupero della liquidità. Iniziano i primi fallimenti nell’industria edile – immobiliare (primo fra tutti la Martinsa – aaa2Faldesa SA, con un passivo di 6’600 milioni di Euro nel 2007) e le banche, non ricevendo più sostanziosi crediti, finiscono col non avere più credito erogabile ed entrano in crisi sempre per la legge della riserva frazionaria (alcune banche che fallirono furono la Caja Castilla – La Mancha e la CajaSur nel 2010, la trasformazione della Caja Mediterranéo in fondazione nel 2013 oppure le iniezioni di liquidità alla Bankia nel 2012. Oggi si discute su alcuni possibili interventi presso il Banco Madrid). Aumentano pertanto le morosità ed i crediti inesigibili. Il grafico qui di seguito riporta l’andamento delle morosità spagnole dal 1962 ad oggi (si noti il trend dal 2008):

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(in alta definizione qui -> Ratio Morosidad )

6. Inizia la crisi: si innesca un circolo vizioso tra calo del Pil e aumento del debito pubblico. Il governo taglia la spesa pubblica o aumenta le tasse, aggravando la recessione

Non potendo scaricare le tensioni sul mercato dei cambi per far affluire nuova liquidità le tensioni accumulate nel siaaa2stema si scaricano tutte all’interno del mercato del lavoro e previdenziale (taglio delle pensioni e dei salari). Nemmeno le iniezioni di liquidità offerte dal Plan E di Zapatero del 2009 riescono a risollevare l’economia, profondamente in crisi dato l’accumulo eccessivo di debito privato unito all’aumento della disoccupazione. Per la Spagna inizia la crisi economico – sociale che in breve porta alle elezioni generali del novembre 2011 facendo salire Rajoy alla carica di Primo Ministro. Osannato come salvatore della patria, in realtà acuirà la crisi con le riforme del lavoro (Real Decreto Ley 3/2012) unita a quella previdenziale e del settore pubblico, privatizzando diverse aziende pubbliche con le relative conseguenze che si possono immaginare sul piano occupazionale. Il debito pubblico esplode.

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Partono innumerevoli proteste e scioperi che portano la popolazione alla disperazione ed ancora oggi questa fase perdura. Il sogno spagnolo si è infranto in mille cocci.

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7. Il paese è costretto ad abbandonare il cambio fisso ed a svalutare

Come si suol dire un’immagine vale più di mille parole …

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Un nuovo ciclo di Frenkel per la Spagna? Conclusioni e considerazioni

Con l’avvio del programma QED di Mario Draghi (presidente della BCE) nel gennaio 2015 gli istituti di credito europei verranno di liquidità pari a 1000 miliardi di euro entro il 2016. Per la Spagna si parla di 60’000 milioni di euro entro settembre 2016. La preoccupazione principale è che si è convinti che ciò stimolerà l’economia rendendo più facili i prestiti, liberando le banche del Vecchio Continente dai titoli tossici per facilitarne l’elargizione di nuovi, senza pensare che sono stato il problema principale: la crisi spagnola è nata a causa di milioni di prestiti a soggetti ritenuti inaffidabili ed ora si foraggiano ed incitano le banche a prestare ancor più soldi per stimolare la crescita. In pratica un Ciclo di Frenkel al quadrato in cui si riparte dalla fase 2 con le dovute accortezze del caso. Degli esempi?

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Per non parlare delle innumerevoli pubblicità in ogni filiale de La Caixa, Bankia e Santander in cui si offrono prestiti ad interessi bassissimi per cambiare il televisore o andare a sciare sulla Sierra Nevada. Si sta procedendo verso un sentiero pericoloso in quanto i prestiti (apparentemente) semplici uniti ai prezzi degli immobili in continuo ribasso possono scatenare una nuova crisi di liquidità iberica, ben peggiore della prima dalla quale non si sta uscendo. Proprio dell’altro giorno è la notizia, da parte del telegiornale 24H, che sono in costante aumento le morosità ed i crediti inesigibili. D’altronde si sa: il lupo perde il pelo, ma non il vizio. Attendiamo gli sviluppi futuri, specie con l’affaire Deutsche Bank alle porte …

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Pymes: PMI Spagnole

 

Fonti:

www.economiadigital.es

http://economia.elpais.com/economia/2015/01/22/actualidad/1421930158_392049.html

http://inctpped.ie.ufrj.br/spiderweb/pdf_2/15_frankel_Lax_Public_Sector.pdf

http://valenciaplaza.com/rodriguez-cnmv-la-intervencion-del-banco-madrid-podria-haber-puesto-en-riesgo-la-industria-de-los-fondos

https://actualidad.rt.com/economia/view/26535-Ciudades-fantasma-en-Espa%C3%B1a-una-se%C3%B1al-de-decadencia-econ%C3%B3mica

http://www.elmundo.es/economia/2014/12/31/54a2e3fdca474108278b4576.html

http://www.elconfidencial.com/espana/2015-09-26/valdeluz-de-ciudad-fantasma-a-paraiso-de-mileuristas-y-divorciados_1037338/

http://www.elmundo.es/elmundo/2008/08/28/television/1219927531.html

http://goofynomics.blogspot.com.es/2012/11/il-romanzo-di-centro-e-di-periferia.html

https://www.wikimedia.org/

http://www.bde.es/bde/es/


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