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Il PNRR? Non impatterà sulla crescita italiana. L'”Excusatio non petita” de La Stampa

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Un noto motto latino afferma che “Excusatio non petita, accusatio manifesta”; se ti scusi per qualcosa senza che ti sia esplicitamente richiesto, allora ti stai accusando di quell’atto. Oggi su la Stampa è comparso un articolo del Forum Ambrosetti, le guardie rosse del capitalismo europei, che si può riassumere in alcune frasi:

  • l’impatto delle”Enorme” PNRR d 191 miliardoni di euro sul PIL nazionale sarà minimo, essendo un cumulativo 2,5% nel 2026, e sarà comunque inferiore alla media europea;
  • l’impatto sull’occupazione sarà anch’esso irrilevante, o quasi, 1,1% di calo della disoccupazione, cumulati in 5 anni.
  • però l’impatto sarà importante perché si misurerà nella “Trasformazione del tessuto socio economico”, naturalmente senza aver mai chiesto a nessun elettore se questo cambiamento fosse necessario e in quale direzione dovesse andare.

Del resto  decisioni della Presidenza del Consiglio sono state, diciamo così particolari: mentre altri paesi hanno puntato su singoli settori, come l’Austria sul Trasporto Pubblico sostenibile, la Germania sull’industria automobilistica e la Francia su detrazioni fiscali, tentando di fare una, giusta o sbagliata che sia, politica industriale, noi abbiamo distribuito un po’ ovunque i soldi. Nel “Verde”, ad esempio, si è puntato sulle colonnine, che sono inutili senza un’industria automobilistica, Sulla trasformazione digitale si è destinato tutto alla Banda Larga via cavo, senza considerare molto altre soluzioni e, allo stesso modo, senza valutare che la banda larga, senza lo sviluppo di una forte industria tecnologicamente avanzata, serve a scaricare dei film, quando va bene.

Però un mutamento il PNRR lo porta: carica l’Italia di ulteriore debito, investito in attività d alto rendimento, da restituire in 35 anni, ma da restituire. Questi prestiti hanno un costo, bassissimo, ma lo hanno, ed è dubbio che gli investimenti riescano a ripagarlo. Oltre a una bassa crescita ci troveremo di fronte a una manovra regressiva che segnerà le generazioni future, se ci saranno, visto il disastro demografico in corso. Però così vogliono coloro che non sono votati, mai, e, per ora, non c’è che da piegare il collo.

 

 


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