Attualità
Il senso di Zelensky per la democrazia
A questo punto, qualsiasi persona mediamente informata su cosa è davvero l’Unione avrebbe riso. Zelensky no. E questo dimostra inconfutabilmente la verità di quanto ci è stato raccontato: Zelensky era, anzi è, un comico. Un comico Nato, diciamo. Già per tenere insieme le parole “Ue” e “democrazia” nella stessa frase, ci vuole talento da vendere. Ma cercare una via di fuga dall’invasione di un dittatore puntando dritti alle braccia di una dittatura, è da fuoriclasse dello show business. Qualcuno potrebbe pensare che Zelensky non è ben informato, ma non ci crediamo. Sa benissimo cos’è la Ue. E ci vuole portare i suoi concittadini. Sotto sotto, probabilmente pensa: “Andate avanti voi, che mi viene da ridere”. Allora qualcuno potrebbe fare un’opera buona e spiegare agli ucraini in cosa consista quella Ue in cui vogliono entrare.
A tal fine, basterebbe rileggere le dichiarazioni di non pochi personaggi autorevoli del recente passato per capire in che “brace” rischino di precipitare i connazionali di Zelensky partendo dalla “padella” in cui si trovano. Margaret Thatcher lo aveva capito con larghissimo anticipo: «Lo scopo di quel tipo di Europa con una banca centrale non è la democrazia, togliendo i poteri a ogni singolo parlamento e avendo una moneta unica, una politica monetaria e tassi d’interesse che ci tolgono ogni potere politico». Jacques Attali (uno dei famosi “padri nobili”) ebbe a dire, il 24 gennaio 2011: «Abbiamo minuziosamente dimenticato di includere l’articolo per uscire da Maastricht. […] Non è stato molto democratico, naturalmente, ma è stata un’ottima garanzia per renderle le cose più difficili, per costringerci ad andare avanti».
Helmuth Kohl, il 9 aprile 2013, ha così commentato, davanti ai taccuini de The Telegraph, l’ingresso nell’euro da parte della Germania: «Sapevo che non avrei mai potuto vincere un referendum in Germania. Avremmo perso il referendum sull’introduzione dell’euro. Questo è abbastanza chiaro. Avrei perso sette a tre […]. Nel caso dell’euro sono stato come un dittatore». Jean Monnet (coautore della dichiarazione Schuman e primo presidente della CECA) sintetizzò insuperabilmente il concetto quando dichiarò: «Le nazioni europee dovrebbero essere guidate verso un superstato senza che le loro popolazioni si accorgano di quanto sta accadendo».
Queste sono solo alcune delle “confessioni” facilmente reperibili sull’origine e sulla natura intimamente anti-democratica del progetto unionista. Quindi, pretendere di salvare la “democrazia” ucraina (ammesso che essa esista nella realtà) trascinando la sua gente nella Ue è come pensare di salvare un tacchino dal forno infilandolo in uno spiedo. O come difendere la libertà di un paese affidandosi a dei battaglioni neonazisti. E solo un comico consumato può desiderarlo, anzi pretenderlo, senza scoppiare a ridere. Il che ci porta necessariamente a concludere che – se a Kiev c’è un vero, consapevole, comico al potere – in Italia ce ne sono a bizzeffe che non sanno di esserlo.
Francesco Carraro
www.francescocarraro.com
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