Seguici su

EconomiaEnergiaIndia

India: basta pagare noli esteri. Pronti 8 miliardi per una flotta petroliera nazionale

L’India spende 8 miliardi di dollari in 5 anni per noleggiare petroliere. Ora il governo dice basta: con quegli stessi soldi costruirà una flotta nazionale per garantire la sicurezza energetica e tagliare i costi di trasporto.

Pubblicato

il

L’India ha deciso di applicare una vecchia massima: chi paga i suonatori, sceglie la musica. E visto che è il terzo importatore di petrolio al mondo, ha deciso che è ora di smettere di pagare cifre esorbitanti a operatori stranieri per trasportare l’energia di cui ha bisogno, e di costruire una propria flotta di petroliere per servire i trasporti nazionali.

La notizia, annunciata dal Ministro del Petrolio e del Gas Naturale, Hardeep Singh Puri, durante l’India Maritime Week 2025, è di quelle che segnano un cambio di paradigma. È una mossa di dirigismo industriale e strategico che mira a risolvere un paradosso economico piuttosto evidente.

Il punto centrale è questo: le tre principali compagnie petrolifere statali indiane (Indian Oil Corporation, Bharat Petroleum e Hindustan Petroleum) spendono circa 8 miliardi di dollari ogni cinque anni solo per noleggiare navi cisterna estere.

Come ha candidamente ammesso il ministro Puri, questa cifra è sufficiente per acquistare un’intera flotta nuova di zecca. Invece di continuare a pagare un “affitto” perpetuo a compagnie straniere, Nuova Delhi ha deciso di investire quella stessa somma per costruire un asset nazionale.

La dipendenza strategica di Nuova Delhi

Per capire la portata della decisione, bastano pochi numeri. L’India dipende dalle importazioni per oltre l‘88% del suo fabbisogno di greggio e per il 51% del gas naturale. Nell’anno fiscale 2024-25, la bolletta delle importazioni di greggio ha superato i 150 miliardi di dollari.

Il costo del trasporto (nolo) è una componente pesante di quella fattura:

  • Dagli Stati Uniti: il nolo costa circa 5 dollari al barile, pari a circa il 10% del costo totale di approvvigionamento.
  • Dal Medio Oriente: il costo è più basso, circa 1,2 dollari al barile, ma pur sempre il 2% del costo sbarcato.
  • Per il Gas (GNL): il nolo pesa per il 5% dal Medio Oriente e può schizzare fino al 15% dagli USA.

Il problema non è solo economico, ma strategico. Il settore petrolifero e del gas rappresenta quasi il 28% del commercio totale dell’India in volume, ma attualmente solo il 20% di questo carico vitale viene trasportato su navi battenti bandiera indiana o di proprietà indiana. Una vulnerabilità evidente in un mondo geopoliticamente instabile.

Petroliera in costruzione

Il Piano: più “Stato” e meno “Mercato”

Come intende l’India invertire la rotta? Non certo sperando nella mano invisibile del mercato, ma con un piano industriale robusto e centralizzato. Le compagnie statali, che oggi utilizzano circa 70 navi (VLCC, Suezmax e Aframax) con contratti di noleggio a tempo, diventeranno il motore della nuova politica.

Il piano d’azione si basa su diversi pilastri:

  • Aggregazione della domanda: La domanda di trasporto delle aziende pubbliche sarà aggregata per garantire contratti di noleggio (charter) a lungo termine ai vettori indiani, fornendo loro la stabilità necessaria per investire.
  • Modello SOLE: Sviluppo di un modello specifico di “Ship Owning and Leasing Entity” (Entità di possesso e leasing di navi) per aumentare la proprietà nazionale.
  • Fondo di Sviluppo Marittimo: Istituzione di un fondo per garantire finanziamenti accessibili e a lungo termine per l’acquisto di naviglio.
  • Politica di Assistenza Finanziaria 2.0: Nuovi incentivi e sovvenzioni per la cantieristica navale specializzata (navi GNL, etano e chimichiere).

In pratica, si smette di disperdere risorse all’estero e si usa la domanda pubblica per creare un asset strategico e potenziare l’industria cantieristica nazionale, secondo la dottrina del “Make in India”.

Non è un caso che il piano coinvolga attivamente i cantieri navali indiani (come Cochin Shipyard, L&T Kattupalli, GRSE Kolkata) e partnership tecnologiche con giganti come la sudcoreana Daewoo e la giapponese Mitsui OSK Lines. “Non stiamo solo ‘Facendo in India’, ci stiamo preparando a ‘Salpare per il Mondo'”, ha dichiarato Puri.

L’obiettivo finale è ambizioso: attrarre 8 trilioni di rupie (95 miliardi di dollari) di investimenti nel settore marittimo e creare 15 milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2047, trasformando l’India da semplice cliente a protagonista dei mari, anche in vista dei nuovi corridoi commerciali come l’IMEC (India-Medio Oriente-Europa).

Questo tipo di impostazione però presenta anche dei rischi, soprattutto quello di trovarsi con una flotta che non sia efficiente come le miliori attualmente disponibili sul mercato e che, alla fine, rischi di pagare per il trasporto del petrolio più di quanto, in media, non faccia ora. Non sarebbe la prima volta in cui il risultato non rispetta le premesse.

Petroliera

Domande e risposte

Perché l’India ha deciso solo ora di costruire una propria flotta?

La dipendenza dai noli esteri è diventata un costo eccessivo (8 miliardi di dollari in 5 anni) e una palese vulnerabilità strategica. Con l’aumento della domanda energetica interna e le crescenti tensioni geopolitiche, controllare la propria catena di approvvigionamento è diventato essenziale. Il costo del nolo, specialmente dagli USA (10% del totale), erode i margini. L’India sta semplicemente trasformando quella che era una spesa corrente in un investimento per un asset strategico.

L’India ha le capacità industriali per costruire queste navi?

Sì, il piano si basa sul potenziamento dei cantieri navali indiani esistenti (come Cochin Shipyard e L&T). Il governo sta anche attirando competenze esterne tramite partnership strategiche, ad esempio con la sudcoreana Daewoo per le navi GNL. L’obiettivo non è solo possedere le navi, ma costruirle in loco, stimolando l’industria nazionale attraverso la “Shipbuilding Financial Assistance Policy 2.0”. Non compreranno tutto all’estero.

Questa mossa avrà un impatto sul mercato globale dei noli?

A breve termine, l’impatto sarà limitato. Tuttavia, l’India è il terzo importatore mondiale di petrolio. Se le sue tre maggiori compagnie statali smettono di noleggiare decine di navi (VLCC, Suezmax) dal mercato internazionale e iniziano a usare una flotta propria, una fetta significativa della domanda di nolo a lungo termine sparirà. Questo potrebbe contribuire a ridurre i tassi di nolo globali nel lungo periodo, sebbene l’obiettivo primario di Nuova Delhi sia la sicurezza nazionale.

Google News Rimani aggiornato seguendoci su Google News!
SEGUICI
E tu cosa ne pensi?

You must be logged in to post a comment Login

Lascia un commento