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Il paradosso del GNL: l’offerta esplode, ma la Cina frena. Eccesso di energia o crisi industriale?
L’offerta globale di GNL sta esplodendo grazie a USA e Qatar, ma la Cina frena gli acquisti per il secondo anno. Tra il ritorno del nucleare in Asia e il rallentamento industriale di Pechino, si profila un eccesso di offerta. Un’ottima notizia per le bollette europee, ma un pessimo segnale per l’economia globale.

Il mercato dell’energia ci sta regalando uno di quei paradossi che tanto piacciono agli analisti macroeconomici, ma che fanno tremare i direttori finanziari delle grandi compagnie estrattive. Mentre gli Stati Uniti e il Qatar si preparano a inondare il mondo con una nuova, massiccia ondata di Gas Naturale Liquefatto (GNL), il cliente numero uno del pianeta sembra aver perso l’appetito.
Per il secondo anno consecutivo, la domanda di GNL della Cina sta deludendo le aspettative. Una frenata che avviene proprio mentre nuovi progetti di esportazione americani stanno entrando a regime e il Qatar è prossimo ad avviare le prime strutture della sua titanica espansione produttiva. Siamo di fronte a un eccesso di offerta che potrebbe ridisegnare i prezzi globali, ma che nasconde anche segnali preoccupanti sullo stato di salute dell’industria del Dragone.
L’onda di piena dell’offerta (e il nucleare che avanza)
Le previsioni parlano chiaro: entro la fine del decennio, il mercato sarà strutturalmente in overcapacity. Gli analisti prevedono un eccesso di offerta entro il 2030 che peserà inevitabilmente sui prezzi. Se da un lato prezzi più bassi potrebbero stimolare la domanda nei paesi sensibili ai costi del sud e sud-est asiatico, dall’altro i grandi importatori storici stanno cambiando strategia.
Il vero “game changer”, però, potrebbe non essere il gas, ma l’atomo. L’Asia sta vivendo un vero e proprio pivot nucleare che rischia di limitare strutturalmente la domanda di gas a lungo termine:
- Cina: Pechino potrebbe lanciare il primo reattore modulare di piccole dimensioni (SMR) al mondo già nel 2026.1 Se la tecnologia si dimostrerà affidabile, gli importatori cinesi avranno una leva negoziale formidabile per i contratti degli anni ’30 e ’40.
- Giappone: Il Primo Ministro Sanae Takaichi spinge per accelerare il riavvio dei reattori nucleari, fermi dai tempi di Fukushima. L’obiettivo è ridurre la dipendenza dalle importazioni energetiche in una nazione povera di risorse.
Ecco la situazione attuale del nucleare giapponese in cifre:
| Stato Reattori | Numero | Note |
| Riavviati (dal 2015) | 14 | Su un totale di 33 operativi pre-Fukushima |
| In approvazione | 11 | Inclusi due nella centrale di Kashiwazaki-Kariwa (la più grande al mondo) |
Queste costruzioni o riattivazioni nucleari ridurranno la necessità di GNL sia dalla Cina, sia dal Giappone.
La visione (ottimistica) dei produttori
Nonostante i timori di un surplus a breve termine, i grandi produttori del Medio Oriente non sembrano perdere il sonno. Il Qatar e gli Emirati Arabi Uniti insistono sul fatto che la domanda futura aumenterà, trainata non tanto dall’industria pesante tradizionale, quanto dalla fame insaziabile di energia dei data center per l’Intelligenza Artificiale.
Saad Sherida Al-Kaabi, CEO di QatarEnergy, ha dichiarato senza mezzi termini: “Non sono affatto preoccupato per la domanda futura. Sono preoccupato per la mancanza di investimenti per l’offerta aggiuntiva, che causerà picchi di prezzo”. Secondo le stime qatariote, la domanda globale passerà dagli attuali 400 milioni di tonnellate a 600-700 milioni entro il 2035. Del resto, comunque, ci saranno gli europei, senza energia nucleare, che compreranno il gas degli Emirati.
Il vero nodo: un’opportunità per l’Europa o un allarme recessivo?
Qui scatta l’analisi economica più profonda. Gli Stati Uniti si apprestano ad aumentare l’export di GNL del 25% quest’anno, con l’EIA che prevede un salto a 16,3 miliardi di piedi cubi al giorno nel 2026. Contemporaneamente, le importazioni cinesi calano, sostituite da produzione domestica, gasdotti russi e rinnovabili.
Questo scenario presenta due facce della stessa medaglia:
- Il lato positivo: Per l’Europa, questo eccesso di offerta è una benedizione. Significa prezzi del gas contenuti e minore inflazione energetica nel breve periodo.
- Il lato oscuro: Se la Cina, “fabbrica del mondo”, ha un eccesso di energia che non consuma, il segnale è infausto. Non è solo questione di efficienza energetica; è molto probabile che l’industria cinese stia rallentando più del previsto. Un eccesso di capacità produttiva non utilizzata in Cina suggerisce che la domanda globale di beni sta frenando.
Siamo di fronte a un classico scenario keynesiano di insufficienza della domanda aggregata, mascherato da transizione energetica. Il gas c’è, costa meno, ma la Cina non lo brucia. E se la Cina non brucia energia, significa che non sta producendo come prima.
Domande e risposte
Perché la Cina sta riducendo le importazioni di GNL nonostante la crescita economica?
La riduzione è frutto di una strategia mista. Da un lato, Pechino ha aumentato significativamente la produzione interna di gas e le importazioni via gasdotto (soprattutto dalla Russia), che sono più economiche del GNL via nave. Dall’altro, la massiccia installazione di fonti rinnovabili e il rallentamento del settore industriale pesante e immobiliare hanno ridotto la crescita della domanda energetica complessiva, creando un surplus di disponibilità rispetto ai consumi reali.
Il ritorno del nucleare in Giappone e Cina renderà inutile il gas americano?
Non renderà il gas inutile, ma ne limiterà il potere di determinazione del prezzo (pricing power). Il gas serve come energia di transizione e per coprire i picchi di domanda (peaker plants).2 Tuttavia, se la Cina riuscirà a standardizzare i piccoli reattori modulari (SMR) e il Giappone riavvierà le sue centrali, la quota di “carico di base” coperta dal gas diminuirà drasticamente, costringendo i produttori USA e qatarioti a competere aggressivamente sui prezzi per mantenere le quote di mercato.
L’Intelligenza Artificiale salverà davvero la domanda di gas come dicono i produttori?
È la scommessa del secolo. I data center per l’AI richiedono quantità enormi di energia costante 24/7, cosa che le rinnovabili intermittenti faticano a garantire senza batterie costose.3 Il gas è il candidato ideale per alimentare queste strutture nel medio termine. Tuttavia, i produttori potrebbero sovrastimare la tempistica: l’offerta di gas arriva oggi, mentre la domanda massiccia dell’AI si materializzerà pienamente solo tra diversi anni, lasciando un “buco” temporale di prezzi bassi.









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