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In Francia ormai si cancella preventivamente la libertà di tenere incontri pubblici, senza che la giustizia dica nulla

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Il 9 maggio, il ministro dell’Interno francese Gérald Darmanin ha chiesto ai prefetti di tutta la Francia di vietare tutti gli eventi e le proteste organizzate “dall’estrema destra o dall’ultradestra”, definizioni vaghe che contengono qualsiasi contestazione al potere costituito in Francia, cioè Macron. Solo a Parigi, la prefettura di polizia ha vietato sei eventi di questo tipo lo scorso fine settimana, compreso un simposio organizzato dall’Istituto Iliade.

Il simposio, che si sarebbe dovuto tenere domenica, intendeva onorare la memoria di Dominique Venner, uno storico che si è tolto la vita esattamente 10 anni fa nella Cattedrale di Notre-Dame de Paris come “sacrificio” per “rompere il letargo che ci sta travolgendo”, per “risvegliare le coscienze assopite”. Sicuramente non un’assembramento di violenti anarchici.

“Mi ribello al destino. Protesto contro i veleni dell’anima e i desideri di individui invasivi di distruggere le ancore della nostra identità, compresa la famiglia, base intima della nostra civiltà plurimillenaria”, ha detto in un messaggio letto dopo la sua morte.

In una delle sei decisioni prese dal prefetto di polizia di Parigi lo scorso fine settimana per ottemperare all’ordine del governo del primo ministro Élisabeth Borne, un tribunale amministrativo ha annullato il divieto di tenere una conferenza e una marcia organizzate dall’organizzazione realista Action Française per commemorare Giovanna d’Arco. La manifestazione è stata quindi autorizzata a svolgersi senza turbare l’ordine pubblico, come negli anni precedenti.

Gli organizzatori del simposio dell’Istituto Iliade, invece, sono stati informati così tardi – meno di 24 ore prima dell’evento previsto – che è stato impossibile ottenere un provvedimento provvisorio a loro favore da parte di un tribunale. Pertanto, quando le persone invitate al simposio si sono presentate nella sede affittata dall’Istituto Iliade a Parigi, un cordone di polizia ha impedito loro l’ingresso.

Laurent Nuñez, prefetto di Parigi, ha motivato il divieto affermando nella sua decisione che: “C’è il serio rischio che, in occasione di questo omaggio, vengano fatte dichiarazioni che incitano all’odio e alla discriminazione contro un gruppo di persone a causa della loro origine o della loro appartenenza o meno a un gruppo etnico, a una nazione o a una religione (…) di natura tale da mettere in discussione la coesione nazionale e i principi sanciti dalla Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino“.

Questo è esattamente il senso della censura preventiva: Nulla è stato ancora fatto o detto dall’Istituto Iliade o da un partecipante al simposio vietato, ma questo potrebbe accadere, quindi non dovrebbe avere luogo. Viene vietata la possibilità di riunirsi perché, potenzialmente, potrebbe essere detto qualcosa che incita alla violenza. Con questo criterio potremmo vietare ogni irunione pubblica, di qualsiasi genere, perfino religioso: chi può assicurare che non venga detto qualcosa che possa spingere all’odio?

Questo tipo di censura era stato eliminato in Francia con la legge sulla libertà di stampa del 1881 e finora era stato ristabilito solo in tempo di guerra.

Tuttavia, nel 2014 il presidente del Conseil d’Etat, il più alto tribunale amministrativo francese, strettamente legato al potere esecutivo, in quanto i suoi giudici sono spesso ricompensati per i loro servizi con incarichi di primo piano nei ministeri, ha creato un precedente convalidando il divieto di uno spettacolo di Dieudonné M’Bala M’Bala, un comico francese che deve il suo nome africano al padre originario del Camerun e che in passato era stato più volte condannato per istigazione all’odio razziale a causa delle sue battute antisioniste, ritenute antisemite.

Ma la decisione del 9 maggio del Ministro degli Interni Gérald Darmanin va oltre, perché prende di mira organizzazioni che non sono state necessariamente condannate in passato, ma che appartengono alla “estrema destra” o “ultra-destra” agli occhi delle autorità francesi. Con questo criterio si potrebbe potenzialmente vietare ogni riunione o assemblea o convegno di qualsiasi movimento che non appoggi il governo centrista di Macron o che non si identifichi nella sinistra.

Darmanin ha preso la sua decisione dopo che una marcia di circa 500 giovani vestiti di nero con croci celtiche, spesso descritte come un simbolo neofascista in Francia, ha avuto luogo il 6 maggio come ogni anno – sempre legalmente e pacificamente – per commemorare la morte nel 1994 di un giovane attivista di estrema destra che stava fuggendo dalla polizia durante una protesta vietata. Tuttavia, organizzazioni come la Royalist Action Française o l’identitario Institut Iliade non hanno alcun legame con i partecipanti alla marcia del 6 maggio e comunque non si capisce perché si debba vietare una manifestazione pacifica. Nel paese di Voltaire si inizia a combattere per impedire che idee, anche contestabili, vengano pacificamente espresse.

