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Il Giappone cerca di abbandonare l’obbligo alle auto emissione zero e gli obblighi climatici

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Mentre Unione Europea e Giappone sono in piena estasi climatica,  il Giappone sembra essere nel mezzo di un cambiamento di posizione che darà importanza ad altri fattori di peso maggiore rispetto alla neutralità carbonica.

Infatti, questa settimana è stato riferito che il Giappone stava spingendo per “rimuovere un obiettivo per i veicoli a emissioni zero da un comunicato del G7 atteso per questa settimana”, secondo la Reuters che ha citato una bozza proposta.

Il riferimento giapponese che è stato rimosso riguardava un “obiettivo collettivo di almeno il 50% di veicoli a emissioni zero entro il 2030”. È stato sostituito con l’obiettivo, dal suono molto meno definitivo, di “aumentare in modo significativo la vendita, la quota e l’adozione di veicoli leggeri a emissioni zero, riconoscendo la gamma di percorsi che i membri stanno adottando per avvicinarsi a questi obiettivi”.

Secondo il rapporto, la modifica “annacquerebbe” il linguaggio esistente sul cambiamento climatico, mentre l’industria automobilistica giapponese continua a subire le critiche degli ambientalisti che sostengono che si stia muovendo troppo lentamente per adottare veicoli a zero emissioni.

Sentendo chiaramente il peso di un cambiamento forzato da parte del governo per l’intero settore, la scorsa settimana il capo della Toyota avrebbe fatto pressioni sul governo giapponese per chiarire che “sostiene i veicoli ibridi tanto quanto le batterie elettriche a zero emissioni”.

Il Paese aveva anche spinto, separatamente, per l’eliminazione del requisito per cui tutte le vendite di auto e furgoni nuovi nei Paesi del G7 dovessero essere “veicoli a emissioni zero” entro il 2035. La data del 2035 non è stata inclusa nella dichiarazione finale, si legge nel rapporto, ed è stata invece sostituita con l’obiettivo di raggiungere un “settore stradale altamente decarbonizzato entro il 2030” aumentando “significativamente” le vendite di veicoli a emissioni zero.

Quindi anche il Giappone inizia a fare un bagno di realismo, rendendosi conto che, senza nuove tecnologie e miracoli, non ci sarà nessuna transizione ecologica. Pecato che lo stesso non si possa dire dell’Europa.

 

 

 

 

 


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