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Il Kazakistan trascina le grandi compagnie petrolifere davanti al tribunale svizzero con una causa da 166 miliardi di dollari

Il Kazakistan ha presentato istanza di arbitrato presso un tribunale svizzero nella sua causa contro le principali compagnie petrolifere internazionali, poiché il produttore OPEC+ chiede miliardi di dollari di risarcimento alle grandi compagnie petrolifere per ritardi contrattuali, corruzione e costi eccessivi, secondo quanto riferito da fonti vicine alla vicenda a Bloomberg.
Il Paese, dove grandi compagnie internazionali come ExxonMobil, Chevron, Shell, Eni e TotalEnergies hanno sviluppato enormi giacimenti petroliferi, ha due cause di arbitrato separate con richieste di risarcimento danni per un totale di 166 miliardi di dollari nei confronti delle grandi compagnie, principalmente a causa delle perdite di entrate dovute ai ritardi nel giacimento petrolifero di Kashagan.
Kashagan è sviluppato dal consorzio North Caspian Project, composto da grandi compagnie internazionali e dalla compagnia petrolifera statale kazaka KazMunayGas. Gli azionisti del consorzio includono KazMunayGas con il 16,88%, Eni, Shell, ExxonMobil e TotalEnergies con il 16,81% ciascuna, la cinese CNPC con l’8,33% e la giapponese INPEX Ltd con il restante 7,56%.
Il Kazakistan sta inoltre chiedendo 15 milioni di dollari più gli interessi a Eni e ad altre società che, secondo quanto sostiene, sarebbero state coinvolte in casi di corruzione relativi a contratti per lo sviluppo di giacimenti petroliferi. Il Paese spera che il caso svizzero utilizzi le prove raccolte dalle deposizioni e dai procedimenti giudiziari a Houston e nei tribunali italiani per dimostrare ai giudici che si è verificato un caso di corruzione.
Nel 2016, i pubblici ministeri italiani hanno archiviato un caso contro Eni per presunta corruzione relativa alle attività commerciali della compagnia petrolifera in Kazakistan.
Contattata da Bloomberg, Eni ha risposto alle domande affermando: “Ci risulta che tali accuse fossero contenute nella richiesta di documenti presentata negli Stati Uniti da PSA LLC, che è stata successivamente respinta dal tribunale di Houston, fatta eccezione per la fornitura di alcune procedure generiche di conformità di Eni”.
“Queste accuse si basano sugli stessi schemi per i quali Eni è stata completamente scagionata dalle autorità italiane a seguito delle indagini condotte più di dieci anni fa. Riteniamo quindi che non vi sia alcun fondamento per queste accuse contro qualsiasi società Eni”.
All’inizio di quest’anno, una corte d’appello kazaka si è schierata con le grandi compagnie petrolifere internazionali che gestiscono il giacimento di Kashagan, annullando una multa di 4,4 miliardi di dollari per inquinamento da zolfo dovuto alle pratiche di stoccaggio del sottoprodotto.
Domande e risposte
- Perché il Kazakistan ha scelto un tribunale svizzero? La Svizzera è una sede neutrale e rinomata per gli arbitrati internazionali, specialmente in dispute commerciali complesse e di alto valore. Spesso, i contratti internazionali (come quelli per lo sfruttamento petrolifero) prevedono clausole che designano sedi arbitrali neutre, come Ginevra o Zurigo, per risolvere eventuali contenziosi. Questo garantisce che nessuna delle parti stia “giocando in casa”, offrendo un quadro giuridico stabile e imparziale per dirimere questioni miliardarie che coinvolgono attori statali e multinazionali.
- Cosa rischiano concretamente le compagnie petrolifere come Eni o Shell? Oltre all’immediato rischio finanziario, che in caso di sconfitta totale sarebbe esorbitante (166 miliardi di dollari), le compagnie rischiano una revisione dei loro contratti futuri e un danno reputazionale. Una sentenza sfavorevole potrebbe creare un precedente, incoraggiando altri paesi produttori a rinegoziare accordi pregressi, specialmente sui profitti e sui costi operativi. Anche se la cifra richiesta è probabilmente una posizione negoziale, la minaccia di dover pagare decine di miliardi o perdere concessioni strategiche è molto concreta.
- Questa causa avrà un impatto sul prezzo del petrolio? È improbabile nell’immediato. Queste dispute arbitrali durano anni e si svolgono a porte chiuse. La produzione di Kashagan, per ora, continua. Tuttavia, nel lungo termine, un’escalation della disputa potrebbe creare incertezza sugli investimenti futuri in Kazakistan, un produttore chiave. Se il contenzioso portasse a un blocco della produzione o a un cambio di gestione del giacimento (uno scenario estremo), l’impatto sull’offerta globale potrebbe farsi sentire, ma per ora resta una questione puramente legale e finanziaria.









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