Euro
Analisi sui cambi europei pre-euro: quanto le singole valute hanno svalutato sul dollaro dal 1980 al 2000. PIGS come vasi di coccio tra vasi di ferro
Quali sono i Paesi che ci hanno guadagnato entrando nell’euro?
CHI ha davvero avuto quel famoso “dividendo dell’euro” di cui si riempie la bocca tutta la governance euro-pea, compreso i tanti camerieri che sono stati insediati come vassalli in mezza Euro-pa?
E’ oramai risaputo che una moneta comune europea poteva essere fatta esclusivamente in quella che era l’area di influenza del DM (marco tedesco). Germania, Austria, Belgio, Olanda, Lussemburgo e nord Europa in genere potevano certamente avere una moneta unica, anzi, buona parte di essi l’avevano già inconsapevolmente. Il marco tedesco. Di tutta l’Europa, questa era l’unica zona che poteva diventare una AVO (area valutaria ottimale).
Tutte queste nazioni sono accomunate da molte cose che NON ritroviamo in nessuna altra parte d’Europa. Lingue molto simili, religione, abitudini comuni consolidate da secoli e abbinate ad uno sviluppo economico che ha avuto intensi interscambi da almeno 1000 anni, fanno si che questo gruppo di Nazioni possa essere identificato come una sola unica area, appunto l’area-marco-centrica.
A questo esclusivo club, forse, solo la Francia poteva aggiungersi. L’Italia, con i grossi problemi di sottosviluppo del suo mezzogiorno non era affatto pronta. Così come la stragrande maggioranza degli altri Paesi che vi hanno aderito, per non parlare di quei Paesi provenienti dall’ex blocco sovietico che dovrebbero entrare a breve a farne parte.
Mi son dilettato nello studio della “forza” delle monete confluite nell’euro, I risultati sono sorprendenti.
Valore contro dollaro USA delle singole monete e la svalutazione, sia nell’arco di 20 anni, sia come media annua:
Come possiamo ampiamente verificare dai numeri, i Paesi della ex area marco-centrica (n° 6, 7, 8, 9 e 10) hanno dei differenziali davvero risibili che con una politica comune e mirata avrebbero potuto immediatamente colmare i divari. Notiamo di come siano praticamente identici i dati relativi ad Olanda, Germania ed Austria. In posizioni 11,12 e 13 troviamo le “Corone” , danese, norvegese e svedese che non hanno voluto entrare a far parte della moneta unica, tenendosi ben strette le loro monete con annessa sovranità e Banca Centrale indipendente.
Potrebbe essere che i loro politici con annesso contabili abbiano fatto una qualche tabella sui generis che ti fa CAPIRE IMMEDIATAMENTE che Grecia, Portogallo, Spagna e Italia sono i vasi di COCCIO tra i vasi di ferro di manzoniana memoria. La Francia aveva la sue mire di grandeur e ci sarebbe entrata con i conti abbastanza in regola ma, a ben vedere neanche a lei l’euro è convenuto granchè. Vedendo la situazione della Finlandia si capisce il perché in più di un’occasione ha espresso il sentiment contrarian alla moneta unica, minacciando a più riprese di volerne uscire.
Un discorso ancora a parte merita la Sterlina Inglese che, come vediamo, aveva le carte in regola ma dopo lo “scherzetto” del 1992, subito da parte di Soros (come BEN sappiamo vide coinvolta pesantemente anche l’Italia) che costò l’uscita dallo SME con conseguente pesante svalutazione della Sterlina, NON volle MAI più sentir parlare di moneta unica.
Oggi stanno seriamente pensando di abbandonare anche la UE.
In questa analisi mancano volutamente tutti i rapporti debito/PIL che, come abbiamo AMPIAMENTE constatato, NON centrano ASSOLUTAMENTE NULLA. Quasi tutti i Paesi finiti in crisi (tranne Grecia e Italia) avevano il rapp. Debito/PIL ben al di sotto di quella che era la soglia di guardia, con diversi casi in cui questa soglia era abbondantemente inferiore a quella della Germania stessa.
Come vediamo , in 20 anni ne sono accadute di cose: è impressionante la svalutazione della dracma, pari al 917% (ogni anno, mediamente, la valuta greca si è svalutata del 46% circa). Significa che le tensioni interne sul mercato del lavoro e dell’economia greca in generale venivano scaricate sul cambio. Ovvero, per recuperare competitività verso l’esterno, rendendo più attraenti i prodotti ed il turismo greci dal lato offerta all’estero e rendendo molto più costosi i prodotti importati dal lato domanda interna, alla Grecia è servita una svalutazione media annua di quelle proporzioni.
La Grecia si è tenuta in equilibrio in quel modo, migliorando comunque e costantemente la vita ed il PIL della Nazione in quei 20 anni. L’inflazione veniva scaricata giorno per giorno sul cambio. Il PIL pro-capite greco era di $1478 nel 1970, di $5600 nel 1980, di $9153 nel 1990 e di $11784 nel 2000.
Il caso dell’Argentina è emblematico: in dieci anni di vincolo fisso con il dollaro USA, l’Argentina aveva accumulato il 273% di inflazione. Quando il Peso abbandonò cambio fisso con il Dollaro USA, la moneta argentina si ritrovò a quotare 3,73 pesos contro un singolo dollaro USA: recuperò in un sol colpo l’enorme inflazione accumulata.
La stessa dinamica e le stesse considerazioni valgono per tutti i Paesi presi in esame.
Domanda: i ministeri del Tesoro e le ragionerie di Stato dei vari governi una simulazione simile l’avranno mai fatta? Possibile che l’entrare a far parte a tutti i costi nell’esclusivo club della “grande moneta europea” abbia fatto perdere il lume della ragione a chi ha preso una magistralis in economia politica o in econometria e fa parte di staff governativi? Possibile che tutti costoro, abbagliati dal “sogno euro-peo”, abbiano pensato che simili dinamiche secolari si sarebbero interrotte immediatamente?
Possibile che gente del calibro di Trichet, Draghi, Prodi, Kolh, Junker, Papademos, Monti ecc. con tutta la foltissima schiera di economisti alle loro dipendenze abbiano fatto un ERRORE di valutazione così marchiano? Non sapevano che tutte le asimmetrie che erano così evidenti si sarebbero scaricate all’interno delle Nazioni e sui mercati del lavoro in particolare? Il sogno di far diventare tutta l’Euro-pa “virtuosa” come la ex zona marco-centrica si è infranto miseramente con la matematica maestra di vita. Facendo “svegliare” 500 milioni di persone in un incubo senza fine.
Roberto Nardella Economi5Stelle-ARS
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