Attualità
IL DECENNIO PERDUTO EUROPEO E LE POSSIBILI DOLOROSE CURE
Quando si parla di “Decennio perduto” si pensa solitamente al Giappone ed alla sua scarsa crescita a partire dagli anni ’90. Non si può dire che il governo e la banca centrale non abbiano provato a stimolare l’economia, anzi la politica monetaria e quella fiscale sono state più volte espansive, con previsioni di inversione della situazione di stagnazione , come possiamo vedere in questo grafico.
Se pensiamo che il problema sia solo giapponese …. basta che vediamo il sasso di crescita del PIL Italiano degli ultimi 10 anni.
E vediamo come la stagnazione sta diventando mondiale….
Anche noi proveniamo dal nostro decennio di stagnazione, se possibile anche peggiore di quanto vissuto dal Giappone… Ormai anche l’Europa sta vivendo il suo decennio perduto.
Il problema dell’inefficacia delle cure economiche per il Giappone, che si ripresenta pari pari per l’Europa e l’Italia, lo possiamo riassumere in alcuni punti :
a) Una politica monetaria ormai inefficace, legata ai 0 o negativi delle banche centrali;
b) l’assenza di una domanda vigorosa da altre parti del mondo, che possa guidare una crescita eterodiretta;
c) un alto debito pubblico ed un debito privato elevato se confrontato con le possibilità di crescita, il che viene a condurre all’impossibilità di crescita con forti politiche fiscali, ad un develeraging del settore privato (riduzione delle esposizioni) ed un minor moltiplicatore keynesiano per le aspettative ricardiane di una maggiore imposizione ;
d) Tassi molto bassi, con minimi premi temporali , portano ad una forte pressione sia sulla profittabilità sia sui corsi azionari delle aziende di credito, le quali sono quindi molto meno propense ad allargare i prestiti e quindi riducono fortemente l’efficacia della politica monetaria espansiva.
I tassi 0 o negativi vengono a danneggiare talmente tanto i bilanci del settore creditizio da rendere inefficace la classica politica monetaria, perchè le banche non trasmetteranno le riduzioni sui tassi positivi ai propri clienti, e si guarderanno bene dal trasmettere quelli negativi. Il risultato dell’applicazione del NIRP sembra essere una riduzione del credito concesso complessivo.
In una situazione così estrema, quali sono le politiche applicabili ed i loro possibili effetti ?
- POLITICA FISCALE : la classica, con investimenti produttivi finanziati a debito . Questa politica però diventa problematica quando il debito è particolarmente alto e non vi è potestà monetaria (vedi situazione dell’Italia attuale). Se poi portata avanti per troppo tempo vi è il rischio di finanziare progetti d’investimento con utilità marginali sempre minori, cioè progetti costosi ed inutili. Questo è accaduto in Giappone: quando tutte le infrastrutture sono state costruite, dove puoi investire ? Certo, se consideriamo l’Europa vi è uno spazio enorme. Inoltre, se applicata tramite tagli fiscali e non investimenti, potrebbe facilitare il sorgere di bolle come quella immobiliare del 2007 negli USA.
- Helicopter Money. Nient’altro che la ridistribuzione di denaro di denaro dalla banca centrale, sia in forma diretta (banca – cittadini) sia indiretta (banca-stato -cittadini sotto forma di tagli di imposte). L’Helicopter money se ha effetto viene a portare ad una crescita del PIL ed ad una crescita dell’inflazione. I timori nella sua applicazione sono che, una volta accesa l’inflazione, questa possa degenerare in iperinflazione. Si tratta del terrore dei tedeschi che, sinora, hanno fermato ogni tentativo della BCE di sperimentare questo strumento. Inoltre l’innalzarsi dell’inflazione viene a portare ad una redistribuzione della ricchezza dai redditieri con ritorni fissi a chi possiede beni reali o al lavoro.
- DEFAULT . Quando uno stato non ha possibilità di controllare la propria banca centrale ed il debito è non più tollerabile, con tassi di crescita del PIL schiacciati dalla politica fiscale restrittiva e che risultano alla fine inferiori al tasso di crescita del debito, l’unica via di uscita rimane il default del debito. In questo modo si trasferiscono i problemi dal debitore ai creditori, anche se la perdita di fiducia nel debitore può portare ad un periodo di forte stagflazione, con spinte inflazionistiche combinate a stagnazione economica.
- LA LIQUIDAZIONE. Vediamo l’esempio giapponese, che può essere applicato anche all’Europa. Il Giappone ha visto , nel corso degli anni ’90 e dopo il 2000, una forte crescita tecnologica. Eppure la crescita della produttività è stata molto limitata. La crescita tecnologica combinata con le politiche monetarie molto lassiste hanno portato alla sopravvivenza di aziende “Zombie”, economicamente decotte, ma che si reggono in vita sulla disponibilità di risorse finanziarie e con la produttività generata dall’innovazione tecnologica. A questo punto abbiamo fattori produttivi male allocati ed una situazione di forte distorsione di mercato . Come uscirebbero da questa situazione gli economisti classici, diciamo “Ordoliberista”, è la liquidazione. Come disse il segretario del Tesoro Mellon all’inizio della grande depressione “Liquidate tutto”: liquidare aziende, azioni, immobili lavoro, . Liquidare tutto, rimettere tutto in movimento, affinchè il mercato ricrei il proprio equilibrio. Questa fu la soluzione che infatti fu presa agli esordi della Grande Depressione, e che portò a fortissimi sconvolgimenti sociali. Sicuramente il mercato riporterà in equilibrio, ma ne frattempo cosa succederà alle strutture sociali ed alle persone ? L’esperimento ordoliberista degli anni trenta in Germania ci regalò il nazismo….
- IL COMMERCIO. A partire dal 2011, proprio quando sebrava che la crisi mondiale fosse superata, vi è stato un calo nel commercio internazionale che ora è diventato ancora più evidente. Le sue cause a livello di valore possono essere state molte: calo del prezzo delle materie prime, innovazioni tecnologiche a risparmio energetico , protezionismi nascosti, effetti delle guerre valutarie . In generale comunque una ripresa potrebbe venire anche dalla conclusione di patti commerciali (TTP, TTIP etc) con la creazione di aree regionali di libero commercio. Il problema saranno le redistribuzioni di ricchezza all’interno delle singole aree…
- IL MURO. Se la tattica dell’apertura al commercio fallisce, si andrà al suo diretto opposto: il protezionismo, con il recupero dell’occupazione dall’impiego della forza lavoro in produzioni precedentemente dislocate all’estero e l’arresto dei flussi migratori. Non ci sarà ottimizzazione, ma quando la disoccupazione è a due cifre ci sono problemi più pressanti dell’ottimo riccardiano.
Insomma il Giappone ci mostra come, qualsiasi sia la strada che seguiremo per uscire dalla stagnazione, non sarà priva di problemi e di ricadute. La scelta quindi si presenta della massima importanza: perfino la non scelta , il lasciare che gli strumenti del mercato distorto riportino, lentamente e dolorosamente , l’equilibrio è una scelta. Un governo lucido e democratico spiegherebbe le singole scelte e farebbe il popolo parte delle proprie decisioni. Quindi il governo attuale fa di tutto per non farvi capire la tragica realtà della nostra situazione.
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