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Il paradosso della superpotenza USA: F-35 e missili Tomahawk salvati da una fabbrica decrepita di samario in Francia

Gli F-35 americani rischiano lo stop per colpa della Cina: salvati in extremis da un vecchio deposito di Samario in Francia. Ecco come la difesa USA dipende da una discarica abbandonata.

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Gli Stati Uniti spendono 900 miliardi di dollari in difesa, eppure la loro catena di approvvigionamento dipende da un magazzino abbandonato oltralpe. La globalizzazione selvaggia presenta il conto al Pentagono.

Gli Stati Uniti rimangono, senza ombra di dubbio, la potenza militare preminente a livello globale. Con un budget per la difesa che tocca la cifra astronomica di 900 miliardi di dollari, Washington spende più delle nove nazioni successive messe insieme, un elenco che include giganti come Cina, Russia, India, e alleati storici come Regno Unito, Francia e Germania.

Non solo acquirenti, ma anche venditori: gli USA controllano il 44% del mercato globale delle armi. Le aziende che dominano questo settore, vere e proprie cattedrali dell’industria bellica come Lockheed Martin, Boeing, Raytheon (RTX) e Northrop Grumman, sembrano invincibili se giudicate dal fatturato o dalla capitalizzazione di mercato.

Tuttavia, grattando sotto la superficie di queste cifre imponenti, si scopre una realtà ben più fragile. Il mastodontico complesso militare-industriale americano sopravvive oggi appeso a un filo, salvato in extremis da una fonte improbabile: un deposito decennale di samario abbandonato in una fabbrica in fallimento in Francia. Senza questo “ritrovamento”, la produzione di jet da combattimento stealth di quinta generazione, come l’F-35, e di missili letali come i Tomahawk, rischierebbe lo stop immediato.

L’importanza strategica del Samario

Per comprendere la gravità della situazione, è necessario capire cosa sia il samario e perché sia insostituibile. Negli anni ’60, furono proprio gli Stati Uniti a pioniere lo sviluppo dei magneti permanenti in Samario-Cobalto (SmCo). Le ricerche di Karl Strnat presso la base aerea di Wright-Patterson e di Alden Ray all’Università di Dayton portarono alla creazione di questi magneti ad alte prestazioni.

Le loro caratteristiche sono uniche e fondamentali per l’industria bellica:

  • Generano campi magnetici estremamente forti.
  • Offrono un’eccellente resistenza alla smagnetizzazione.
  • Possiedono una stabilità superiore alle alte temperature (critica per i motori dei jet e i sistemi missilistici).

Questi magneti sono il cuore pulsante dei sistemi di guida missilistica, dei satelliti e degli attuatori degli aerei da combattimento. Senza di essi, la tecnologia militare moderna semplicemente non funziona.

La trappola della delocalizzazione

Come siamo arrivati a questo punto? È la classica storia di miopia industriale occidentale. Negli anni ’80, l’industria delle terre rare, samario compreso, ha iniziato a spostarsi in Cina. Le ragioni erano puramente economiche e di breve termine:

  1. Depositi ricchi: La Cina possiede vasti giacimenti di terre rare.
  2. Normative ambientali: La lavorazione del samario è estremamente inquinante e la Cina offriva standard molto più lassi.
  3. Sussidi statali: Il governo comunista cinese ha sovvenzionato pesantemente il settore.

Il risultato è stato un monopolio di fatto. La Cina ha inondato il mercato, abbassando artificialmente i prezzi e mandando in bancarotta quasi tutte le aziende occidentali concorrenti. Oggi, Pechino estrae quasi il 60% delle terre rare mondiali e processa il 90% dei magneti, ma, dato ancora più allarmante, controlla la quasi totalità della fornitura globale di magneti in Samario-Cobalto.

RisorsaQuota di mercato Cinese (Stima)
Estrazione Terre Rare~60%
Processazione Magneti~90%
Fornitura Samario-Cobalto~100%

Il ricatto di Pechino

La vulnerabilità è diventata una crisi conclamata quest’anno. In risposta alle tariffe imposte dagli Stati Uniti, la Cina ha iniziato a stringere i cordoni della borsa. Sebbene alcune restrizioni sull’export di terre rare leggere siano state allentate, il blocco sui magneti di terre rare pesanti, incluso il samario, è rimasto ferreo. Dall’aprile scorso, Pechino richiede licenze di esportazione specifiche, di fatto soffocando la fornitura ai giganti della difesa USA.

Inpianto di lavorazione della Lega Samario Cobalto

L’USGS (U.S. Geological Survey) ha dovuto ammettere la realtà, nominando il samario come il minerale critico numero uno a più alto rischio di vulnerabilità nella sua lista proposta per il 2025.

