Attualità
Il paradosso del doppio legame UE. N. Forcheri
Funziona così, l’ingiunzione paradossale. Amami, detto con voce di odio. Abbracciami, detto con le braccia incrociate. Oppure: Aumenta il PIL! Detto con l’ordine di ridurre il deficit/pil e la spesa pubblica netta!
L’Italia si trova sotto ingiunzione paradossale, in quello che gli psicologi chiamano il doppio legame. Io lo chiamerei doppio cappio. Doppiamente illegittimo: anticostituzionale e anti trattati UE. Per uscirne basta evidenziarne il paradosso e la contraddizione di chi, dall’UE, ingiunge ordini cinici e schizofrenici.
Premesso che dai Trattati firmati, come Maastricht in primis e MES, che prevedono un rapporto debito/PIL 60% e un deficit/PIL di massimo il 3%, niente si evince della legittimità dell’obbligo di rimanere sotto il 2% del rapporto deficit/PIL.
Non contenti, i nostri politicanti hanno firmato il Fiscal Compact nel 2012, in Italia con un governo NON eletto, Monti dopo il golpe a Berlusconi, anzi illegittimo e dichiarato tale dalla Corte costituzionale. Il Fiscal Compact, è un trattato aggiuntivo NON inserito nel corpo dei trattati UE e TFUE e a cui, ad esempio, la Repubblica ceca e la Gran Bretagna non hanno aderito. Così come è stato sottoscritto, può senza problemi essere rescisso, a differenza dei trattati UE, la cui revoca è più complessa, non per questo non auspicabile né impossibile, almeno da Maastricht in poi.
Noi abbiamo aderito in situazione di scacco, ricatto e golpe politico: il governo Monti che, ripeto, era illegittimo. Sempre con questo governo imposto dall’alto, è stato adottato dal Parlamento, lo sfregio alla Costituzione nell’articolo 81 con l’obbligo di pareggio di bilancio nei conti pubblici. Sempre il Fiscal Compact (1), introduceva l’obbligo, più severo ancora rispetto ai criteri di Maastricht e al Trattato di Stabilità che istituiva il MES nel 1997, di ridurre di 1/20 l’anno il rapporto debito/PIL.
Bene, oppure male. Anche il MES (1997) era stato adottato a livello europeo con una procedura illegittima poiché, mutando i trattati, non utilizzava la prevista conferenza intergovernativa tra Stati per farlo, ma semplice regolamento 1466/97, come più volte evidenziato dall’ex ministro Giuseppe Guarino.
Quindi, se vogliamo essere più europeisti di Juncker, anche il MES è anti Europa, in quanto tradisce i Trattati, nella sostanza e nella forma, cambiando persino il nome della Comunità senza avere chiesto niente ai suoi sudditi.
Il MES – paradosso! -prevedeva l’esborso di ben 125,4 miliardi di euro da parte dell’Italia contribuendo schizofrenicamente all’aumento di quello stesso debito pubblico (da 2000 miliardi a oltre 2300 miliardi a causa degli interessi passivi) che avrebbe poi rischiato di richiedere l’intervento del MES. Una minaccia, in quanto ricevere gli aiuti dal fondo salva stati, con gli interessi, significa dovere sottostare a tutta una serie di politiche di riforme che in confronto le letterine di Bruxelles di adesso appariranno acqua fresca.
Ma non è tutto: spiegatemi la sanità di mente di un popolo i cui politici firmano contratti e trattati strozzini che prevedono che dovremo ripagare il credito dei nostri soldi, non una ma DUE volte, e in modo SALATO, con tanto di interessi esorbitanti e con tanto di condizioni, sempre grazie alla complicità della mafia di agenzie di rating e spread. La mafia che controlla la moneta non ne ha mai abbastanza e sull’Italia imperversa in modo particolare con il costo del denaro che già paghiamo esoso per colpa dello spread!!
Ma vediamo quale è l’agenda dell’UE nei nostri confronti, dalla lettura delle letterine paradossali.
Innanzitutto da esse traspare che elezioni o no, poco importa, gli impegni presi dai governi precedenti non si dovrebbero rimettere in discussione, tipo le clausole di salvaguardia che prevedevano l’aumento dell’IVA in caso di mancato rispetto della riduzione del debito pubblico e del deficit secondo i loro scriteriati criteri. Questo governo, fortunatamente, le ha bloccate.
Sempre a sottolineare l’importanza che le istituzioni europee accordano alle elezioni, appena 3 giorni dopo le nostre usciva la Relazione per Paese della Commissione europea (7 marzo 2018) in cui si ribadivano gli impegni presi dal governo precedente come soluzione della debole produttività e dell’elevato debito pubblico. Tra le note tutte positive al governo Renzi ne spiccava una “negativa” sulle privatizzazioni:
“il governo ha ridimensionato il programma di privatizzazioni portandolo allo 0.05% del PIL nel 2016 (in calo rispetto all’obiettivo dello 0.5%) e ha mancato l’obiettivo del 2017 che prevedeva proventi pari allo 0.3% del PIL. Il governo prevede di nuovo di ricavare dalle privatizzazioni proventi pari allo 0.3% del PIL[quale governo???]”
