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Il PD vota a favore dell’imposta patrimoniale a Bruxelles

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La proposta di tassare i ricchi ha scatenato una vera e propria tempesta politica a Bruxelles, dividendo profondamente la delegazione del Partito Democratico. Una tassa che, per inciso, sembra destinata a restare lettera morta, ma che ha suscitato dibattiti accesi e posizioni contrastanti all’interno del Parlamento europeo durante la votazione sulla proposta emendativa al bilancio pluriennale dell’Unione.

La mente dietro questa audace proposta è stata la presidente del gruppo di sinistra, Manon Aubry, che ha lanciato l’idea di introdurre un’imposta patrimoniale europea. Secondo lei, questa tassa potrebbe generare oltre 200 miliardi di euro per le risorse dell’Unione europea. Il testo dell’emendamento ha sottolineato una realtà scomoda: “oltre un terzo dei cittadini europei limita regolarmente la quantità di cibo che consuma”, mentre “il patrimonio dei più ricchi del mondo, pari allo 0,5 per cento della popolazione, è aumentato del 35 per cento negli ultimi 10 anni”.

Tuttavia, questa audace proposta è stata respinta senza mezzi termini dalla maggioranza schiacciante di 469 membri presenti in aula. Solo 132 eurodeputati, appartenenti principalmente alla Sinistra, ai Verdi e a una parte dei Socialisti e democratici, hanno sostenuto l’idea di una tassa europea sul patrimonio. Tra di loro figurano anche alcuni nomi noti come Pietro Bartolo, Camilla Laureti, Giuliano Pisapia, Massimiliano Smeriglio e il capodelegazione del Pd al Parlamento europeo, Brando Benifei. È interessante notare che la segretaria del partito, Elly Schlein, ha espresso il suo sostegno alla necessità di recuperare risorse intervenendo sui redditi da capitale e sulle rendite, senza affrontare direttamente la questione della patrimoniale: aveva tropppa paura!

Ma quello che ha catturato l’attenzione è stata la scelta di voto dei cosiddetti “schleiniani”, che hanno sostenuto la proposta della tassa sul patrimonio. Questo ha provocato una reazione scettica da parte di alcuni europarlamentari della Lega, come Matteo Gazzini e Valentino Grant, che hanno dichiarato in una nota: “Altro che sinistra moderna, moderata e riformista, ecco la risposta di Pd e sinistra alla crisi: più tasse per i cittadini”.

La vicenda evidenzia chiaramente le divisioni all’interno del Partito Democratico e tra i gruppi politici in Parlamento. Da un lato, ci sono coloro che sostengono con forza l’idea di una tassa sul patrimonio come mezzo per affrontare le crescenti disuguaglianze economiche e finanziare progetti comuni dell’Unione europea. Dall’altro lato, ci sono quelli che vedono questa proposta come eccessivamente onerosa per i cittadini e preferiscono intervenire sui redditi da capitale e sulle rendite.

La questione delle tasse sui ricchi è sempre stata un argomento divisivo, e questa situazione a Bruxelles ne è una prova evidente. Mentre alcuni vedono questa tassa come una soluzione equa per affrontare le sfide economiche e sociali dell’Europa, altri la ritengono una misura impopolare che potrebbe avere ripercussioni negative sull’economia e sulla competitività dell’Unione europea.

La vicenda dimostra il grado di confusione del PD a livello europeo e come questi sia pronto ad appoggiare qualsiasi proposta sia estremistica e alla moda, nell’illusione di recuperare visibilità. Del resto anche in Italia si è sempre contraddistinto per la lotta non al grande capitale, con cui va d’accordissimo, ma alla classe meedia sempre più impoverita. 


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