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Il “Consenso unanime” di Washington: la patata bollente Epstein obbliga la trasparenza, a rischio moltissime carriere politiche
Senato e Camera votano all’unanimità per diffondere i file Epstein, che comunque potranno essere “redatti”. Trump non può evitare di firmare la decisione. Cosa vedremo ?

Il Senato USA cede senza obiezioni: nessuno vuole più opporsi al rilascio dei “File Segreti”
Quando una questione politica e giudiziaria raggiunge un punto di ebollizione tale da minacciare indistintamente tutti gli schieramenti, la capitale americana offre scenari inattesi, spesso caratterizzati da una frettolosa “unanimità”. È quanto accaduto con il dossier Jeffrey Epstein, che da mesi rappresentava una vera e propria patata bollente, trasformata ora in un’ordinanza di evacuazione politica per molti potenti.
In una mossa che ha spazzato via mesi di resistenze, il Senato ha approvato per consenso unanime il disegno di legge già approvato alla Camera con un voto schiacciante (427 a 1), che obbliga il Dipartimento di Giustizia (DOJ) a rendere pubblici tutti i documenti non classificati relativi al defunto finanziere e criminale sessuale Jeffrey Epstein. La legge è ora sul tavolo del Presidente Trump, che, dopo una plateale inversione di marcia, ha promesso di firmarla.
L’opposizione, fino a poco tempo fa guidata da figure di spicco come il Presidente della Camera Mike Johnson e lo stesso Trump, è svanita come neve al sole. Il motivo è semplice, e tecnico: l’enorme pressione bipartisan e della base elettorale, unita all’imminente attivazione della “discharge petition” alla Camera, hanno reso politicamente più costoso opporsi che cedere. Come ha candidamente ammesso Johnson: “Nessuno di noi vuole finire agli atti ed essere accusato in alcun modo di non essere a favore della massima trasparenza”. Un esempio di pragmatismo politico, o di calcolo della paura, a seconda del punto di vista.
I meccanismi della trasparenza forzata
La legge non è solo una dichiarazione d’intenti; è un meccanismo che garantisce la divulgazione entro 30 giorni, con paletti molto chiari:
- Divieto di Redazione Politica: Il DOJ potrà oscurare solo le informazioni relative alle vittime o alle indagini federali in corso.
- Nessuna Scusa per i Potenti: È esplicitamente vietato redigere informazioni basate sul mero “imbarazzo, danno reputazionale o sensibilità politica”.
Questo ultimo punto è la chiave di volta, e la ragione per cui la tempesta politica rischia di colpire trasversalmente. La consapevolezza che nomi di spicco sono già emersi ha creato un precedente destabilizzante. Si vuole scoperchiare il letame, e il rischio è che la puzza si diffonda.
L’effetto Summers e lo tsunami imminente
Le prime tranche di file rilasciati dal Comitato di Vigilanza della Camera hanno già mietuto le prime vittime illustri. L’esempio più lampante è quello dell’ex Segretario al Tesoro e ex Rettore di Harvard, Larry Summers, costretto a ritirarsi da tutti i suoi impegni pubblici e a scomparire dalla scena per le sue imbarazzanti comunicazioni con Epstein.
Il destino di Summers è un monito per la vasta rete di wall street powerbrokers, accademici, e figure politiche che hanno frequentato o scambiato favori con Epstein. La velocità e l’unanimità con cui il Congresso ha agito dimostrano che i centri di potere hanno compreso la tossicità del dossier, decidendo di non assumersi la responsabilità di difendere i nomi compromessi, lasciando che il Dipartimento di Giustizia subisca l’inevitabile “valanga di documenti”.
La posta in gioco è la carriera politica di molti, forse anche di chi è solo marginalmente legato a Epstein. Quando la verità non può più essere arginata, l’unica strategia della classe dirigente è vestire i panni dei campioni della trasparenza, sperando di limitare i danni. Per l’establishment di Washington, l’unica certezza è che, dopo mesi di “melina”, il vaso di Pandora è stato scoperchiato senza possibilità di richiusura.

Majorie Taylor Green, la repubblicana che è giunta a scontrarsi con Trump per rendere pubblici i documenti
Domande e risposte
Perché c’è stata una resa così rapida da parte dei leader che si opponevano al rilascio? Il cedimento è stato innescato dalla pressione congiunta del gruppo bipartisan della Camera, delle sopravvissute e, crucialmente, della base conservatrice (MAGA) che chiedeva a gran voce la trasparenza. Quando i legislatori hanno raccolto le firme necessarie per forzare la votazione (discharge petition), i leader come Trump e lo Speaker Johnson hanno capito che l’opposizione sarebbe stata interpretata come un tentativo di coprire nomi eccellenti, rendendola una posizione politicamente insostenibile. L’unanimità finale è stata una mossa difensiva per evitare ulteriori accuse di “omertà”.
Quali sono le implicazioni del caso di Larry Summers e cosa rischia l’élite politica? Larry Summers, ex Segretario al Tesoro, è l’esempio lampante del danno reputazionale causato dai documenti già emersi: è stato costretto a “fare un passo indietro” da tutti gli incarichi pubblici per la sua corrispondenza con Epstein. Il rischio per l’élite politica è duplice: essere coinvolti direttamente o essere citati marginalmente in contesti compromettenti. Poiché la legge vieta di redigere informazioni per “imbarazzo o sensibilità politica”, molti nomi altolocati, anche se non direttamente coinvolti in reati, vedranno la propria vita professionale distrutta per via della vicinanza dimostrata a un criminale sessuale condannato.
La legge garantisce che tutti i file verranno rilasciati senza censure? No, la legge permette al Dipartimento di Giustizia di applicare delle redazioni. Tuttavia, tali censure devono essere strettamente limitate alla protezione delle identità delle vittime di Epstein e alla salvaguardia di informazioni relative a indagini federali ancora in corso. La parte cruciale e più temuta è che la legge vieta esplicitamente di nascondere informazioni per “danno reputazionale o sensibilità politica”. Questo assicura che il contenuto potenzialmente più devastante per figure pubbliche e potenti venga comunque divulgato.







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