Un altro punto carente, il quadro normativo delle insolvenze ed escussione delle garanzie “continua a dare un sostegno insufficiente al riassorbimento e alla ristrutturazione rapida dei crediti deteriorati”. Bisogna pignorare più rapidamente.
Il 13 luglio l’Italia riceveva una raccomandazione del Consiglio sul programma nazionale di riforma 2018 dell’Italia e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2018 dell’Italia. Una raccomandazione, si noti bene, è NON VINCOLANTE.
Basandosi sull’analisi annuale della crescita della Commissione del 22 novembre 2017, il Consiglio constata che il rapporto debito pubblico/PIL è passato dal 132% nel 2016 al 131.8% nel 2017 assestandosi nel 2018 al 130.8 quindi IN CALO, ma non essendo sufficiente per le istituzioni, indica le privatizzazioni da adottare per l’ulteriore calo del debito pubblico. L’Italia avrebbe goduto di spese aggiuntive ammissibili nel 2017 dello 0.16% del PIL per l’afflusso di rifugiati e allo 0.19% del Pil per il rischio sismico quando mai e poi mai si era parlato di imporre tagli alla spesa per via del Trattato di stabilità !!
In forma di raccomandazione NON vincolante del Consiglio, si chiedeva una riduzione della spesa pubblica primaria netta pari ad almeno lo 0.2% nel 2018, mentre per il 2019, sulla base di un “oroscopo” sul PIL effettivo al ribasso, si propone un tasso di crescita nominale della spesa pubblica primaria netta non superiore allo 0.1% del PIL, raccomandando
“l’impiego di eventuali entrate straordinarie per ridurre ulteriormente il rapporto debito pubblico PIL” come “risposta prudente”, vedi, altre privatizzazioni.
(Quando l’Italia in dieci anni è il paese la cui spesa pubblica è aumentata di meno, e si situa nella media bassa europea !!!http://www.econopoly.ilsole24ore.com/2018/02/26/pil-sviluppo-tagli-spesa/)
Risalta sempre da tutte le letterine l’ossessione per la spesa di pensioni di vecchiaia, attorno al 15% del Pil che s’ha da tagliare in tutti i modi, chissà, uccidendo prematuramente i vecchietti? La scelta politica del “contributivo” oramai già fatta propria da tutti i governi senza quasi batter ciglio si evidenzia in frasi come:
“Nel rispetto dei principi di equità e proporzionalità, si potrebbero conseguire risparmi consistenti intervenendo su pensioni di importo elevato che non corrispondono ai contributi versati”.
Il sistema fiscale poi va riformato in senso pro capitale (investimenti esteri) e pro lavoro (riduzione costo e salari): va inserita una tassa “patrimoniale”, è ripetuto in tutte le letterine, che tradotto significa IMU PRIMA CASA. Tutti gli asset degli italiani vanno ipotecati, pubblici e privati, sempre con la scusa del debito pubblico che non ci vogliono lasciare la libertà di ridurre come crediamo meglio. Hanno troppa fretta di passare all’incasso. Ma il diavolo si dimentica di far bene i coperchi. E infatti traspare da tutti questi testi. Per favorire la “patrimoniale”, la Commissione raccomanda di rivedere gli estimi catastali – lacrime e sangue – così come non piacciono le agevolazioni fiscali, e viene ripetuta la necessità dell’estensione dell’obbligo della fatturazione elettronica per tutte le operazioni DEL SETTORE PRIVATO DAL 2019.
Il Consiglio non è contento dell’innalzamento dei limiti per i pagamenti in contanti perché “potrebbe scoraggiare l’uso dei pagamenti elettronici la cui obbligatorietà può migliorare l’adempimento degli obblighi fiscali” contravvenendo alle sue stesse regole dei Trattati che considerano moneta a corso legale banconote, monetine ed eventualmente le riserve delle banche centrali. Full stop. Ma che fosse particolarmente amica degli interessi delle banche, già si sapeva. Vi spiego solo in quali frasi questo fatto odioso è ben visibile.
E’ richiesta anche una riforma del sistema giudiziario italiano in modo da accelerare i processi e da facilitare la normativa delle insolvenze, in altra letterina si dirà che va imposta la disciplina dell’insolvenza stragiudiziale, in altre parole il pignoramento diretto senza l’accordo del giudice. Che si sappia.
In materia di concorrenza, fiore all’occhiello della Commissione in cui ha dimostrato tutto il tradimento della sua “missione”, in particolare favorendo i potentati, gli oligopoli e le intese sui prezzi, gli abusi di posizione dominante che essa stessa a parole denuncia e che essa stessa negli atti permette (cfr. Suez Gaz de France ad esempio), si auspica la “liberalizzazione” dei servizi professionali, dei trasporti pubblici locali, delle ferrovie e della distribuzione oltre a una riforma degli appalti pubblici per darla più facilmente a grossi gruppi multinazionali esteri. L’uberizzazione della società per cui la Francia sta messa sotto sopra.
