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Indice FTSE MIB e l’effetto QE

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Com’è noto l’indice FTSE MIB comprende le quaranta maggiori società italiane in termini di capitalizzazione e flottante. Negli ultimi due anni questo indice ha subito notevoli pressioni da diverse fonti che ne hanno ampliato i movimenti con effetti più o meno positivi sulle operazioni di trading.

Le fonti di turbolenza dell’indice

Fra le varie fonti di turbolenza, vale la pena di citare il referendum riguardante l’uscita del regno unito dall’euro. Il 24 giugno 2016, il FTSE MIB ha visto un crollo di oltre il -12% con effetti importanti su ogni posizione di trading aperta su quell’indice.

Altre fonti di instabilità riguardano il rallentamento della crescita cinese e il crollo dei prezzi del greggio.

La prima, come riportato anche da Il Sole 24 Ore, presenta una crescita attesa del Pil del 6,5%, rispetto al 6,7% del 2016. Nonostante 0,2 punti percentuale possano sembrare irrisori, il dato va interpretato alla luce del fatto che una crescita del Pil del 6,5% rappresenta il più ridotto tasso di espansione del Pil dal 1990. Poiché le imprese presenti nell’indice FTSE MIB hanno rapporti più o meno importanti con il mercato cinese, l’indice stesso ne è inevitabilmente influenzato.

Come dimostra il grafico di seguito, l’economia cinese ha subito e sembra continuare a subire gli effetti della crisi del 2007. Nonostante questo possa essere interpretato negativamente, è possibile rivalutarlo alla luce di un possibile cambio di rotta nei prossimi mesi. A tale proposito, è dunque opportuno considerare di mantenere sotto costante valutazione i movimenti di questo indice. Un incremento del tasso di crescita stimato del Pil cinese potrebbe avere degli effetti positivi sull’indice FTSE MIB e di conseguenza essere sfruttato con opportune posizioni di trading.

Source: World Bank. Aggiornato al 27aprile 2017

La seconda fonte di instabilità riguarda l’andamento del greggio. In particolare, è possibile affermare che per una buona parte delle 40 aziende presenti nell’indice FTSE MIB, una riduzione del prezzo del greggio (BRENT o WTI) abbia un effetto positivo. È possibile apprezzare questo effetto confrontando i grafici seguenti (indiceprezzo BRENT a sinistra e prezzo WTI a destra) con il grafico successivo che presenta l’andamento dell’indice FTSE MIB.

Source: Il Sole 24 Ore. Aggiornato al 6 luglio 2017

Source: Borsa Italiana. Aggiornato al 6 luglio 2017

Nonostante l’effetto del decremento dell’indice del prezzo del greggio non possa spiegare in maniera esaustiva il miglioramento dell’indice FTSE MIB, è possibile visualizzarne un contributo.

Detto questo, è chiaro che i due elementi analizzati hanno un effetto potenzialmente opposto sull’indice in questione. Questa incertezza, rende difficile l’operato di piattaforme di trading tra cui Trade.com. In una situazione di incertezza, il trading espone il singolo e la piattaforma ad oscillazioni molto ampie dell’indice in oggetto. Questa variabilità, rende il trading potenzialmente molto profittevole ma anche rischioso.

Quantitative Easing e indice FTSE MIB

Come se non bastasse, è opportuno considerare l’effetto del Quantitative Easing (QE). Per il momento, vi sono ragionevoli basi per credere che il 2017 e parte del 2018 non riserveranno sorprese da questo punto di vista. Di questa opinione sono anche Capital Economics e Pictet Wm oltre a Draghi.

In conclusione, per il resto del 2017, si potrebbe evitare di considerare possibili variazione del QE che potrebbero influenzare l’indice FTSE MIB. Tuttavia, va ricordato che eventuali posizioni di trading su questo indice, attraverso Trade.com o altre piattaforme, dovrebbero tenere in considerazione movimenti macroeconomici come la crescita del Pil cinese, il movimento dei prezzi del greggio e, per quanto riguarda lo scenario italiano, eventuali incertezze politiche e bancarie. A questo proposito, ricordiamo che dal 20 marzo 2017, MPS non è più parte dell’indice FTSE MIB a cause dei recenti eventi di cronaca e del mancato aumento di capitale.


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