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Scienza

Il Grande Reset cosmico: quando un bombardamento celeste cambiò la Storia della Terra, il Clima

Un bombardamento di comete frammentate colpì la Terra 12.800 anni fa: dai fondali della Baia di Baffin arrivano le prove definitive che spiegano il mistero del Dryas Recente.

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C’è un mistero che da decenni tormenta geologi, climatologi e archeologi. Un “caso freddo”, nel senso più letterale del termine, avvenuto circa 12.800 anni fa. Improvvisamente, mentre la Terra stava uscendo dall’ultima Era Glaciale e le temperature si stavano alzando, il pianeta precipitò di nuovo in un gelo profondo, un periodo noto come Dryas Recente (Younger Dryas). Cosa causò questo raffreddamento improvviso, l’estinzione della megafauna (come i mammut) e il crollo della cultura Clovis in Nord America?

La risposta ufficiale, quella che si trova nei manuali standard, parla di un cambiamento nella circolazione oceanica causato dallo scioglimento dei ghiacciai. Ma c’è una teoria più inquietante, a lungo dibattuta e spesso non considerara dall’accademia più rigida, che sta accumulando prove schiaccianti: l’Ipotesi dell’Impatto del Dryas Recente (YDIH). E le nuove conferme arrivano da un luogo inaspettato e remoto: i fondali marini della Baia di Baffin.

Baia di Baffin

Cosa ha colpito la Terra? Non un sasso, ma una pioggia di fuoco

Dimenticate l’immagine cinematografica dell’asteroide unico che colpisce lo Yucatán estinguendo i dinosauri. Quello è l’evento “standard” che lascia un cratere enorme e ben visibile. Lo scenario che emerge dai nuovi studi del professor James Kennett (UC Santa Barbara) e colleghi è più subdolo e, se vogliamo, più terrificante.

Non si trattò di un singolo impatto, ma di un incontro con la scia di detriti di una grande cometa frammentata (probabilmente la progenitrice dell’attuale Cometa Encke). La Terra, nella sua orbita, entrò in questa densa nube di materiale cosmico.

Cometa Encke

Il risultato non fu un unico “bang”, ma una serie di migliaia di esplosioni aeree, note come touchdown airbursts. Immaginate delle detonazioni nucleari multiple che avvengono appena sopra la superficie terrestre o che “toccano” il suolo con getti di gas surriscaldato e onde d’urto devastanti, ma senza necessariamente scavare un cratere profondo nella crosta terrestre. Questi eventi generano temperature e pressioni estreme, capaci di fondere la roccia e vetrificare il suolo, ma lasciano cicatrici effimere che l’erosione cancella rapidamente. Ecco perché è stato così difficile trovare la “pistola fumante”: non cercavamo un buco nel terreno, ma la polvere da sparo sparsa ovunque.

La Baia di Baffin: L’archivio segreto nei fondali marini

Fino ad ora, le prove di questo evento catastrofico erano state trovate solo sulla terraferma. I critici, con quel tipico scetticismo che talvolta sfocia nella cecità selettiva, sostenevano che potesse trattarsi di contaminazioni locali o errori di datazione. Ma il nuovo studio pubblicato su PLOS ONE cambia le carte in tavola.

Il team di ricerca ha analizzato quattro carotaggi prelevati dai fondali della Baia di Baffin, tra la Groenlandia e il Canada, a profondità che variano dai 500 ai 2.400 metri.

Perché è importante? Perché a quelle profondità, sotto tonnellate di sedimenti e acqua, la contaminazione umana moderna è impossibile. Quello che si trova lì, è lì da millenni. E cosa hanno trovato esattamente nello strato di sedimenti risalente a 12.800 anni fa? Un vero e proprio arsenale chimico extraterrestre.

La prova forense: Microsferule, Platino e Vetro Fuso

Analizzando i sedimenti con tecnologie avanzate (microscopia elettronica a scansione e spettrometria di massa), i ricercatori hanno isolato una “firma” inconfondibile, presente in tutti e quattro i carotaggi, perfettamente sincronizzata con l’inizio del raffreddamento climatico.

Microsferule di quarzo trovate a Baffin e in un sito noto per la caduta di materiale da comete nel Sud Carolina

Ecco cosa ci dicono i dati, nudi e crudi:

  • Microsferule Magnetiche e Silicatiche: Sono piccole palline di roccia e metallo fuso. Per crearle servono temperature superiori ai 2.000°C, impossibili da raggiungere con incendi boschivi naturali o vulcanismo ordinario. La loro composizione chimica indica che sono fatte di roccia terrestre “cotta” istantaneamente da un’esplosione cosmica, mescolata con una piccola percentuale di materiale della cometa stessa.

