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Il “Prestito di Riparazione” da 165 miliardi: l’ultima alchimia della Commissione UE contro il NIET della BCE

L’UE punta 165 miliardi di asset russi per salvare Kiev, ma il Belgio teme il crac di Euroclear e la BCE blocca tutto: “Viola i trattati”. Ecco il piano rischioso di Bruxelles.

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La Commissione Europea ci riprova. Con una mossa che oscilla tra l’audacia finanziaria e il disperato tentativo di trovare fondi senza gravare direttamente sui bilanci nazionali, Bruxelles ha messo sul tavolo una nuova proposta: un prestito di riparazione” da 165 miliardi di euro per l’Ucraina.

L’idea, sulla carta, appare geniale nella sua semplicità burocratica: utilizzare il valore contante degli asset statali russi congelati come garanzia. Tuttavia, come spesso accade nei corridoi di Palazzo Berlaymont, il diavolo si nasconde nei dettagli tecnici. E, soprattutto, nella ferma opposizione di chi i conti li deve far tornare davvero: il Belgio e la Banca Centrale Europea.

Il piano della Commissione: cifre e destinazioni

Secondo i documenti filtrati nelle ultime ore, l’operazione rientra in un pacchetto più ampio da 210 miliardi di euro totali, necessari per tenere a galla le finanze di Kiev, la cui cassa rischia di prosciugarsi già dal prossimo aprile.3

Ecco come la Commissione immagina di strutturare questa ingegneria finanziaria:

  • Il nucleo del prestito (€ 165 mld): Composto da 140 miliardi di asset russi immobilizzati presso Euroclear in Belgio e altri 25 miliardi detenuti in conti privati in tutta l’Unione.

  • Il meccanismo di rimborso: L’Ucraina dovrebbe rimborsare il prestito solo se la Russia pagasse le riparazioni di guerra. Poiché questo scenario è considerato (eufemisticamente) improbabile, il debito verrebbe coperto, in teoria, dalla confisca definitiva degli asset.

La destinazione dei fondi è stata già minuziosamente ripartita:

DestinazioneImporto (miliardi €)Scopo
Industria della Difesa115Potenziamento militare ucraino
Bilancio Statale50Copertura spese correnti di Kiev
Rimborso G745Ripagare il prestito G7 del 2024 (fuori dal “prestito riparazione”)

Il “No” secco del Belgio e il rischio Euroclear

Il nodo gordiano rimane il Belgio. Il governo di Bruxelles, per bocca del Ministro degli Esteri Maxime Prévot, ha definito il testo della Commissione “insoddisfacente“. La preoccupazione è concreta: il Belgio ospita Euroclear, il depositario centrale dove giacciono i titoli russi.

Se la Russia dovesse vincere cause internazionali o attuare ritorsioni finanziarie, chi pagherebbe il conto? Euroclear rischierebbe il collasso, trascinando con sé la stabilità finanziaria belga. Prévot è stato chiaro: senza garanzie esplicite da parte di tutte le capitali UE (leggi: condivisione del rischio in solido), il Belgio non si muoverà. “Abbiamo la frustrante sensazione di non essere stati ascoltati”, ha tuonato a margine del vertice NATO. Una sensazione comune, in generale, a tutti i paesi europei quando affrontano le idee delle burocrazie bussellesi.

La doccia fredda della BCE

A complicare ulteriormente i sogni della Commissione è arrivata la Banca Centrale Europea.10 Secondo quanto riportato dal Financial Times e confermato da fonti interne, Francoforte si è rifiutata di agire come “prestatore di ultima istanza” per coprire i 140 miliardi in caso di problemi.11

La motivazione è strettamente tecnica e legale:

  • La proposta violerebbe il mandato della BCE, che non può garantire prestiti europei o di singoli stati.

  • Si tratterebbe, di fatto, di finanziamento monetario agli Stati (o a entità statali), pratica vietata dai trattati UE.

Senza la “rete di sicurezza” della BCE che garantisce liquidità a Euroclear in caso di shock, l’intera impalcatura rischia di crollare. Bruxelles si trova ora a dover cercare “finanziamenti ponte” di emergenza, probabilmente tramite debito comune UE, una strada che i paesi frugali hanno sempre osteggiato.

In sintesi, siamo di fronte al classico schema europeo: obiettivi ambiziosi, strumenti complessi e una base giuridica che scricchiola al primo soffio di realismo bancario. Se gli asset russi non sono immediatamente e legalmente escutibili, questo piano rischia di essere solo un mucchio di parole al vento. Eventuali prestiti saranno possibili solo se garantiti, e pagati, direttamente dagli stati, cioè dai cittadini. 

Domande e Risposte

Perché il Belgio si oppone così fermamente al prestito?

Il Belgio ospita Euroclear, l’istituto finanziario che detiene la maggior parte degli asset russi congelati.12 Il governo belga teme che, se questi fondi venissero usati, la Russia potrebbe fare causa o attuare ritorsioni finanziarie dirette contro Euroclear.13 Senza una garanzia che gli altri paesi UE copriranno le eventuali perdite legali o finanziarie, il Belgio rischierebbe di dover salvare da solo una banca sistemica, con costi potenzialmente devastanti per il proprio bilancio nazionale.

Cosa significa che la BCE rifiuta il ruolo di “prestatore di ultima istanza”?

Significa che la BCE non intende garantire la liquidità necessaria a coprire il buco se qualcosa andasse storto con gli asset russi. La Commissione voleva che la BCE promettesse di stampare o fornire denaro se Euroclear si fosse trovata in crisi a causa dell’operazione. La BCE ha risposto che questo equivarrebbe a finanziare direttamente i governi (monetary financing), cosa vietata dai trattati europei per preservare l’indipendenza della banca e la stabilità dell’euro.14

Qual è la differenza tra usare i “profitti” e il “valore contante” degli asset?

Finora l’UE aveva discusso di usare solo i profitti generati dagli asset congelati (gli interessi maturati), una cifra molto più bassa (circa 3-5 miliardi l’anno). La nuova proposta (“prestito di riparazione”) vuole utilizzare il valore capitale intero (i 165 miliardi) subito. È una mossa molto più aggressiva perché anticipa una confisca di fatto, assumendo che la Russia dovrà pagare le riparazioni, ed espone l’UE a rischi legali e finanziari molto più elevati.

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