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IL FALLIMENTO DI BARNIER E DELL’UNIONE EUROPEA. Ora quali saranno i prossimi?

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Ormai Brexit è deciso: il Parlamento inglese ha votato, la Regina ha firmato, manca solo la delibra del Parlamento Europeo, questa settimana, ed i giochi sono fatti. Certo, ci sarà un anno di trattativa per definire l’accordo commerciale fra le due parti. Ci saranno delle discussioni complesse, come quelle per i diritti di pesca, ma un Hard Brexit sembra scongiurato, almeno su tutti i campi, anche se non è detto che su qualche tema specifico non si giunga ad un accordo e si esca brutalmente.

A Bruxelles ed a Strasburgo non ci saranno festeggiamenti, perfino l’ora in cui verrà calata la bandiera viene mantenuta segreta. A Londra invece ci saranno grandi celebrazioni, monete commemorative, ed il Regno Unito festeggerà. La cosa non sarà tutta rose e fiori: ad esempio la camera dei Lord, non eletta, che rappresenta l’élite unionista, cercherà di mettersi per traverso, ma sembra ormai che il cammino sia tracciato.

Chi esce perdente, completamente perdente? Michel Barnier e la burocrazia ottusa di Bruxelles. Barnier, un francese dalla visione rigida, la persona meno indicata per la missione, era stata scelta con un obiettivo preciso:

 

 

Io avrò avuto successo nel mio mandato se potrò porre delle condizioni talmente dure ai britannici che avrebbero preferito restare nell’Unione“. Pr lui, per Bruxelles, gli inglesi erano dei disertori da punire duramente, in modo che nessun altro potesse neppure pensare a seguire l’esempio britannico.  Invece gli è andata male, il Regno Unito esce , e questo è sicuro, e nonostante due anni di tira e molla, di minacce , di ricatti, di  imposizioni le condizioni non saranno neanche tanto  dure quanto avrebbe voluto il “Negoziatore” , anzi, saranno tutto sommato soft. Gli inglesi dovranno pagare un riscatto, ma tutto sommato contenuto, sui 27 miliardi di euro, a scalare negli anni , più una somma per le pensioni dei funzionari della Comunità. Il deputato conservatore Dan Hannan afferma che tre paesi saranno i prossimi ad uscire , con in testa Italia, per motivi economici, e Paesi Bassi, con un referendum “Brexit style”. Comunque l’unione è agli sgoccioli, in qualsiasi modo si veda la cosa.

 


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