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Il paradosso tedesco: depositi di Gas a rischio chiusura perché non reddizi. E il terrore del freddo?

Mentre l’inverno si avvicina, la Germania scopre un’assurda falla nel suo sistema energetico: i depositi di gas, vitali per la sicurezza, rischiano la chiusura perché non sono più redditizi. Un paradosso che mette a rischio l’Europa e svela il fallimento del mercato.

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Proprio all’inizio della stagione dei riscaldamenti, mentre tutti guardano con una certa apprensione alle bollette e alla stabilità delle forniture, il colosso energetico tedesco Uniper, peraltro nazionalizzato e quindi di proprietà dello Stato, ha chiesto di poter chiudere il terzo più grande deposito di gas della Germania, quello di Breitbrunn in Baviera. La motivazione? Semplice e brutale: “I proventi non sono sufficienti a coprire i costi“.

Un servizio strategico, vitale per la sicurezza nazionale ed europea, che rischia di essere smantellato perché non genera abbastanza profitto. Un rompicapo che svela tutte le fragilità di un mercato energetico che ha perso la sua bussola.

Il mercato del gas si è rotto: come siamo arrivati a questo?

Per capire l’assurdità della situazione, bisogna fare un passo indietro. Fino a qualche anno fa, il business dello stoccaggio di gas era un meccanismo ben oliato e molto redditizio. Il modello era semplice:

  • In estate: si acquistava il gas russo, che arrivava tramite gasdotto in modo costante e a basso costo, e lo si pompava nei depositi sotterranei.
  • In inverno: quando la domanda e i prezzi schizzavano alle stelle, si rivendeva il gas accumulato, realizzando lauti profitti grazie alla differenza di prezzo tra le due stagioni (il cosiddetto “spread estate-inverno”).

Con l’interruzione delle forniture russe, questo modello è andato in frantumi. Oggi il gas arriva in gran parte via nave sotto forma di GNL (Gas Naturale Liquefatto), con una logica “just in time” che ha appiattito, se non invertito, le differenze di prezzo stagionali. Immagazzinare gas è diventato un costo, non più un investimento, anche se il GNL è ancora più costoso del vecchio gas russo per gasdotto.

L’intervento pasticciato dello Stato

Di fronte all’emergenza, il governo tedesco ha creato un’agenzia apposita, la “Trading Hub Europe” (THE), con il compito di acquistare gas sul mercato globale a qualsiasi prezzo per garantire le forniture, utilizzando i soldi dei contribuenti. Questo ha generato due effetti perversi:

  1. Costi per i cittadini: Per coprire le spese folli di THE, è stata introdotta una “tassa sullo stoccaggio del gas” che negli ultimi tre anni è costata ai consumatori tedeschi circa sei miliardi di euro. Una bella botta sulle bollette del gas, simile a quella che abbiamo vissuto, e che ancora viviamo, in Italia.
  2. Moral Hazard: Sapendo che, in caso di necessità, lo Stato sarebbe intervenuto pagando cifre esorbitanti, gli operatori di mercato hanno smesso di preoccuparsi di riempire gli stoccaggi, speculando di fatto contro l’interesse pubblico.

Il risultato è sotto gli occhi di tutti: a inizio ottobre, i depositi tedeschi sono pieni solo al 77%, contro un livello normale per il periodo che dovrebbe superare il 90%. Un livello sufficiente per un inverno mite, ma disastroso in caso di un’ondata di gelo prolungata come quella del 2010.

Stato Attuale StoccaggiLivello Obiettivo (1 Nov)Livello Storico Normale
77%80%>90%

La situazione è ben mostrata anche da questo grafico di Bloomberg, che mostra l’andamento delle riserve di gas negli stoccaggi europei.

Praticamente il riempimento non c’è stato, o è iniziato solo ora.

