Attualità
Il Paradosso di Berlino: Merz salvato dall’Estrema Sinistra (di nuovo). La riforma delle pensioni passa grazie all’astensione di Linke
Il Cancelliere tedesco evita la crisi di governo sulla riforma delle pensioni solo grazie all’astensione della Linke, che neutralizza la rivolta interna alla CDU. Una vittoria numerica che svela la debolezza politica di Berlino.

Friedrich Merz, il Cancelliere che doveva incarnare il ritorno al rigore conservatore, la “roccia” della CDU, si trova a dover ringraziare, per la seconda volta in pochi mesi, l’estrema sinistra.
Venerdì prossimo, il Bundestag sarà teatro di una manovra parlamentare che ha del paradossale: il pacchetto di riforma delle pensioni, fortemente voluto dalla SPD e ingoiato a fatica dalla CDU/CSU, passerà. Ma non passerà grazie alla compattezza della maggioranza di governo. Passerà perché Die Linke (il Partito della Sinistra) ha deciso di gettare un salvagente a un Cancelliere in affanno, neutralizzando di fatto la fronda interna dei “giovani ribelli” conservatori.
La matematica del salvataggio
La questione è puramente aritmetica, ma politicamente esplosiva. La coalizione di governo scricchiola. All’interno della CDU/CSU, un gruppo di deputati – definiti i “giovani ribelli” – ha minacciato di votare contro il pacchetto pensionistico. Il motivo? Il timore che il mantenimento del livello delle pensioni gravi eccessivamente sulle spalle delle nuove generazioni.
I numeri erano impietosi:
I ribelli della CDU/CSU controllano circa 18 voti.
La maggioranza teorica della coalizione al Bundestag è di soli 12 voti.
In una votazione standard, il “fuoco amico” avrebbe affondato la riforma e, probabilmente, il governo stesso.
Qui entra in scena Heidi Reichinnek, capogruppo della Sinistra. Con una mossa di puro cinismo tattico (o di responsabilità sociale, a seconda dei punti di vista), ha annunciato che il suo gruppo si asterrà.
Cosa comporta l’astensione?
Abbassamento del quorum: I 64 voti contrari che sarebbero arrivati dalla Linke spariscono dal conteggio dei “No”.
Irrilevanza dei ribelli: Con l’astensione della Sinistra, la soglia per la maggioranza si abbassa drasticamente. I voti contrari dei dissidenti interni alla CDU (stimati tra i 10 e i 20) diventano ininfluenti. L’urgenza della minaccia svanisce.
Il “conflitto generazionale” negato
La narrazione ufficiale dei giovani della CDU parlava di un’insostenibilità del sistema. La Linke, però, ha smontato questa retorica. “Il tanto decantato conflitto tra giovani e anziani non esiste”, ha dichiarato la Reichinnek. La decisione di astenersi non nasce da un amore per Merz, ma dalla volontà di proteggere il livello minimo delle pensioni.
Per la Sinistra, il pacchetto del governo è insufficiente (avrebbero voluto un livello pensionistico al 53%, mentre la riforma lo fissa al 48%), ma bocciarlo avrebbe significato aprire la strada a tagli ancora più draconiani auspicati dall’ala liberista della destra. In sintesi: meglio un 48% garantito da Merz che il rischio del nulla.
Merz e la “Stampella Rossa”: una vittoria di Pirro?
Per Friedrich Merz, questa è una boccata d’ossigeno, ma l’aria che respira è viziata. È la seconda volta che il Cancelliere deve affidarsi, direttamente o indirettamente, ai voti o alle mosse tattiche della sinistra radicale.
Il precedente: Già il 6 maggio, durante l’elezione a Cancelliere, Merz aveva faticato al primo turno. Nel secondo, una modifica procedurale resa possibile solo grazie al supporto della Linke gli aveva permesso di evitare un rinvio imbarazzante di tre giorni.
La situazione attuale: Ora, per far passare una riforma fondamentale, deve sperare che l’opposizione non si opponga.
È una situazione politicamente umiliante per la CDU/CSU, che ha sempre imposto un cordone sanitario (“divieto di cooperazione”) verso la Linke. Vedere il proprio leader salvato da coloro che definiscono “estremisti” crea malumori profondi nella base conservatrice. Sepp Müller, vice capogruppo parlamentare, cerca di ostentare ottimismo alla radio Deutschlandfunk, prevedendo voti contrari “a una sola cifra”, ma la realtà dei numeri raccontata dai corridoi del Bundestag suggerisce una frattura ben più ampia.
Il gioco delle tre carte procedurale
A rendere la situazione ancora più grottesca c’è il balletto burocratico avvenuto nelle ultime ore. Per placare i giovani ribelli della CDU, la coalizione aveva promesso una “mozione di risoluzione” che avrebbe dato mandato a una futura commissione di riformare il sistema entro il 2026.
