Attualità
Il vertice chiesto da Macron rafforza il ruolo della Meloni

A Palazzo Chigi inutile negarlo, c’è grande soddisfazione, in queste ore, per il vertice di martedì tra Giorgia Meloni e Emmanuel Macron. Non tanto per l’importanza di un vertice che una volta per tutte, può smorzare l’infinita querelle sui rapporti non proprio amorosi tra il presidente francese e la premier italiana, ma anche e soprattutto perché il vertice lo avrebbe espressamente richiesto la Francia.
Non è qui certo il caso di rifarsi alla celebre discesa a Canossa, nel 1077, da parte dell’imperatore Enrico IV per chiedere clemenza a papa Gregorio VII, ma certamente l’immagine della leadership internazionale di Meloni esce certamente rafforzata. In altre parole, il ragionamento che fa Palazzo Chigi, è quello che evidentemente, dopo mesi di screzi e colpi bassi, un sempre più indebolito Emmanuel Macron si è reso conto che in Europa non si può prescindere ormai dal ruolo sempre più centrale di Giorgia Meloni.
Antonio Tajani, che da tempo spinge per un riavvicinamento tra i due paesi (insieme al presidente Sergio Mattarella) può giustamente essere soddisfatto per un incontro, a cui lui stava lavorando, sottotraccia da mesi. L’incontro avrà come focus la guerra in Ucraina e i dazi americani, ma si parlerà certamente anche di migrazione e di Europa, soprattutto alla luce del rapporto dei servizi francesi che indica un forte rischio di attentati di matrice islamica nel paese. Sembrerebbe quindi che l’Eliseo voglia cambiare approccio nei confronti del nostro paese, e per questo motivo ha espressamente chiesto questo incontro, in una maniera anche se si vuole piuttosto irrituale. Giorgia Meloni ha accolto di buon grado l’invito del francese, anche perché, come dice una fonte diplomatica di Chigi, lei non ha mai avuto nessun problema con la Francia, ma semmai era vero il contrario.
Certo le schermaglie tra due grandi paesi europei e due personalità forti fanno parte del gioco. Anche perché, dice sempre la fonte diplomatica, in questi ultimi anni il governo italiano ha sempre avuto una sorta di sudditanza verso la Francia e la Germania. L’attivismo di Meloni sulla scena internazionale ha prima sorpreso e poi indispettito, la Germania, ma soprattutto la Francia di Macron. Ma la realpolitik sembra aver prevalso ancora una volta sulle ambizioni e la vanagloria del francese. Macron si è reso conto, forse un po’ ‘tardivamente, che lo scontro frontale con Palazzo Chigi non portava da nessuna parte. Anche perché Meloni ha relazioni fortissimi con Ursula Von der Leyen , soprattutto dopo la nomina di Raffaele Fitto a vicepresidente esecutivo della Ue.
Secondo alcune fonti di Bruxelles, da tempo la presidente della commissione (che la scorsa estate sfidò il presidente francese, chiedendo e ottenendo il ritiro dello sgradito e fortissimo commissario Thierry Breton come candidato francese alla nuova commissione) spinge per un riavvicinamento tra Italia e Francia. Ma anche la Germania di Friedrich Merz, con cui la Meloni pare avere instaurato un ottimo rapporto, avrebbe caldamente spinto affinché si attenuassero le divergenze tra i due paesi. Per non parlare dei rapporti idilliaci che intercorrono tra la presidente del consiglio italiano e Donald Trump, che invece pare mal sopportare l’invadenza del francese. Macron, in buona sostanza, rischiava paradossalmente di subire quell’ isolamento, in cui ha cercato per mesi di far precipitare la premier italiana.
Ecco allora che a questo punto era forse meglio sotterrare l’ascia di guerra, e provare a riallacciare un dialogo tra i due paesi. Al francese, infatti, ormai sembra essere rimasta come unica arma, vista la sua bassissima popolarità in Francia ( avrebbe il gradimento di un misero 24% dei francesi), quella del suo ruolo sulla scena internazionale, che è stata spesso messa in discussione proprio dall’iperattivismo della Meloni.
Ora l’incontro di martedì potrebbe una volta per tutte chiudere le polemiche tra i due, per ricominciare a tessere insieme quella tela diplomatica, necessaria per dare all’Europa quella centralità internazionale, che da tempo pare aver perso. Certo alcuni nodi restano sul piatto, come quello sui diritti civili o quello legato al piano Mattei, che la Francia certo non vede di buon occhio, ma anche sui dazi Macron si è mostrato, almeno in un primo momento, molto meno disposto al dialogo con gli Usa della omologa italiana. Ma ora sarà fondamentale invece puntare su quelli che sono i punti di contatto, come il fermo appoggio all’Ucraina, il tema dei migranti irregolari, in cui la Francia al di là di tutto ha spesso mostrato di voler usare il pugno di ferro.
E poi c’è la questione dell’economia e del come affrontare le nuove sfide di fronte alle scellerate scelte dell’Europa sul green deal, per alcuni settori chiave dell’economia italiana e francese, come quello dell’automotive. Senza contare i rapporti diretti tra i due paesi. Nel 2024, il valore dell’interscambio commerciale tra Italia e Francia si è attestato a 108 miliardi di euro, con un saldo positivo per l’Italia pari a 16,5 miliardi di euro. Per quanto riguarda gli investimenti, nel 2023 la Francia si è confermata primo investitore estero in Italia con un portafoglio di 101 miliardi di euro, pari al 22% circa del totale degli investimenti diretti esteri nel nostro Paese. Con 2.435 imprese a controllo francese attive in Italia che impiegano oltre 320.000 addetti e generano oltre 175 miliardi di euro di fatturato annuo, la Francia rappresenta un partner cruciale e strategico per la crescita del sistema economico e produttivo italiano.
Grazie al nostro canale Telegram potete rimanere aggiornati sulla pubblicazione di nuovi articoli di Scenari Economici.

You must be logged in to post a comment Login