Seguici su

Attualità

In questo momento la CDU (ed il PPE) sono finiti

Pubblicato

il

 

Il mese di settembre sarà decisivo per questioni molto più importanti che le comunali a Roma e Milano. Negli USA i Dem moderati e radicali si stanno scontrando per la legge sulle infrastrutture, da chiudere entro il primo ottobre, e da questo dipenderanno gli equilibri nel partito. Però il gioco grosso è in Europa. Il 26 settembre i tedeschi andranno alle urne per eleggere un nuovo parlamento e, infine, un nuovo cancelliere. Dopo quasi sedici anni alla guida della più grande economia d’Europa, e dopo aver dovuto lavorare con personaggi del calibro di Sarkozy, Berlusconi e Trump, l’immacolata Angela Merkel lascerà finalmente spazio a un successore.

Fino a luglio la gara sembrava chiusa, con un forte vantaggio dei democristiani della CDU/CSU, ma successivamente questo vantaggio si è sciolto come neve al sole. L’aspirante successore della Merkel, Armin Laschet, non è riuscito a raccogliere alcun entusiasmo tra la sua stessa base elettorale, per non parlare del resto dell’elettorato tedesco. Il suo profilo pubblico è addirittura peggiorato a metà luglio, dopo essere stato filmato mentre rideva mentre il presidente tedesco parlava sulle scene delle devastanti inondazioni nella Germania occidentale. La correlazione non è causalità, così dicono, ma dalla gaffe in poi, i sondaggi si sono notevolmente inaspriti.

Poiché l’agenda politica di qualsiasi nuova coalizione sarà modellata da ampi negoziati, che richiedono concessioni sugli interessi fondamentali delle parti partecipanti, la personalità è in questo frangente più importante delle idee politiche. Su questo fronte, non sta andando bene per la CDU/CSU. Nell’ipotetico scenario di un voto diretto del cancelliere, Laschet dovrebbe ottenere solo il 16% dei voti, secondo questo recente sondaggio infratest-dimap. È una figura sorprendentemente ridotta, che fomenta divisioni all’interno dell’Unione, come viene chiamata comunemente la CDU. Da notare anche qui che il leader dei Verdi, la signora Baerbock, si rivela una stella in via di estinzione piuttosto che una stella cadente, poiché otterrebbe solo il 12% di questo voto. Anche la sua scelta è stata sbagliata.

Il restante 72% di questi ipotetici scrutini ovviamente deve finire da qualche parte; la notizia sorprendente qui è che almeno uno dei candidati è finalmente riuscito a diventare più popolare delle mezze tacche scelte dagli altri. Questo risulta essere Olaf Scholz, il leader dei socialdemocratici che attualmente è ministro federale delle finanze della Merkel e suo vice-cancelliere.

Si caratterizza infatti come il Kanzlerkandidat più esperto, come colui che è stato in grado di guidare la Germania attraverso i tempi più turbolenti. Questa idea sembra essere gradita agli elettori e, avendo lavorato così a stretto contatto con la Merkel che inizia effettivamente a imitarla, viene visto come la “scelta competente”. Ciò è ancora una volta confermato dal suddetto sondaggio, che rileva che anche i sostenitori dell’FDP liberale preferiscono il signor Scholz al signor Laschet.

Il divario della SPD con la CDU/CSU si è ridotto da metà luglio, ma per la prima volta in quindici anni, un sondaggio di Forsa ora vede la SPD (23%) in vantaggio rispetto alla CDU/CSU (22%), mentre aprendo un divario con i Verdi (18%) e la FDP (12%). L’AfD potrebbe ottenere il 10% e la Sinistra il 6%.

Questo apre tutta una serie di coalizioni a tre partiti, incluso il tanto decantato “semaforo” che è composto da SPD (rosso), FDP (giallo) e Verdi. Sebbene i partiti di questa coalizione dovrebbero colmare molte differenze ideologiche su questioni fiscali, estere e ambientali, ciò porrebbe fine al regno dell’Unione e rifletterebbe il declino strutturale della democrazia cristiana in Europa occidentale. Del resto l’alternativa Nero verde che avrebbe di più in comune?

L’ampia diffusione dei voti in tutto lo spettro politico si traduce in molte possibilità di coalizione, che devono essere esplorate senza l’autorità di un forte in carica. È quindi semplicemente troppo presto per dire cosa significherebbe esattamente un “semaforo” per i mercati; la nomina dei ministri sarà un fattore chiave per vedere quali politiche si accentueranno (es. come sono divisi il Ministero delle Finanze e il Ministero degli Esteri tra Verdi e FDP) mentre occorre attraversare alcune ‘linee rosse’ per  fare in modo che funzioni (ad esempio i Verdi e l’SPD sostengono cambiamenti per consentire maggiori investimenti pubblici, ma questo sarà moderato dal FDP che sostiene l’idea del “piccolo governo”, che *ancora* crede che un governo si finanzi come una famiglia; o , i Verdi vorrebbero una posizione più dura su Russia e Cina, ma l’FDP starà all’erta per la forte lobby economica tedesca). Sicuramente il contraccolpo ci sarebbe, e forte, in Europa, al parlamento Europeo: l’uscita della CDU dalla coalizione porterebbe alla contestazione del suo ruolo e di quello della Von Der Leyen, sua espressione diretta.

Vedremo cosa succederà fra un mese.


Telegram
Grazie al nostro canale Telegram potete rimanere aggiornati sulla pubblicazione di nuovi articoli di Scenari Economici.

⇒ Iscrivetevi subito