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Il Giappone aumenterà i sussidi per il carburante, in attesa di cancellare le tasse

Svolta in Giappone: addio alle “eterne” tasse sulla benzina. Una misura storica per aiutare le famiglie, ma che ora crea un buco da 10 miliardi nel bilancio statale

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Il Giappone aumenterà gradualmente i sussidi sul carburante per le famiglie fino all’abolizione delle tasse sulla benzina e sul diesel alla fine di quest’anno e nell’aprile del prossimo anno, con l’obiettivo di evitare che i consumatori debbano attendere fino al 2026 per fare rifornimento con carburante più economico.

La scorsa settimana i partiti di governo e di opposizione giapponesi hanno concordato di abolire il sovrapprezzo sulla benzina alla fine dell’anno e la tassa sul diesel nell’aprile del prossimo anno, al fine di alleviare il costo della vita delle famiglie a fronte dell’impennata dei prezzi del carburante.

La tassa giapponese sul carburante è stata introdotta negli anni ’70 come “misura temporanea” mentre il Paese stava potenziando la costruzione di strade. Un po’ come le accise italiane in Italia, sempre temporanee per coprire qualche evento, ma poi diventate permanenti.

Invece, la tassa è rimasta in vigore per 50 anni, fino a quando i principali partiti politici hanno concordato di abolirla.

Tuttavia, per attenuare l’effetto dei tagli fiscali fino alla loro entrata in vigore, il Giappone aumenterà i sussidi per la benzina e il gasolio alle famiglie in più fasi a partire dalla prossima settimana. La misura ha lo scopo di incentivare i consumatori ad acquistare carburante entro la fine dell’anno e non aspettare il 1° gennaio 2026 per fare rifornimento.

Questi sussidi termineranno quando saranno abolite le tasse sulla benzina e sul gasolio.

La questione che il governo dovrà affrontare in futuro è come compensare le entrate perse derivanti dalle imposte sulla benzina e sul diesel. Il bilancio giapponese subirà una perdita di circa 9,8 miliardi di dollari (1,5 trilioni di yen giapponesi) a causa dell’abolizione delle imposte.

I partiti di governo e di opposizione prenderanno in considerazione varie misure per compensare il calo delle entrate, tra cui la riduzione delle spese, la riduzione di alcune agevolazioni fiscali speciali per le società o l’aumento dell’imposta sul reddito per i redditi più elevati.

Secondo un accordo multipartitico tra i sei principali partiti del Paese, entro la fine dell’anno i partiti dovrebbero decidere quali misure adottare per compensare il calo delle entrate fiscali.  Interessante è che la decisione abbia un’ampia maggioranza in parlamento, appoggiata anche dal centro sinistra.

Bisogna mettere comunque in evidenza il fatto che il Giappone percorra una strada esattamente opposta alla UE, dove si pesa di appesantire il carico fiscale sulle famiglie con l’0ampiamento delle tasse sul carbonio, con lo schema ETS-2. La Commissione non risponde politicamente ed ha un interesse secondario nel benessere dei cittadini, quindi può permetterselo. Il primo ministro giapponese no.

Domande e risposte

  • Perché il Giappone aumenta i sussidi prima di tagliare le tasse? È una mossa tecnica per evitare un crollo della domanda. Se i cittadini sapessero che il prezzo scenderà tra poche settimane, smetterebbero di fare rifornimento oggi. L’aumento dei sussidi serve a “coprire” questo periodo di attesa, neutralizzando il vantaggio di aspettare e mantenendo così stabili i consumi di carburante.
  • Queste tasse sul carburante erano davvero “temporanee”? Ironicamente, sì. Furono introdotte negli anni ’70 per finanziare la costruzione della rete stradale nazionale, con la promessa di essere una misura a tempo. Come spesso accade con le imposte, il “temporaneo” è durato mezzo secolo, fino all’accordo politico di questi giorni per la loro definitiva abolizione.
  • Come farà il governo a coprire il buco di bilancio da quasi 10 miliardi? Questo è il nodo cruciale. La manovra costa cara. I partiti stanno valutando diverse opzioni per trovare i 9,8 miliardi di dollari mancanti. Le ipotesi principali sono tre: tagliare la spesa pubblica, eliminare alcuni sconti fiscali concessi alle grandi aziende, oppure aumentare le tasse per i cittadini più ricchi. Comunque la decisione va in senso opposto a quanto accade in Europa.
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