  • Il Picco del Platino: In quello strato specifico c’è un’anomalia di platino e iridio. Questi metalli sono rari sulla crosta terrestre, ma abbondanti nelle comete e negli asteroidi. È la firma digitale dell’impatto.

  • Vetro Fuso (Meltglass): Frammenti di roccia vetrificata che mostrano segni di shock termico violentissimo.

  • Nanoparticelle: Polveri finissime ricche di elementi cosmici che si sono depositate lentamente dopo essere state iniettate nell’atmosfera.

Questi elementi non sono distribuiti a caso,, ma formano un picco preciso, una “linea nera” nella storia geologica che corrisponde al momento esatto in cui il clima impazzì.

Le conseguenze: Un inverno nucleare ante litteram

La ricostruzione degli eventi, alla luce di questi dati, è drammatica. Circa 12.800 anni fa, la Terra attraversa questa scia di detriti. Le esplosioni atmosferiche incendiano vaste aree di biomassa (si stima il 10% delle foreste del pianeta), sollevando immense quantità di fuliggine e polvere.

Questo “inverno da impatto” blocca la luce solare, raffreddando istantaneamente il pianeta. Ma non è tutto. Le esplosioni sopra la calotta glaciale nordamericana (che all’epoca copriva gran parte del Canada) destabilizzano i ghiacciai e rompono le dighe di ghiaccio di enormi laghi proglaciali (come il Lago Agassiz). Un’ondata di acqua dolce gelida si riversa nell’Atlantico del Nord.

Il risultato tecnico è l’interruzione della circolazione termoalina: l’acqua dolce, meno densa, galleggia su quella salata e blocca la Corrente del Golfo. Il sistema di riscaldamento del pianeta si spegne. Le temperature crollano di 10°C in pochi anni, condannando la megafauna e mettendo in ginocchio le popolazioni umane preistoriche.

Conclusioni: La scienza vince sullo scetticismo

Questo studio è un tassello fondamentale. La presenza di questi marcatori in un ambiente marino profondo e incontaminato rende molto difficile per i detrattori liquidare la teoria come un errore di campionamento.

La narrazione di un cambiamento climatico graduale e “tranquillo” viene scardinata dalla violenza di un evento cosmico. La storia della Terra non è un lungo fiume tranquillo, ma è punteggiata da eventi traumatici che ne resettano il corso. E mentre la scienza accademica spesso fatica ad accettare cambi di paradigma, i dati della Baia di Baffin parlano chiaro: 12.800 anni fa il cielo ci cadde sulla testa, e il mondo non fu più lo stesso.

Forse è il caso di guardare al cielo con un po’ più di rispetto, e magari, con quella prudenza che consiglia di non dare mai per scontata la stabilità del nostro piccolo, fragile ecosistema.


Domande e risposte

Perché non è stato trovato un grande cratere come quello dei dinosauri? La differenza sta nella natura dell’impatto. L’evento del Dryas Recente non fu causato da un unico corpo solido che colpì il suolo, ma da frammenti di una cometa disintegrata che esplosero nell’atmosfera (airbursts). Queste esplosioni, simili all’evento di Tunguska del 1908 ma su scala globale, generarono calore e pressione devastanti capaci di fondere il suolo, senza però scavare crateri profondi. Le tracce lasciate sono “effimere” a livello geologico superficiale, ma chimicamente indelebili nei sedimenti.

Esiste ancora un dibattito scientifico su questa teoria o è ormai certa? Nonostante le prove si stiano accumulando, il dibattito rimane acceso. Alcuni scienziati continuano a sostenere che i marcatori trovati (come il platino o le microsferule) possano avere origini vulcaniche o altri processi terrestri rari. Tuttavia, la scoperta di questi elementi nella Baia di Baffin, in sedimenti marini profondi e incontaminati, rende le spiegazioni alternative sempre meno plausibili. La teoria dell’impatto sta passando da “ipotesi controversa” a spiegazione più probabile basata sui dati fisici.

Quali implicazioni ha questa scoperta per noi oggi? Ci ricorda la fragilità del nostro sistema climatico e della nostra civiltà di fronte a eventi cosmici. Se un evento simile accadesse oggi, le conseguenze per le infrastrutture elettriche, l’agricoltura e il clima sarebbero catastrofiche. Inoltre, conferma che cambiamenti climatici rapidi e radicali possono essere innescati da fattori esterni improvvisi, non solo da processi lenti e graduali. Comprendere il passato è fondamentale per calcolare i rischi futuri che provengono dallo spazio

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