Persino un commentatore molto politicamente corretto come Jean-Yves Camus, che viene spesso invitato dai media francesi mainstream, prevalentemente di sinistra, come esperto di estrema destra, ha espresso sgomento per la decisione del prefetto di Parigi riguardo all’Istituto Iliade: “Non c’era alcun rischio reale che le cose sfuggissero di mano”, ha detto, “perché le conferenze dell’Iliade vengono filmate e pubblicate sul loro sito web abbastanza rapidamente”.

Riguardo al rischio di commenti razzisti durante il simposio di domenica, Camus ha detto che si potrebbe ipotizzare un tale rischio solo “se parlare della Grande Sostituzione è razzista”. Il che è per lo meno opinabile e comunque fa parte della cosìdetta libertà di espressione, di cui ci si deve prendere la responsabilità.

È un punto che è stato sottolineato nelle motivazioni fornite per iscritto dal prefetto di polizia di Parigi per la sua decisione di vietare l’evento: “Questo incontro non è un semplice evento tributo, ma piuttosto ‘una celebrazione per continuare le azioni contro l’accelerazione della grande sostituzione afro-maghrebina’”. Il prefetto di polizia ha usato le virgolette in questa frase, poiché ha attribuito le parole sulla “grande sostituzione afro-maghrebina” all’Istituto Iliade, sebbene il suo direttore, Jean-Yves Le Gallou, abbia negato in una conferenza stampa che le parole provenissero dalla sua organizzazione.

L’Istituto Iliade ha inoltre contestato l’affermazione delle autorità secondo cui il simposio di domenica sarebbe stato un evento pubblico, in quanto si sarebbe tenuto in una sede privata affittata solo per i partecipanti invitati.

Sembra che le autorità francesi abbiano voluto vietare qualsiasi discussione sul ricambio demografico in corso, legato a un’immigrazione di massa sempre più massiccia, sia legale che clandestina, che la grande maggioranza dei cittadini francesi considera un motivo di preoccupazione.

Le Gallou, ex funzionario pubblico di alto livello, sostiene che ciò riflette una tendenza politica più ampia: “Il governo è indebolito dalle sue politiche contrarie alle aspirazioni dei francesi, in particolare su due temi principali: l’immigrazione massiccia che viene distribuita, a poco a poco, nella Francia rurale… e la limitazione della proprietà privata in relazione allo sviluppo dell’energia eolica”. Ai leader politici restano quindi solo due soluzioni, pensa Le Gallou: “la propaganda di massa e la censura. Ci sono due forme di censura, quella diretta che abbiamo sperimentato e quella intimidatoria. È quello che io chiamo il “movimento a tenaglia totalitario””.

Il ritorno della censura preventiva nei confronti di chi si oppone all’immigrazione di massa o difende i valori patriottici e conservatori arriva dopo che il presidente Emmanuel Macron, tramite il suo ministro degli Interni Gérald Darmanin, ha vietato l’organizzazione giovanile non violenta e rispettosa della legge Generation Identity nel 2021 per le sue azioni di protesta pacifica contro la mancanza di controlli da parte delle autorità per fermare l’afflusso di immigrati clandestini ai confini della Francia con l’Italia e la Spagna.

La decisione del prefetto di polizia di vietare il simposio dell’Istituto Iliade è stata preceduta da un articolo pubblicato dal sito web di sinistra Médiapart. L’articolo conteneva informazioni sul defunto storico Dominique Venner che potevano essere trapelate all’autore solo dalle autorità, quindi sembra che la pubblicazione facesse parte del complotto delle autorità per vietare l’evento.

L’articolo è stato pubblicato venerdì alle 17. Solo poche ore dopo, il prefetto di polizia ha deciso di vietare l’evento che era previsto per domenica alle 15, ma a quanto pare i suoi servizi hanno aspettato fino a sabato pomeriggio per informare gli organizzatori della sua decisione, in modo che non potessero far annullare il divieto in tempo da un giudice.

Durante la campagna presidenziale del 2017, che ha portato Emmanuel Macron al potere, Médiapart è stato uno dei due portali mediatici di sinistra che hanno regolarmente ricevuto i documenti trapelati illegalmente dalla polizia e dalle autorità giudiziarie nel caso montato contro il candidato di centro-destra François Fillon per far deragliare la sua campagna e fare spazio all’erede del presidente socialista François Hollande, cioè il suo ex consigliere speciale per l’Europa ed ex ministro dell’Economia Emmanuel Macron.

Sembra quindi che lo stesso organo di informazione sia ancora utilizzato dal potere esecutivo per attaccare i suoi oppositori in modo molto incostituzionale, e ci si può chiedere se la Francia sia ancora una democrazia a tutti gli effetti.


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