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Il reato di tortura come strumento per porre argine alla custodia cautelare? Introdurlo è comunque un dovere per l’Italia. Anzi, una questione di interesse nazionale.

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Abbiamo recentemente sentito parlare del reato di tortura a valle della sentenza del tribunale per i diritti dell’uomo che ha condannato l’Italia per quanto accaduto al G8 di Genova. Ma, capiamoci, perchè tale reato non è mai stato approvato in Italia, la patria del Beccaria? In buona sostanza per come è costruito il provvedimento in corso di approvazione* il reato di tortura sembra anche e soprattutto mirato a limitare il potere dei giudici in tema di carcerazione preventiva inserendo una punizione esemplare in caso di estorsione di informazioni (…); probabilmente la sua introduzione ha poco a che vedere con una futura persecuzione dei poliziotti, come al solito sembrano il paravento per non far vedere chi non vuole veramente l’introduzione di un provvedimento che rischia di togliere dalle mani della magistratura lo strumento – appunto, la carcerazione preventiva – che le permette di fatto di fare politica… I numeri della carcerazione preventiva fanno certamente paura, circa il 20% delle persone oggi in carcere sono in attesa di giudizio. E vivono a braccetto con criminali della peggior risma, si sa che in Italia le carceri sono strutturate in modo che i condannati per pene minori rischiano di finire assieme a mafiosi pluriomicidi, F. Corona insegna.

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Follia? Non penso proprio: l’iniziativa parlamentare della legge sulla tortura è di Manconi et al., tutti PD, ossia lo stesso gruppo PD impersonificato nel presidente della commissione giustizia della Camera (Donatella Ferranti) che ha dato il via all’iniziativa parlamentare che ha modificato i termini di carcerazione preventiva, provvedimento approvato definitivamente al Senato con il numero 1232B con un blitz avvenuto nelle concitate serate parlamentari successive alla sentenza europea sul G8. Un caso? Dopo quello che è successo a suo padre [casualmente perseguito immediatamente a valle della decisione del figlio di non privatizzare i gioielli di Stato e soprattutto di ENEL, infatti dovette poi tornare sui suoi passi, ndr], probabilmente Renzi ha capito che se non disinnesca il meccanismo giudizial-mediatico ora che può alla fine anche lui finirà per fare la stessa fine dei suoi predecessori (escluso il Cav, per cui ci è voluta un “unità di intenti” internazionale, è un miracolo che sia ancora vivo non solo politicamente).

Il vero punto è che l’attuale carcerazione preventiva, contraria ai principi della democrazia USA secondo il decano della corte suprema americana Justice A. Scalia, è un retaggio prefascista utilissimo per permettere ai giudici di far politica, “strumento autoritario” di cui lo stesso Gramsci ebbe a che dolersi (!)**. Pensiamo a Tangentopoli, Cagliari era in carcerazione preventiva, Gardini ci sarebbe finito, senza carcerazione preventiva non solo non ci sarebbe stata Tangentopoli ed il ricambio della classe politica italiana, ma non ci sarebbero stati nemmeno gli eventi economici che hanno azzoppato il Paese con la svendta di fine millennio. Tanto per dare la tara, Tangentopoli fu per altro un’inchiesta che in base alla legge tedesca – paese che oggi sembra impersonificare tutte le virtù continentali – non sarebbe scoppiata: a Berlino le tangenti pagate all’estero fino al 2002 (o 2004/06 […]) si mettevano a bilancio come costo aziendale [vedasi l’estratto dell’articolo del Sole 24 Ore], bastava pagarle all’estero, nei fatti una delle code di Tangentopoli fu proprio la mazzetta della Siemens di Von Pierer ad Enel…. FireShot Screen Capture #063 - 'Siemens, quella ragnatela di tangenti - Il Sole 24 ORE' - www_ilsole24ore_com_art_SoleOnLine4_Finanza e Mercati_2007_04_siemens-margiocco_shtml_uuid=0c682774-f48c-11db-9

