Attualità
Il Tesoretto dei Pirlati
Il nostro amato governo nel giorno della presentazione del DEF ha tirato fuori – con l’usuale consumata abilità da venditori di pentole – un “tesoretto”, immagine non nuova ma sempre efficace per le suggestionabili menti degli elettori.
Un miliardo e mezzo sul cui uso le potenti menti governative ponzeranno adeguatamente. Speriamo solo che non seguano il suggerimento del nostro venerabile Presidente del Consiglio emerito …
Comunque, una volta buttata lì quasi casualmente la parola “tesoretto” la discussione sul DEF viene dirottata dall’incremento epocale delle tasse alle destinazioni possibili della bella sommetta (in realtà poco più che argent de poche per i nostri politici-mani-bucate). Coi sostenitori che si gloriano dell’abilità del loro eroe, gli oppositori che reclamano quei denari per le cause più nobili, e il pubblico che crede di essere più ricco senza fare nulla (il sogno italiano per eccellenza).
Ci è cascato anche il Salvini che distraendosi per un secondo dalla crociata anti-Rom che apparentemente sta assorbendo tutte le sue energie ha voluto dire la sua opinione sull’uso del tesoretto (e chissenefrega), opinione opportunamente rilanciata, amplificata, e artatamente alterata dai media giusto per buttarla in caciara.
Ora, la questione interessante non è cosa fare del tesoretto, o chi beneficiare (lo sappiamo già, ovviamente loro stessi e i loro elettori) ma piuttosto capire “da dove viene”.
Ammetterete che “accorgersi” improvvisamente “rifacendo i conti” che avanzano 1’500 milioni sarebbe abbastanza da cialtroni (immagini di un contabile ministeriale che passa la notte tra rapporti e tabulati fino all’Eureka! Ho un miliardo e mezzo di troppo!!!).
Non spiegare agli elettori l’origine dei soldi invece è da truffatori. Venditori di pentole. O meglio da pirati. Anzi da Pirlati, visto che basta poco per scoprire la provenienza del tesoretto. Basta semplicemente non essere un giornalista, visto che loro ce l’hanno scritto nel contratto di lavoro di non fare domande scomode.
Si è sentita in effetti l’ipotesi che il tesoretto sia l’effetto dell’innalzamento del deficit dal 2.5 al 2.6%. Mi permetto di dubitare: perché innalzare il deficit da 2.5 a 2.6, e non al 2.7 o addirittura al 3%?
Il vostro servitore, partendo dall’assioma che ogni dichiarazione del governo nasconde o una menzogna o una truffa, ha avuto subito un dubbio preciso sull’origine del tesoretto.
Fatta una rapida verifica ha trovato non solo il riscontro numerico ma addirittura la (il) pistola fumante. Eccola: nientemeno che un articolo di Repubblica del 9 settembre 2014 sul ricalcolo del PIL con SEC 2010, ovvero la geniale idea di includere nel prodotto nazionale i proventi di traffico di droga, contrabbando, prostituzione, truffe e furti in casa (sì Salvini, sono stati i Rom, abbiamo capito). Eccolo.
Articolo di Repubblica del 9 settembre 2014. Stessi termini e stessa somma. Una coincidenza? Giudicate voi. Fosse come sembra, si direbbe che gli abitanti dell’Isola dei Pirlati che ci governano mentre con una mano lottano contro contrabbando traffico di droga e tratta delle prostitute nigeriane (Presidentaaaaa!!!!!), con l’altra raccolgono i frutti di queste attività illegali, attraverso trucchi contabili sul PIL e tarocchi sul rapporto deficit / PIL. Ecco l’origine del “tesoretto”. Ecco la “maggiore flessibilità” strappata con sapiente trattativa agli arcigni vertici europei. Le zoccole.
Il frutto del peccato. E soprattutto non sono né tagli di spesa, né nuove entrate: è debito aggiuntivo.
Assolutamente niente di cui gloriarsi, in ogni caso.
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