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Economia

L’India sfida la Cina sul monopolio delle terre rare che muovono il mondo.

L’India dichiara guerra alla dipendenza dalla Cina per le terre rare. Una nuova strategia nazionale per assicurarsi i minerali critici, essenziali per veicoli elettrici e difesa, e sfidare il dominio di Pechino.

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L‘India potrebbe essere in procinto di adottare misure significative per ridurre la propria dipendenza dalla Cina per i magneti in terre rare e i minerali critici, poiché le restrizioni alle esportazioni imposte dalla Cina continuano a perturbare le catene di approvvigionamento globali.

Secondo un rapporto della CNBC-TV18, l‘India sta attualmente esplorando fonti alternative in paesi come Australia, Argentina, Brasile e Cile per garantire il proprio fabbisogno. Attualmente, la Cina produce circa il 60% dei magneti in terre rare del mondo e ne lavora quasi il 90%, anche quando le materie prime provengono da altri paesi. Gli elementi delle terre rare (REE) sono essenziali per settori quali i veicoli elettrici, la robotica, la difesa e l’elettronica e, soprattutto per quanto riguarda quelle pesanti,  gode praticamente del monopoli, rotto solo di recente.

Per migliorare l’approvvigionamento interno, l’India sta intensificando gli sforzi attraverso la National Critical Minerals Mission (NCMM). Il Paese si sta inoltre concentrando sul riciclaggio dei minerali attraverso un modello di economia circolare per ridurre i rifiuti e la dipendenza dalle importazioni.

I funzionari governativi hanno sottolineato l’importanza di aumentare le importazioni di litio dal Cile, soprattutto perché l’India punta a rendere elettrico il 50% di tutti i nuovi veicoli entro il 2030. Il litio è un componente fondamentale delle batterie dei veicoli elettrici.

Il 17 giugno, il ministro dell’Unione per il carbone e le miniere G Kishan Reddy ha presieduto una riunione ad alto livello con altri ministri e alti funzionari per discutere come l’India possa rafforzare l’intera catena di approvvigionamento.

Mentre la Cina detiene i maggiori giacimenti di REE con 44 milioni di tonnellate, l’India si colloca al terzo posto a livello mondiale con circa 6,9 milioni di tonnellate, subito dietro il Brasile. Un rapporto di EY ha inoltre rilevato che l’India detiene oltre un terzo delle riserve mondiali di minerali sabbiosi.

Per incrementare la produzione interna, il governo indiano ha imposto a tutte le società minerarie di testare i propri rifiuti alla ricerca di minerali preziosi a partire dal giugno 2025. Ciò include i materiali tipicamente scartati durante l’estrazione, come il sovraccarico, gli sterili e gli scarti. Secondo il rapporto, anche il settore petrolifero è stato sottoposto a questa direttiva.

L’India ha inoltre riclassificato diversi minerali come la barite, il feldspato, la mica e il quarzo come “minerali importanti” per garantire una migliore rendicontazione e l’estrazione degli elementi rari associati. In precedenza, questi minerali erano considerati minerali minori e utilizzati principalmente per l’edilizia o la ceramica, con il rischio che minerali fondamentali venissero trascurati.

Una volta identificati i minerali rari però ci sarà il problema maggiore: dopo l’estrazione la loro raffinazione. Questo verrà a richiedere grandi investimenti strutturali, ma anche nel know how, e la Cina non si farà sfuggire il monopolio facilmente.


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