Attualità
Indovina chi non viene a cena di Massimiliano Lenzi.
Pechino? No, grazie. Meglio Matera. Cominciamo da una domanda: indovina chi non andrà a pranzo al Quirinale con l’Imperatore Xi, il leader maximo della Cina in affari con l’Italia? Risposta: il suo nome è Matteo, il cognome è Salvini e di professione fa il Ministro dell’Interno ed il leader della Lega, uno dei due partiti della maggioranza del Governo Conte. Lui, Salvini, sulla via della Seta che tanto garba ai 5 Stelle ed a Luigi Di Maio non ci si vuole incamminare in pompa magna e sembra preferirgli la cara e vecchia rotta atlantica che guarda alle Americhe ed al presidente Donald Trump ma soprattutto preferisce la campagna elettorale in Basilicata che potrebbe sancire la terza vittoria consecutiva alle regionali del centrodestra e della Lega, con tanto di ulteriore sberla – in termini di voti – ai 5 Stelle. Salvini annunciando ieri che non sarebbe andato a cena col cinese ha anche voluto rassicurare spiegando che al pranzo con il Presidente Xi Jinping “ci saranno comunque esponenti della Lega”. Ci mancherebbe. Viene in mente una battuta del film “Indovina chi viene a cena”, racconto sull’America perbenista del secolo scorso, dove un uomo di colore si fidanza con una donna bianca e la battuta di Matt, il babbo di lei, riassume il disagio ed al tempo stesso la novità della situazione: “Quanto a voi due e ai problemi che dovrete affrontare, mi sembrano quasi inimmaginabili. Ma tra questi io non ci sono”. Il fatto è che nella svolta mandarina, in politica estera ma soprattutto nei rapporti economici, dell’Italia c’è una coincidenza di situazioni che potremmo definire paradossali. È vero che altri Paesi europei hanno in passato stretto rapporti con la Cina ma mai questi paesi avevano l’importanza strategica che l’Italia incarna nel Mediterraneo e nei rapporti geopolitici: siamo, che ci piaccia o no, una piattaforma-penisola tra l’Europa e l’Africa e tra l’est e l’Ovest. Un fatto geografico che nessuno potrà cambiare. In questo, il ruolo di porti come Trieste e Genova, est e ovest – che interessano alla Cina – diventano ruoli che vanno oltre i luoghi e i commerci per rappresentare situazioni strategiche future. Che gli Stati Uniti non guardino con particolare eccitazione ai nuovi rapporti italo-cinesi è comprensibile ma pure l’Europa, in questa strategia italiana, è rimasta completamente fuori e per colpe più della Ue che dell’Italia, va detto visto che ogni paese europeo, in politica estera, dalla Francia alla Germania guarda soprattutto ai fatti propri più che a quelli comunitari. Può essere questo deficit di condivisione un buon motivo per incamminarsi cantando allegramente sulla via comunista della Seta? No, ed infatti Salvini che pure non ama questa Ue ha scelto di saltare il pranzo cinese. Perché qualcuno del Governo Conte, anzi qualcuno che conta nel Governo Conte e quindi Salvini, Di Maio o lo stesso Conte prima di prendere la via dell’Oriente avrebbe dovuto cercare un incontro ed un confronto politico, in amicizia, con Donald Trump, l’alleato americano e il Capo di un Governo sovranista come quello gialloverde che oggi guida l’Italia. Sarebbe bastato poco, magari leggersi un vecchio proverbio cinese che recita con saggezza: “È difficile diventare amici in un anno ma è molto facile offendere un amico in un’ora”.
Massimiliano Lenzi, Il Tempo 22.3.19
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