Per inciso, stiamo parlando dello stesso strumento carcerativo che quasi mandava a gambe all’aria Finmeccanica e Saipem nella post Tangentopoli di soli tre anni or sono a valle del golpe del 2011 [alcune delle accuse si sono poi dimostrate inconsistenti pur dopo l’incarcerazione dei managers, vedasi gli appalti degli elicotteri all’India, ndr], guarda caso gli stranieri eran lì ad aspettare di comprarsele, guarda caso ancora una volta il caos del malaffare fatto esplodere in modo mediatico si mescola con il sottile tentativo di appropriarsi delle multinazionali di Stato che valgono qualcosa (per altro è notizia di questi giorni che un fondo USA ha approfittato della debolezza di Saipem per salire quasi al 12% del colosso delle perforazioni del gruppo ENI, sta a vedere che anche questa volta i giudici avranno un ruolo indiretto e certamente invoolontario – ben s’intende! – nella futura [s]vendita di un colosso italiano, ripeto, bastava secretare gli atti delle inchieste della magistratura invece di far crollare il titolo aprendo la strada dell’acquisizione dall’estero!). A ben ricordare la fine della grande Montedison del dopo Gardini e la svendita dei beni di stato, Telecom, STET, Nuovo Pignone, le banche di interesse nazionale (le famose BIN), autostrade ecc. ecc. partirono tutte dalla carcerazione preventiva che innescò Tangentopoli, dunque venne il Britannia e le privatizzazioni iniziarono. Con Prodi poi a Bruxelles e tutti quelli saliti sul panfilo della Regina a far fulgida carriera in Europa…. [seguono tabelle, la prima indica le privatizzazioni fino al 1997, banche escluse].

FireShot Pro Screen Capture #057 - 'Priv-testo_PDF - rs_priv_testo_pdf' - www_mbres_it_sites_default_files_resources_download_it_rs_priv_testo

Possiamo tranquillamente affermare che la svendita italiana di fine millennio fu in gran parte conseguenza della grande inchiesta corruttiva degli anni ’90, essa stessa imperniata sulla carcerazione preventiva che il giudice Scalia disse essere contraria ai principi  di democrazia USA*** (lo stesso Papa Francesco ha confermato il medesimo concetto […], ndr). Insomma, forse dopo la trattativa con la mafia, infame, dovremmo aver il coraggio di capire quale era il vero il fine di Tangentopoli e perché di punto in bianco il Pool di Mani Pulite si fermò e partirono appunto le “privatizzazioni”…

 

Ad essere intellettualmente corretti bisognerebbe approfondire se la crisi italiana di oggi, una crisi da assenza di crescita che date alla mano fa il suo esordio proprio a partire dalle privatizzazioni di fine anni ’90, dipenda dal fatto che molte delle grandi aziende che prima avevan la testa in Italia come top management ed imprenditoria siano diventate dopo le privatizzazioni filiali di aziende spesso estere aventi il fine ultimo di ridurre al minimo i costi…. Infatti oggi in Italia il trend è far pagare le tasse solo ai dipendenti, un costo per definizione: gli utili invece vanno tassati in Olanda o UK o Lussemburgo (Fiat, Ferrari, Lottomatica solo per citare gli ultimi casi).

C’è da meditare.

Mitt Dolcino

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* Ai fini della presente Convenzione, il termine «tortura» designa qualsiasi atto con il quale sono inflitti ad una persona dolore o sofferenze acute, fisiche o psichiche, segnatamente al fine di ottenere da questa o da una terza persona informazioni o confessioni, di punirla per un atto che ella o una terza persona ha commesso o è sospettata di aver commesso, di intimidirla od esercitare pressioni su di lei o di intimidire od esercitare pressioni su una terza persona, o per qualunque altro motivo basato su una qualsiasi forma di discriminazione, qualora tale dolore o tali sofferenze siano inflitti da un funzionario pubblico o da qualsiasi altra persona che agisca a titolo ufficiale, o sotto sua istigazione, oppure con il suo consenso espresso o tacito. Tale termine non si estende al dolore o alle sofferenze derivanti unicamente da sanzioni legittime, ad esse inerenti o da esse provocate

**http://www.agoravox.it/La-Magistratura-quando-Antonio.html

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– http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/10/09/supergiudice-usa-boccia-di-pietro.html

– http://www.lastampa.it/2012/08/29/italia/cronache/cosi-intervenni-per-spezzare-il-legame-tra-usa-e-mani-pulite-tTSX3uC51vAtqfACDDKGUI/pagina.html

– Papa Francesco sulla carcerazione preventiva: http://www.ilgiornale.it/news/cronache/papa-francesco-carcerazione-preventiva-pu-essere-pena-1061973.html


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