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Europa

Il referendum CONSULTIVO Lombardo-Veneto NON vuole l’indipendenza ma maggiore autonomia (l’EU si scordi di giocare al divide et impera con l’Italia)

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Lombardia e Veneto sono due regioni molto ricche, in aggregato probabilmente tra le macroregioni più ricche ed imprenditoriali d’Europa. Zona per altro storicamente molto vicina agli interessi germanofoni, soprattutto per volere degli agguerriti popoli del nord. Chi ha buona memoria sa però che non era panacea stare sotto gli austriaci/tedeschi, a leggere la storia: addirittura Radetzky dopo le 5 giornate di Milano impose tasse e multe assurde ed altissime con il fine di far pagare ai lombardi per il tentativo di secessione. Infatti la ribellione lombarda avveniva per la poca libertà e, come sempre, per le tasse troppo alte, tasse necessarie per permettere alla Corte Imperiale di Vienna con popolazione austriaca al seguito di vivere come pascià. Ossia, Lombardia e Veneto erano di fatto una colonia dei germanofoni. Forse un po’ come avviene in Catalogna oggi, verso Madrid.
Volenti o nolenti, leghisti o meno, secondo chi scrive non esiste nessun trade offleggasi, nessun vantaggio – ad avvicinarsi oggi al mondo tedesco, men che meno francese. A Milano ancora si sente l’olezzo dei baffi di sego, nessuno vuole davvero tornare indietro. Anche perchè non converrebbe. Di più, i letterati del periodo delle rivolte lombarde dell’ottocento ci hanno ben spiegato che le tasse a Milano erano davvero altissime, memorabili quelle sui tabacchi*:

Chiaramente la politica attuata da quel governo e le aspirazioni delle popolazioni italiane stanziate in quelle regioni erano in palese contrasto. Rimane il fatto che i proventi attinti dall’Italia settentrionale erano fondamentali per la salute dell’economia austriaca, e i redditi forniti dalle fertili province della Lombardia e del Veneto furono più volte un mezzo essenziale per attenuare le carenze croniche del tesoro di Vienna. Nella globale economia dell’Impero la Pianura padana era considerata prevalentemente come area di produzione agraria, sicché le manifatture lombardo-venete venivano talvolta sacrificate per garantire i nuclei industriali transalpini. Proprio per questo le merci provenienti dalla Boemia e dalla bassa Austria erano introdotte nel Veneto senza essere soggette a tasse di importazione e quindi potevano vincere con estrema facilità la concorrenza della produzione locale, mentre i prodotti di esportazione erano gravati da dazi proibitivi.

Alleata del governo austriaco nel controllo dei sudditi italiani era la Chiesa, la cui influenza esercitava prevalentemente nelle scuole statali, entro le quali l’insegnamento era affidato per lo più al clero delle parrocchie e ai Gesuiti (…)

Non esiste alcuno studio sistematico sugli indirizzi economici e politici applicati dagli Austriaci nell’Italia settentrionale, e il periodo 1815-1848 è in gran parte una terra incognita. Il Lombardo-Veneto era comunque la parte più redditizia dell’Impero austriaco. In media gli Austriaci ricavavano dall’Italia settentrionale da un quarto a un terzo delle entrate totali dell’Impero.

Di fatto la situazione di allora è semplice da capire: Milano e la Lombardia erano colonie, da cui i nord europei attingevano valore. Certo, anche in loco c’era qualcuno che stava bene, erano le elites locali che dovevano tenere sotto controllo la situazione per conto del dominus, ma la media della gente lombardo-veneta DOVEVA essere più povera degli austriaci in genere, altrimenti che colonia era?

Boemia. Ungheria. Lombardo-Veneto. Galizia.

Fu questo il driver della rivolta delle 5 giornate e poi a seguire da parte di tutti i lombardi, liberarsi dall’oppressione straniera, che drenava tasse e benessere dalle province quale il lombardo-veneto era. Le corrispondenze con oggi purtroppo si sprecano e sono stridenti: le elites che guadagnavano dalla vicinanza agli stranieri c’erano allora e ci sono anche oggi! Dopo Caporetto, il famoso generale Luigi Cadorna fu addirittura sostituito al comando del Regio esercito con il più origin-borbone Diaz anche perchè qualcuno ormai dubitava che il nobile Cadorna fosse abbonato alle sconfitte contro i tedeschi diciamo “non a caso…“. Guarda caso con Diaz i risultati per l’esercito italiano volsero rapidamente al bello (…).

Ricordate bene che, anche se per ipotesi si dovesse arrivare oggi a due, tre o cinque Italie, le parti che dovessero restare legate a Germania e Francia – come ci insegnano 1000 anni di storia – avrebbero la peggio: sarebbero considerate la vacca da mungere per garantire il benessere dei popoli tedeschi ossia sarebbero colonie. Anche perchè chi resterà legato alla Germania manterrà per definizione l’euro e dunque potrà uscire dalla crisi intimamente connessa alla moneta unica SOLO deflazionando non solo i propri stipendi ma anche le proprie aspettative, pensioni incluse. Ricordiamo infatti che l’euro è ingegnerizzato per portare soldi e profitti oltre Gottardo e non vedo soluzione di continuità in detto trend. Anzi, se la moneta unica dovesse rompersi sarebbe assoluto interesse tedesco fare in modo di accaparrarsi più risorse possibili PRIMA che ciò accada: quale soluzione migliore di prendersi il lombardo veneto?