Si richiede di accelerare l’incostituzionale riforma delle banche popolari e cooperative:
“la piena attuazione delle riforme delle grandi banche popolari e delle piccole banche cooperative rafforzerebbe lo stato di salute generale del settore bancario” oltre ad accelerare la rinegoziazione dei crediti deteriorati.
Elogi per il Jobs Act, e riforma della scuola che procede secondo “le previsioni”, ma chiediamolo agli addetti, che si lamentano per la carenza di carta igienica, e pur tuttavia il Consiglio si ritiene soddisfatto.
A rischio povertà ben il 30% delle persone, ma non è che il Consiglio proponga niente di che per contrastarla, anzi, da quanto abbiamo visto ne peggiorerebbe solo il quadro.
In sintesi il Consiglio raccomanda – NON VINCOLANTE !! – una crescita nominale della spesa pubblica netta non superiore allo 0.1% nel 2019, la riforma dei valori catastali, la fattura elettronica, la riduzione dei contanti permessi, la riduzione del peso delle pensioni di vecchiaia, l’accelerazione dei processi, lo smaltimento dei crediti deteriorati, una riforma in materia di insolvenza, migliorare l’accesso delle imprese alle borse, e blablabla. Un programma POLITICO che nessuno di noi ha votato.
Nell’opinione della Commissione europea del 23 ottobre scorso sul def, si noti che sulla base delle raccomandazioni NON vincolanti di cui sopra, di impegni presi da governi precedenti, e di oroscopi sul futuro, la Commissione ribadisce il concetto delle clausole di salvaguardia, da adottare, ridurre il deficit su PIL e la spesa pubblica ecc.
Concetti e ingiunzioni paradossali ribaditi nell’ultima letterona del 21 novembre dove la Commissione, indispettita, ingiunge all’Italia di chiedere più crediti alla BEI! con la minaccia di richiedere un deposito infruttifero in caso di inadempimento dei suoi ordini paradossali!
Questa gabbia assomiglia sempre di più all’Unione dell’Africa occidentale dove un Tesoro richiede denari veri, in cambio di promesse di pagamento (CFA) molto care per i mal capitati “beneficiari”, ridotti allo stato di bisogno da una costruzione di istituzioni strozzine e usuraie che riescono a far firmare trattati capestro a una banda di politici corrotti.
Si ripete la necessità di “riforme strutturali”, di riduzione delle pensioni di vecchiaia, di introduzione della fatturazione elettronica, le privatizzazioni, la trasformazione in spa delle banche popolari, la finanziarizzazione delle PMI, e tutte le altre virgole di cui non voglio più riferire, perché sono solo dettagli fiscali lanciati come polvere negli occhi per far dimenticare l’assurdità e il paradosso del contesto: i coperchi.
Il succo è questo: che si vorrebbe che mantenessimo l’impegno preso da governi precedenti e illegittimi di ridurre il rapporto debito/pil ad un certo ritmo, ma si vuole che lo si faccia come vogliono le istituzioni, con più austerity, meno spesa pubblica, meno deficit/pil (allorquando siamo i più virtuosi su questo criterio), più privatizzazioni di tutto, imu prima casa, lotta al contante, agevolazione dei pignoramenti stragiudiziali e tutto quanto evidenziato sopra.
Il coperchio è questo: che le misure richieste sono incostituzionali (banche popolari, demanio, imu prima casa) e altre sono antieuropee (riduzione contante, fattura elettronica, interpretazione della disciplina “concorrenza”, obbligo a privatizzare cfr.)
E che quindi va evidenziato questo: a livello europeo, nessuno è mai stato così virtuoso con il rapporto deficit pil, che mentre noi rispettavamo scrupolosamente gli altri paesi con alto debito come la Spagna o la Francia arrivavano negli anni scorsi anche all’8%, evitando il nostro tasso. Il premio è questo: ancora maggiore austerity, ancora più doppi lacci “per il nostro bene”, ancora più perversione.
Non solo, ma non sta scritto in alcun testo di legge europeo che noi dobbiamo fare il 2%. Né è scritto in quei trattati capestro che dobbiamo seguire le metodologie scelte dalla Commissione per rispettare il nostro impegno a ridurre il debito pubblico e ad aumentare domanda interna e pil. Questi sono tutti abusi di posizione dominante di alcuni paesi e di alcuni settori europei che si stanno accanendo sull’Italia e nel fare questo dimenticano che sono del tutto illegittimi, così come è illegittimo il MES, come è illegittima la richiesta di privatizzare, come è illegale, anti trattati UE la richiesta di ridurre il contante. Queste sono le contraddizioni da mettere avanti e da utilizzare come uno strumento per proteggerci dalla pazzia scrizofrenica e sadica di una classe di sedicenti europeisti che sono come minimo perversi o semplici marionette della finanza internazionale.
Nforcheri 7/12/18
Altri riferimenti
https://scenarieconomici.it/ue-il-non-mercato-e-la-non-moneta/
ABC: Il principio di sussidiarietà secondo l’UE
Francia-Africa: ipocrisia vomitevole
Il meccanismo d’asta in Francia
Trattati UE: il diavolo è nei dettagli
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