Energia
Il prezzo del petrolio non cresce, nonostante la crisi politica in Medio Oriente
Calo delle riserve USA e conflitti in Medio Oriente non riescono a far sollevare i prezzi del greggio, perché i dubbi sulla domanda sono forti
Le scorte commerciali di greggio degli Stati Uniti si sono ridotte ad un ritmo più rapido del solito quest’estate. Tuttavia, il calo delle scorte nelle ultime quattro settimane non è riuscito ad innescare un rally dei prezzi del greggio statunitense o del Brent, a causa delle persistenti preoccupazioni sulla domanda del principale importatore di greggio al mondo, la Cina.
Nel seguente fgrafico possiamo notare le variazioni nelle scorte di petrolio USA:
Anche con l’aumento delle tensioni geopolitiche in Medio Oriente, i prezzi del petrolio hanno appena registrato il terzo calo settimanale consecutivo, nonostante le riduzioni delle scorte di greggio statunitensi riportate dall’Energy Information Administration (EIA) nelle ultime settimane.
Tra il 21 giugno e il 19 luglio, le scorte commerciali di greggio negli Stati Uniti sono diminuite di un totale di 24 milioni di barili, secondo i dati dell’EIA compilati dall’analista di mercato di Reuters John Kemp.
Ma i gestori di denaro sul mercato cartaceo hanno riacquistato la maggior parte delle precedenti posizioni corte sul greggio WTI, lasciando al mercato poco spazio per sostenere un rally dei prezzi, secondo Kemp. Infatti i prezzi sono calati, come si può vedere dal seguente grafico:
I prezzi del greggio WTI sono scesi sotto la soglia degli 80 dollari al barile la scorsa settimana, nonostante l’ennesima settimana di calo delle scorte di greggio statunitensi e l’aumento della domanda implicita di benzina negli Stati Uniti.
Mentre le crescenti tensioni in Medio Oriente hanno impedito ai prezzi di crollare, i guadagni sono stati limitati dalle preoccupazioni per l’indebolimento della domanda in Cina e dai segnali che il mercato fisico del greggio non è così stretto come molti analisti avevano previsto all’inizio dell’estate.
Anche l’atmosfera di rischio sul mercato del petrolio ha pesato sui prezzi.
La scorsa settimana, ad esempio, l’EIA ha riportato un calo delle scorte di 3,7 milioni di barili per la settimana fino al 19 luglio.
Due forze contrastanti e opposte
Abbiamo due spinte contrastanti che tendono ad annullarsi. Da un lato abbiamo le tensioni internazionali nell’area del Medio Oriente, legate ai conflitto fra Israele e Iran, a cui si unisce una buona domanda interna degli USA di prodotti lavorati, soprattutto per lo stop dei primi di luglio legato agli uragani.
Dall’altro lato le preoccupazioni persistenti sullo stato dell’economia cinese e sulla domanda di petrolio nella seconda metà dell’anno continuano ad essere il principale freno ai prezzi del petrolio. I prelievi dalle scorte statunitensi potrebbero continuare fino a settembre, ma il consumo di petrolio cinese potrebbe continuare a deludere e a spingere i prezzi verso il basso. Ciò potrebbe portare l’OPEC+ a ritardare l’allentamento dei tagli alla produzione, attualmente previsto per il quarto trimestre, a seconda delle condizioni di mercato.
Tutto questo rende complicato fare una previsione sull’andamento futuro del greggio
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