Chi scrive ha infatti il timore che quanto successo in Catalogna sia voluto, impossibile che uno come Juncker abbia prima pubblicamente supportato il 14 settembre scorso a nome dell’EU (attraverso il canale informativo dell’EU, Euronews) l’indipendenza catalana per poi rimangiarsi tutto due settimane dopo, a seguito del “misfatto” delle botte a vecchi, donne e bambini da parte della Guardia Civil. Anche tali eccessi militari spagnoli mi sono sembrati più che spoporzionati, decisamente inutili per un referendum tecnicamente non valido. Or dunque, cui prodest?

Appunto, non vorrei che, a maggior ragion rilevando la strana attenzione mediatica straniera per l’evento del referendum lombardo-veneto considerato invece assolutamente inconsistente in Italia (è infatti solo consultivo), ci possa essere un fine occulto: cercare di separare l’Italia. Mi dissero degli amici molto ben informati (…) che un piano simile era stato ipotizzato dal Clan Clinton qualche anno fa (attorno al 2011, …). Non vorrei che qualcuno pensasse di riesumarlo. Per inciso, vi propongo alcune slides scritte da coloro che storicamente più di tutti si intendono di colonialismo di invasione, gli spagnoli (notando che il colonialismo è un processo di dominio molto lento, mentre l’imperialismo è rapido, ndr). Se riuscite estendete il ragionamento facendo la tara della moneta unica senza un vero stato dietro (l’EU) potete arrivare alle estreme conseguenze di quello che andrà a rappresentare questa EU asimmetrica per i paesi eurodeboli (…):

Per inciso, oltre al fatto che il trucco per salvarsi in futuro rimarrà quello di evitare di rimanere legati a Francia e Germania – quanto meno se l’obiettivo è quello di conservare un po’ di benessere (e non diventare colonia) -, alienare oggi il sud Italia sarebbe una follia totale: il Mezzogiorno è forse l’unico mercato emergente europeo, è tutto da fare. Basterebbe un po’ di attenzione e pianificazione per estrarre enorme valore, sia per le popolazioni indigene per decenni troppo bistrattate da Roma che per gli investitori. Si noti che nel contesto ipotizzato dagli amici informatori americani di cui sopra (…) il centro e sud Italia sarebbero dovuti restare separati dall’EU franco-tedesca, forse rimanendo nella sfera di influenza USA per garantire l’accesso al Mediterraneo (…). Ipotizzando che tale scenario non sia un fantascenario, mi viene da dire che sarebbe il sud a trarne i maggiori vantaggi.

Vedremo che succederà.

A pensar male si fa peccato e, visto che di peccati ne ho fatti tanti in questi anni (purtroppo sentendomi poi dare ragione, …), aggiungo che personalmente ritengo che l’EU possa davvero tentare di far leva sul referendum italiano per cercare di rompere l’Italia “dal di dentro“, creando tensioni interne. Lo scopo sarebbe chiaro: tornare ad avere ingerenza sul nord Italia.

Per farvi capire come la Germania da sempre tenga al – e tema il – nord Italia, pensate che anche per evitare che potesse fare concorrenza alla Germania post bellica, le SS prima di lasciare il nord minarono tutte le industrie e tutte le dighe alpine: solo i buoni uffizi di Allen Dulles e dell’OSS americano permisero con un’abile operazione coordinata tra Berna, Lucerna e Lugano di evitare la catastrofe, ossia Karl Wolff (a capo del nord Italia, uno dei gerarchi delle SS più importanti del Reich) ottenne la garanzia di non essere giustiziato a Norimberga in cambio di una transizione senza traumi, leggasi di non bruciare tutto mentre la Wehrmacht si ritirava (come era invece il piano originario, stile Lanzichenecchi, nulla è cambiata da allora nei metodi usati, i tedeschi capiscono solo bastone e carota). Per chi fosse interessato ad approfondire, il nome dell’operazione era “Sunrise“. Restano per altro memorabili ed assolutamente attuali le idee del SS-Gruppenfuehrer Karl Wolff su come il seme del III Reich non sarebbe morto nel post ’45, visione assolutamente da rivisitare per capire come si stanno sviluppando i macro-equilibri da cui i tedeschi sperano oggi di ricavare ricchezza e potere, in due parole il comando sul Vecchio Continente* [bisognerebbe anzi che a Mosca e Washington rileggessero e meditassero sul “Wolff pensiero”, invece di continuare a farsi i dispetti tra loro, nota personale] :

“Nella quarta settimana di maggio (del’45, ndr), subito dopo il suo arresto, Wolff
confidò la sua visione del futuro a due suoi ufficiali subalterni, rassicurandoli
che avrebbero riavuto il loro Reich. Aggiunse anche che le altre
potenze avrebbero cominciato a combattersi fra di loro, mentre i nazisti
avrebbero potuto stare nel mezzo, giocando gli uni contro gli altri.”

Sinceramente quello paventato nel presente intervento non mi sembra necessariamente un fantascenario, sebbene possa rappresentare un piano un po’ azzardato. Dobbiamo però fare molta attenzione a come si svilupperanno i prossimi eventi, dei tedeschi e dei francesi per definizione non ci si può fidare. Ne va dell’Unità Nazionale, Unità per cui almeno una mezza dozzina di miei Avi ci hanno lasciato le penne.

Fantomas

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* Il governo austriaco del Lombardo-Veneto, I percorsi della storia, luglio 29, 2017

** OPERAZIONE SUNRISE – LA STORIA DELLE TRATTATIVE CHE PORTARONO ALLA FINE DELLA GUERRA IN ITALIA, DALLA CRISI DELLE POTENZE VINCITRICI ALLA NASCITA DI UN NUOVO ORDINE MONDIALE; GABRIELE BATACCHI; COLLANA «STUDI E RICERCHE», DIPARTIMENTO DI SCIENZE STORICHE, GIURIDICHE, POLITICHE E SOCIALI; DI GIPS – Siena, 2005


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