Esteri
India versus Cina: l’Elefante sorpassa il Dragone nella crescita
L’India resta una nazione arretrata, con un PIL nominale comparabile a quello dell’Italia, pur avendo 20 volte gli abitanti, ed appena un quinto di quello Cinese.
Quest’anno, grazie anche a qualche trucchetto statistico (revisione del metodo di calcolo) la crescita del PIL ha superato quella della Cina. Al di la’ di questo fatto, e’ comunque piuttosto prevedibile che la crescita annua dell’India presto superera’ quella cinese in modo sistematico, sia per ragioni demografiche (l’India e’ ancora in boom, mentre la Cina ha un crescita demografica molto rallentata), sia perche’ la Cina inevitabilmente vedra’ la crescita ridursi nei prossimi anni.
L’India mette il turbo e supera la Cina per ritmi di crescita. Il Governo ha svelato le nuove previsioni per l’anno fiscale che si chiude a marzo, pronosticando un’accelerazione del 7,4%, pari a quella di Pechino. Il sorpasso, secondo le statistiche diffuse da New Delhi, in realtà c’è già stato: tra ottobre e dicembre, l’economia indiana è cresciuta del 7,5%, contro il 7,3% della Cina. In termini assoluti, il Pil cinese resta cinque volte quello indiano.
Il premier Narendra Modi può già dire di aver mantenuto quella che fino a pochi mesi fa sembrava una promessa fin troppo ambiziosa, superare in velocità il modello e rivale di sempre, quella Cina che New Delhi vorrebbe addirittura sostituire nel ruolo di hub dell’industria mondiale. Più che le politiche economiche messe in opera dal governo, però, il merito va ascritto alla statistica. Il 30 gennaio, l’India ha modificato il metodo di rilevazione del Pil, spostando l’anno di riferimento dal 2004/05 al 2011/2012 e abbandonando il calcolo al costo dei fattori per adottare quello a prezzi di mercato, lo stesso del Fondo monetario internazionale.
In questo modo, la crisi che aveva colpito l’economia indiana negli ultimi due anni è stata per magia cancellata. Nel 2013/14, la crescita del Pil è stata corretta dal 4,7% al 6,9%, l’anno prima dal 4,5 al 5,1%. La portata della revisione ha però colto alla sprovvista un po’ tutti gli economisti. Banche d’affari come Morgan Stanely l’hanno bollata come poco credibile alla luce degli indicatori economici sottostanti. Gli analisti indiani, la scorsa settimana, si sono rifiutati di diffondere stime sulla crescita attesa perché non si sentivano in grado di elaborare proiezioni attendibili sulla base dei dati rivisti dal governo.
Perfino il governatore della Banca centrale Raghuram Rajan ha fatto trapelare tutta la sua perplessità. Una perplessità pesante, visto che tocca a lui, anche sulla base di questi dati, decidere se l’India ha bisogno di una politica monetaria più accomodante oppure no. Con la vecchia metodologia di calcolo, la Banca centrale aveva stimato una crescita del 5,5% per l’anno in corso. L’Fmi arrivava al 5,6% e prevedeva il sorpasso sulla Cina non prima del 2016-17. L’India «non sembra un’economia che cresce al 7,5%», ha affermato poco dopo la diffusione delle nuove previsioni Sauguta Bhattacharya, di Axis Bank a Mumbai.
GPG
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