Attualità
IL FALLIMENTO DELL’EURO: NON MANCA UN MINISTRO DELLE FINANZE, MANCA UN’ECONOMIA COMUNE.
Ieri mi è capitato di leggere un interessante valutazione delle parole di Naryana Kocherlakota, Governatore della Fed di Minneapolis dal 2009 al 31/12/2015 , quindi membro del FOMC dove era passato dalle posizioni di Falco a quelle di Colomba, arrivando ad ottobre a teorizzare il passaggio dallo ZIRP (zero interest rate policy) alla NIRP (negative interest rate policy), i tassi negativi . Recentemente è tornato sul tema, affermando che “Andare sui tassi negativi è una una politica monetaria rischiosa, ma appropriata” e necessaria perchè i politici hanno “Causato un terribile fallimento nella politica fiscale” aggiungendo che “Il governo USA dovrebbe emettere quel debito che il pubblico vuole così disperatamente ed utilizzarne il risultato per effettuare investimenti di valore sociale”.
In pratica la politica monetaria viene ad essere così estrema perchè i governi non sono in grado di coglierne l’occasione per effettuare quegli investimenti necessari dal punto di vista sociale e che quindi portano alla ripresa del ciclo economico.
Il punto di vista è interessante e si incrocia con il recente discorso fatto dai presidenti delle Banche centrali tedesche e francesi sulla necessità di un ministro delle finanze europeo per poter porre in atto quelle “Riforme necessarie alla ripresa”.
Il discorso è riporta in evidenza la totale insufficienza della politica e l’azione dei tecnici per cercare di compensare la lacuna risultante. Una immagine molto diffusa nell’immaginario collettivo, ma una immagine vera ? L’incapacità operativa di molti politici viene a derivare direttamente da quei vincoli voluti dai tecnici nel processo progressivo di “Sterilizzazione” della moneta e delle banche centrali dal potere politico. Vogliamo riportare alla memoria il discorso più volte ripreso da Savona circa il processo che portò al divorzio fra la Banca d’Italia ed il Tesoro ? Vogliamo rivedere l’infernale meccanismo messo in atto da Jacques Delors quasi come un esercizio tecnico fra le varie banche centrali e che poi portò alla nascita dell’euro ? Oppure dei limiti tecnici insensati che furono posti nel trattato di Maastricht ?
Ora immaginiamo che l’Unione Europea venga ad avere un Ministro delle finanze unico, così come desiderato da qualche illuso direttore di giornale o vecchio guru un po’ rimbambito. Prima di tutto avremmo un problema di nomina : un tedesco alla Schaeuble ? Una sua emissione nordica ? Un socialista francese, abile nell’attività del “Pesce nel barile”? Un Italiano abituato a riempire la testa della gente di fandonie ? Quale processo democratico potrebbe mai nominarlo ? La propria unicità porterebbe, giocoforza, alla punizione delle istanze di alcuni paesi.
Una volta nominato quale politica fiscale verrebbe a perseguire ? Una politica di investimenti e di crescita ? questa sarebbe sgradita alla Germania, così fortemente legata al proprio surplus di bilancio . Una politica di defiscalizzazione del lavoro dipendente ? Una politica del genere , come ha mostrato il Jobs Act, verrebbe ad avere un effetto minimo sull’Italia. Cosa succederebbe al debito pubblico ? Secondo voi paesi che preferiscono non investire in ferrovie e ponti pur di non fare debito sarebbero pronte ad accogliere il nostro strabordante debito (o quello quasi altrettanto abbondate francese…) con le braccia aperte ? Perchè dovrebbero ?
Una decisione del genere sarebbe un perfetto esempio di “Gioco a somma negativa” in cui tutti risultano perdenti indipendentemente dalla soluzione presa. Possibile che sia così difficile capire che problemi economici e monetari diversi, sistemi finanziari ed imprenditoriali diversi, non richiedono un’unica soluzione, ma , al contrario soluzioni fiscali e monetarie completamente diverse ? In questo caso la soluzione della crisi economica europea proviene esattamente dall’opposto di quanto decantato da questi “Tecnici”, ed è nella soluzione dei problemi dei singoli paesi con provvedimenti specifici sia monetari sia fiscali. Del resto pensiamo che possa esservi veramente una soluzione comune per economie con dati così differenti?
Con andamenti divergenti così forti, e dove a divergere non è un piccolo paese da un milione di abitanti, ma un vero e proprio colosso come la Germania, pensate veramente che la soluzione venga da una politica fiscale ed economica unica, e non dal suo esatto opposto ?
La mia sensazione è che chi difende questa idea assurda, dannosa economicamente ed antidemocratica politicamente, non siano altro che i soliti “Rentier politici”, tecnici, politici e giornalisti che cerca di nascondere i propri errori del passato creandone di ancora più grandi, di tappare buchi facendo dei tagli. Questi sono i veri nemici dell’Europa vista come suo insieme e come singolo stato. queste sono le vere persone da combattere, da isolare, come virus di una malattia che impoverisce e crea conflitti. Ormai è necessario affrontare la realtà e trovare nuove cure, invece che farsi rodere dalle cancrene del passato.
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