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Energia

Il Kazakistan vuole 160 miliardi di Dollari dalle Multinazionali del petrolio

lo sfruttamento del giaacimento Kashagan non ha avuto il successo che ENI spa, Shell Plc, ExxonMobil Corp. e TotalEnergies SE avevano promesso, e ora il kazakistan, che controlla il progetto, vuole un rimborso multimiliardario

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La battaglia legale del Kazakistan contro le major petrolifere internazionali coinvolte nel giacimento di Kashagan si è intensificata ed è salita di livello, con le richieste della nazione centro asiatica che ora superano  i 160 miliardi di dollari.

Il progetto Kashagan, un enorme giacimento offshore nel Mar Caspio, è stato afflitto da ritardi e sovraccarichi di costi sin dal suo inizio, oltre due decenni fa. I principali operatori del settore, tra cui Eni SpA, Shell Plc, ExxonMobil Corp. e TotalEnergies SE, sono coinvolti nel fuoco incrociato, in quanto il Kazakistan chiede di essere risarcito per i mancati introiti e le promesse non mantenute. Il tribunale arbitrale ha recentemente deciso di riunire le richieste di risarcimento in un unico caso, respingendo le richieste delle compagnie di gestirle separatamente. Questo ha messo ulteriore pressione alle aziende coinvolte, che si trovano ad affrontare un fronte unito da parte del Kazakistan nel procedimento legale in corso.

Giacimento Kasangan – fonte Reserchgate

Il giacimento di Kashagan, scoperto alla fine degli anni ’90, è stato salutato come una delle più grandi scoperte di petrolio della storia recente. Tuttavia, il suo sviluppo è stato tutt’altro che tranquillo. Le sfide tecniche, tra cui le difficili condizioni ambientali e le alte concentrazioni di idrogeno solforato nel giacimento, hanno afflitto il progetto fin dall’inizio. La concentrazione di idrogeno solforato direttamente dal pozzo è stimata al 17%, un livello a cui anche solo poche respirazioni possono essere letali.

Il budget iniziale del progetto, pari a 10 miliardi di dollari, è presto lievitato a 55 miliardi di dollari, e il giacimento ha iniziato la produzione solo nel 2013, con otto anni di ritardo rispetto alla tabella di marcia.

Anche dopo l’avvio della produzione, il progetto ha dovuto affrontare delle battute d’arresto. Una perdita nell’oleodotto, appena un mese dopo il pompaggio del primo petrolio, ha portato a un arresto delle operazioni, che sono riprese solo nel 2016. Quindi problemi operativi hanno dimeezzzato la produzione nel 2022.  Nonostante queste sfide, l’anno scorso Kashagan ha prodotto una media di 400.000 barili al giorno, molto al di sotto del picco di 1,5 milioni di barili al giorno previsto.

Insomma si tratta di un progetto molto complicato che non è andato esattamente come doveva andare, ma a tutte le parti conviene trovare un accordo che permetta di sfruttare finalmente queste enormi risorse.


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