Tuttavia, parallelamente all’annuncio dell’astensione della Linke, i leader della coalizione hanno ritirato a sorpresa questa mozione.
La logica è spietata: se i voti dei ribelli non servono più grazie all’astensione della sinistra, perché fare concessioni ai ribelli stessi?
I rappresentanti dei giovani deputati hanno reagito con indignazione. Si sentono traditi due volte: dal loro Cancelliere che si appoggia a sinistra, e dalla coalizione che straccia gli accordi interni non appena i numeri lo consentono. La commissione pensioni verrà comunque nominata dal Consiglio federale a dicembre, ma senza quei vincoli stringenti che i giovani conservatori avevano cercato di imporre.
Ecco una sintesi delle forze in campo:
| Attore Politico | Posizione sul Pacchetto | Obiettivo Strategico |
| Friedrich Merz (Cancelliere) | Favorevole (per necessità) | Sopravvivere politicamente e mantenere la stabilità della coalizione. |
| SPD | Favorevole | Garantire il livello delle pensioni (base elettorale chiave). |
| Giovani Ribelli (CDU/CSU) | Contrari | Ridurre la spesa pubblica e l’onere sulle future generazioni. |
| Die Linke (Sinistra) | Astensione (Supporto indiretto) | Evitare tagli peggiori e garantire il “minimo” del 48%. |
Un’analisi economica (e politica)
Dal punto di vista macroeconomico, la vicenda tedesca ci insegna qualcosa di fondamentale. L’austerità a tutti i costi, cavallo di battaglia della “vecchia” CDU, si scontra con la realtà sociale. Anche un conservatore come Merz è costretto a diventare “socialista”, mantenendo la spesa previdenziale per sostenere la domanda interna e la pace sociale.
La retorica del “sistema rovinato dalla politica dopo il 2010” usata dai critici ignora che la stabilità dei consumi dei pensionati è uno dei pochi motori che ancora girano in una Germania che affronta la deindustrializzazione. Tagliare le pensioni oggi significherebbe deprimere ulteriormente un’economia già stagnante.
Tuttavia, il prezzo politico è alto. Merz appare come un leader debole, “legato mani e piedi” ai socialisti della SPD e ora debitore verso l’estrema sinistra. Il suo partito, che lo aveva eletto sperando in una svolta liberista e conservatrice, si ritrova a gestire l’agenda sociale della sinistra.
È “assolutamente spregevole”, tuona la Linke riferendosi ai giochi di potere della CDU sulla pelle dei pensionati. Ma forse, ancora più inaccettabile per l’elettore conservatore medio, è vedere il proprio governo in balia degli eventi, costretto a elemosinare astensioni per sopravvivere. Merz avrà anche vinto la battaglia di venerdì, salvando il pacchetto pensionistico, ma la guerra per l’identità del suo governo sembra ormai persa. La stabilità tedesca, un tempo monolite d’Europa, oggi si regge su astensioni e tatticismi da prima repubblica italiana.
Domande e risposte
Perché il Partito della Sinistra (Die Linke) ha deciso di astenersi aiutando indirettamente Merz?
La decisione non è un sostegno politico a Merz, ma una mossa tattica per proteggere i pensionati. La Sinistra ritiene il pacchetto governativo insufficiente (volevano il 53% del livello pensionistico, non il 48%), ma temeva che un voto contrario unito a quello dei “ribelli” conservatori avrebbe affossato la riforma. Facendo fallire la riforma, si sarebbe rischiato di scendere sotto il livello attuale, danneggiando i redditi più bassi. Astenendosi, permettono l’approvazione del “male minore”.
Chi sono i “giovani ribelli” e cosa volevano ottenere?
Si tratta di un gruppo di deputati dell’ala giovanile della CDU/CSU (circa una ventina). Contestano il pacchetto pensionistico sostenendo che esso gravi ingiustamente sulle spalle delle giovani generazioni lavoratrici per mantenere i privilegi degli anziani. Avevano minacciato di votare contro il governo per forzare una revisione del sistema in senso più restrittivo per la spesa pubblica. Con l’astensione della Linke, il loro potere di ricatto (i loro voti non sono più decisivi) è stato neutralizzato.
Questa situazione indebolisce la figura del Cancelliere Merz?
Sì, notevolmente. Friedrich Merz si era presentato come un leader forte e conservatore, capace di riportare ordine nei conti e nella politica tedesca. Il fatto che debba dipendere, per la seconda volta in pochi mesi (dopo l’elezione a Cancelliere), dall’aiuto procedurale dell’estrema sinistra dimostra una fragilità strutturale della sua maggioranza. Appare ostaggio della SPD per i contenuti e della Linke per i numeri, alienandosi la base più dinamica e giovane del suo stesso partito.








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