Il salvataggio dalla “discarica” francese

Con la Cina che chiudeva i rubinetti, la Arnold Magnetic Technologies di New York, sussidiaria del conglomerato Compass Diversified, si è trovata con scorte per appena un anno. La soluzione è arrivata attraverso una catena di contatti disperati che ha attraversato l’Atlantico.

La Arnold ha contattato la britannica Less Common Metals (LCM), uno degli ultimi produttori rimasti in Occidente. LCM, a sua volta, si è rivolta alla Solvay, azienda chimica belga. La fortuna ha voluto che la Solvay possedesse una fabbrica in Francia con un deposito di samario abbandonato da due decenni.

La Solvay aveva smesso di separare le terre rare in Francia vent’anni fa perché l’operazione era diventata “antieconomica” rispetto ai prezzi cinesi predatori. Tuttavia, aveva conservato circa 200 tonnellate di materiali semilavorati e, cosa cruciale, possedeva ancora il know-how per raffinarli. Quindi si è trattato solo di rimettere in moto la fabbricazione del samario.

Una soluzione temporanea e costosa

Queste 200 tonnellate sono sufficienti a coprire il fabbisogno dell’industria della difesa USA (stimato in meno di 200 tonnellate annue) per appena un anno. Il processo di recupero è complesso:

  1. LCM trasporta il samario di Solvay in Gran Bretagna per trasformarlo in metallo e fonderlo in leghe.
  2. Le leghe vengono spedite negli USA, dove vengono tagliate in magneti.
  3. I magneti finiscono nei F-35 e nei missili.

Il costo? Il samario processato fuori dalla Cina costa da cinque a otto volte quello cinese. Ma in tempi di crisi, il prezzo passa in secondo piano rispetto alla disponibilità. Quindi una fabbrica francese abbandonata ha salvato i caccia e i satelliti americani, almento per un po’.

Impianto di lavorazione del la Roschelle del Samario

Conclusioni: un futuro incerto

Per consolidare la filiera, l’americana USA Rare Earth ha acquisito la britannica LCM il 18 novembre scorso, un tentativo tardivo di integrazione verticale per assicurare fonti di origine occidentale.

Per ora, gli Stati Uniti hanno comprato tempo: un anno, forse poco più. L’industria spera che vengano trovate nuove fonti prima che le scorte della Solvay si esauriscano, o che la Cina allenti la presa.

Tuttavia, la lezione è chiara e amara. La superpotenza americana ha scoperto che i suoi caccia più avanzati non possono volare senza il permesso, diretto o indiretto, dei suoi rivali geopolitici, o senza l’aiuto fortuito di vecchi magazzini europei dimenticati. Come recita il detto: “Chi è stato scottato teme l’acqua fredda”. Washington dovrà ripensare radicalmente la sua strategia industriale, abbandonando l’illusione che il libero mercato possa garantire, da solo, la sicurezza nazionale, magari riaprendo una vecchia fabbrica di terre rare in Europa.


Domande e risposte

Perché il Samario è così cruciale per la difesa USA?

Il samario, specificamente nella lega Samario-Cobalto (SmCo), permette di creare magneti permanenti indispensabili per le tecnologie militari avanzate.5 Questi magneti resistono a temperature elevatissime e alla demagnetizzazione, caratteristiche fondamentali per il funzionamento dei motori dei caccia F-35, dei sistemi di guida dei missili Tomahawk e dei satelliti.6 Senza questi materiali, tali sistemi d’arma non potrebbero operare con l’affidabilità e la precisione richieste in scenari di combattimento moderni.

Come ha fatto la Cina a ottenere il monopolio del settore?

A partire dagli anni ’80, l’Occidente ha delocalizzato la produzione in Cina per abbattere i costi. Pechino ha sfruttato tre leve principali: la presenza di vasti giacimenti naturali, normative ambientali molto permissive (la lavorazione è altamente inquinante) e pesanti sussidi statali. Questa strategia ha permesso alle aziende cinesi di vendere a prezzi stracciati, portando al fallimento i concorrenti occidentali e garantendosi il controllo del 90% della lavorazione globale e della quasi totalità della fornitura di magneti SmCo.

La scorta francese risolve definitivamente il problema?

No, è solo una soluzione tampone. Le 200 tonnellate di samario recuperate dal deposito francese della Solvay coprono il fabbisogno dell’industria della difesa americana per circa un anno. Sebbene il costo sia da 5 a 8 volte superiore a quello cinese, offre una boccata d’ossigeno immediata. Tuttavia, senza lo sviluppo di nuove miniere o impianti di raffinazione in Occidente (o un allentamento dell’export cinese), tra dodici mesi gli USA si ritroveranno punto e a capo con la stessa carenza critica.

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