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Il Giappone accende il Laser: al via i test della nuova arma da 100 kW. La risposta “low-cost” alle minacce cinesi

Il Giappone avvia i test in mare del nuovo laser da 100 kW sulla nave Asuka. Una risposta tecnologica e “low-cost” per abbattere droni e mortai senza sprecare missili milionari. Il “magazine infinito” diventa realtà

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La Marina giapponese non sta più a guardare. In un contesto di tensioni geopolitiche crescenti nel Pacifico, con una Cina sempre più assertiva, Tokyo accelera sulla tecnologia militare d’avanguardia. È iniziata la fase cruciale dei test in mare per il nuovo sistema d’arma laser da 100 kilowatt, installato sulla nave sperimentale Asuka.

Non stiamo parlando di fantascienza, ma di una solida realtà industriale e strategica. Sviluppato dall’ATLA (l’agenzia del Ministero della Difesa per la tecnologia e la logistica), questo sistema rappresenta il culmine di oltre un decennio di ricerca giapponese nel settore delle armi a energia diretta. L’obiettivo? Creare uno scudo efficace ed economico contro droni e minacce aeree a corto raggio.

Una tecnologia “Made in Japan”

Il sistema non è un semplice acquisto “off-the-shelf”, ma un prodotto dell‘ingegno domestico, aspetto che farà piacere ai sostenitori della sovranità industriale. Ecco i dettagli tecnici rilevanti:

  • Potenza: Il sistema combina dieci laser a fibra ottica da 10 kW ciascuno (prodotti in Giappone) per generare un raggio unificato superiore ai 100 kW.

  • Dimensioni: L’intero apparato è alloggiato in due moduli grandi quanto container da 40 piedi (circa 12 metri), contenenti l’array laser, le ottiche di controllo del fascio, la gestione energetica e i sistemi di raffreddamento.

  • Piattaforma: È montato sul ponte posteriore della nave Asuka, collegato direttamente ai sistemi di alimentazione interna dell’imbarcazione.

Come dovrebbe funzionare un Laser in ambiente navale

L’economia di guerra: il “Magazine Infinito”

Qui arriviamo al punto che piacerà ai nostri lettori attenti ai bilanci. La guerra moderna, come dimostrano i recenti conflitti, è diventata insostenibilmente costosa per chi si difende: abbattere un drone da 1.000 dollari con un missile che ne costa 500.000 è una strategia perdente nel lungo periodo.

Il laser giapponese inverte questa equazione. Il costo per colpo è ridotto essenzialmente al prezzo dell’elettricità consumata.

“Finché è disponibile sufficiente energia elettrica, il sistema può continuare a ingaggiare bersagli senza rimanere senza munizioni”, affermano i funzionari dell’ATLA.

È il concetto di “magazine illimitato”. Niente logistica complessa per il riarmo, niente stive piene di esplosivi pericolosi. Solo generatori e fotoni. L’unico limite è che, attualmente, questa arma non è sufficientemente potente per distruggere importanti minacce tattiche come i missili, ma è efficace solo contro droni o piccoli obiettivi come i proiettili di mortaio.

I prossimi passi

Dopo aver già dimostrato di poter abbattere droni e colpi di mortaio in test a terra all’inizio di quest’anno, l’ATLA passa ora alla fase marittima.

  1. Test attuali: Rilevamento e tracciamento di bersagli veloci da una nave in movimento (una sfida non da poco per i sensori e gli specchi di puntamento).

  2. 2026: Test di intercettazione e distruzione di proiettili reali sopra l’acqua.

Sebbene l’obiettivo a lungo termine sia la difesa antimissile, per ora il Giappone si concentra pragmaticamente su droni e fuoco indiretto. Un passo alla volta, ma con la determinazione di chi sa che il vicino di casa sta diventando ingombrante.

Domande e risposte

Il laser può sostituire completamente i missili difensivi?

No, non nel breve termine. Attualmente, il sistema da 100 kW è progettato per minacce “morbide” o a corto raggio come droni e proiettili di mortao. I missili balistici o ipersonici richiedono potenze molto superiori e raggi d’azione più lunghi. Il laser agirà come complemento economico per gestire sciami di minacce a basso costo, lasciando ai costosi missili intercettori il compito di occuparsi delle minacce più gravi e complesse. È una questione di efficienza economica e tattica.

Quali sono i limiti principali di quest’arma?

Il limite principale è l’atmosfera. Condizioni meteorologiche avverse come nebbia, pioggia, nuvole basse o turbolenze atmosferiche possono disperdere il fascio laser, riducendone drasticamente la potenza e la portata (il cosiddetto “blooming”). Inoltre, il sistema richiede enormi quantità di energia elettrica e sistemi di raffreddamento avanzati, il che limita le piattaforme navali su cui può essere installato. Non è un’arma “ogni tempo” come un cannone cinetico.

Perché il Giappone sta investendo così tanto in questa tecnologia ora?

È una risposta diretta all’evoluzione della minaccia cinese e alla proliferazione dei droni. La Cina dispone di un vasto arsenale di droni e munizioni circuitanti (loitering munitions) a basso costo. Il Giappone, con una popolazione in calo e budget da gestire attentamente, ha bisogno di un “moltiplicatore di forza” che non richieda munizioni fisiche costose. Sviluppare tecnologia domestica (come fatto anche con i railgun) garantisce inoltre indipendenza strategica e ricadute industriali positive.

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