Un rischio irreversibile e il Futuro dell’idrogeno (forse)

Il problema non è solo la sicurezza di questo inverno. Chiudere un impianto di stoccaggio non è come spegnere un interruttore. Queste infrastrutture, che siano caverne saline o giacimenti porosi esauriti, richiedono una pressione interna costante (il cosiddetto “gas cuscinetto”) per non collassare o riempirsi d’acqua. Una chiusura sarebbe, di fatto, definitiva.

Questo non solo metterebbe a rischio la solidità  energetica della Germania (e dell’Europa, che dipende da quegli stoccaggi), ma manderebbe all’aria anche i piani per la transizione all’idrogeno. L’idrogeno, avendo una densità energetica inferiore al metano, richiederà capacità di stoccaggio doppie rispetto a quelle attuali. La famosa economia a base d’idrogeno, una sorta di feticcio energetico tedesco ed europeo, verrebbe a saltare.

La soluzione? Probabilmente guardare a modelli come quello francese, dove lo stoccaggio è un obbligo per gli operatori e lo Stato interviene con meccanismi di condivisione di rischi e profitti (“contratti per differenza”). Oppure con un sistema di copartecipazione nella gestione del deposito, o far copartecipare anche altri paesi, come la Repubblica Ceca o la Polonia, che avrebbero bisogno di quel gas. Oppure trovare dei fornitori più stabili e finirla con la politica assolutamente antirussa.

In ogni caso, una cosa è chiara: la sicurezza energetica non può più essere un sottoprodotto casuale del mercato, il quale non prezza sempre bene i rischi strategici. Tranne che Berlino non abbia una propria riserva segreta di gas, sarebbe più saggio non chiudere un’infrastruttura europea unica.

Si rischiano maxi bollette in Germania?

Domande & Risposte per il Lettore

1) Perché un’azienda di proprietà dello Stato come Uniper agisce contro l’interesse pubblico minacciando di chiudere un deposito strategico?

Anche se nazionalizzata per salvarla dal fallimento, Uniper deve operare secondo logiche di bilancio. Il modello di business dello stoccaggio, basato sulla differenza di prezzo tra gas estivo e invernale, non è più redditizio dopo lo stop alle forniture russe a basso costo. Mantenere attivo l’impianto genera perdite che l’azienda non vuole più sostenere. Questo evidenzia un conflitto tra la natura pubblica della proprietà e l’obbligo di operare come un’azienda privata orientata al profitto, un paradosso tipico delle partecipate statali in un mercato liberalizzato.

2) Qual è il rischio concreto per l’Italia e l’Europa se la Germania riduce la sua capacità di stoccaggio?

La Germania possiede la più grande capacità di stoccaggio di gas dell’Unione Europea ed è un hub cruciale per la distribuzione in tutto il continente. Una sua ridotta capacità si tradurrebbe in una minore “riserva di sicurezza” per tutti, Italia inclusa. Durante i picchi di freddo invernale, quando la domanda è massima, i prezzi sul mercato europeo potrebbero subire impennate ancora più violente per la scarsità di offerta immediatamente disponibile. Aumenterebbe la nostra vulnerabilità collettiva a shock geopolitici o a inverni eccezionalmente rigidi, rendendo l’intero sistema più instabile.

3) Cosa sono i “Contratti per Differenza” (CFD) e come potrebbero risolvere il problema?

I “Contratti per Differenza” (CFD) sono un accordo finanziario tra un operatore e lo Stato. In questo caso, lo Stato garantirebbe all’operatore dello stoccaggio un prezzo minimo per il suo servizio, coprendo le eventuali perdite se i ricavi di mercato fossero troppo bassi. In cambio, se l’operatore realizzasse profitti superiori a una certa soglia, dovrebbe condividerli con lo Stato. In pratica, è un modo per socializzare i rischi e i benefici, garantendo la sostenibilità economica di un servizio essenziale senza dipendere unicamente dalle volatili condizioni del mercato.

E tu cosa ne pensi?

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