Economia
Il Commercio Marittimo passa a navi più piccole: Un segno di debolezza nel commercio globale
Camb iamento nel commercio mondiale: sempre meno navi portacointainer Super grandi, ULCS, e sempre più navi di medie dimensioni. Un segnale dell’incertezza nel commercio mondiale
Nel settore del trasporto marittimo mondiale è in atto un cambiamento significativo, che segnala una potenziale debolezza nella tendenza di lunga data della globalizzazione e dei volumi commerciali in continua espansione. Gli armatori stanno optando sempre più per navi portacontainer di medie dimensioni rispetto alle navi portacontainer ultralarge (ULCS) che hanno dominato i mari negli ultimi anni. Questo cambiamento riflette una crescente esigenza di flessibilità di fronte alle incertezze commerciali e alle deviazioni del commercio globale.
Questa tedenza, riportata dal Financial Times, è già in atto da diversi mesi, tanto da aver portato a problemi nella gestione delle rotte locali in Estremo Oriente, perché le navi medio piccole, prima usate per le brevi rotte, sono state spostate sulla navigazione a lunga distanza.
Per anni, il mantra dell’industria navale è stato “più grande è meglio”. Spinte dal boom del commercio globale, soprattutto tra Asia ed Europa, le compagnie di navigazione hanno investito molto in navi sempre più grandi, culminando in colossi come la Ever Given, che ha notoriamente bloccato il Canale di Suez nel 2021. Queste ULCS, capaci di trasportare oltre 17.000 container da venti piedi (TEU), sono state progettate per massimizzare l’efficienza sulle principali rotte commerciali.
Tuttavia, la marea sta cambiando. I dati dell’operatore navale Braemar mostrano un drastico calo degli ordini per questi giganti marittimi. Nel 2025 sono previste solo sei ULCS, rispetto alle 17 del 2020. Al contrario, si prevede che nel 2025 saranno completate 83 navi di medie dimensioni (12.000-16.999 TEU), un aumento di cinque volte rispetto a cinque anni prima.
Questo cambiamento è dovuto a diversi fattori che evidenziano le vulnerabilità di fondo dell’attuale panorama commerciale globale:
- Riavviamento del commercio dalla Cina: La strategia “Cina più uno”, con la quale le aziende stanno diversificando le loro catene di approvvigionamento al di fuori della Cina verso altri Paesi asiatici come il Vietnam e l’India, è uno dei fattori principali. Questa diversificazione comporta hub di produzione più piccoli e più dispersi, rendendo meno efficiente l’utilizzo di navi enormi che si basano su grandi volumi provenienti da pochi porti principali. Come sottolinea Peter Sand, analista capo di Xeneta, le ULCS hanno un senso economico solo a pieno carico. Con i carichi che ora provengono da più località, riempire questi giganti diventa una sfida.
- Perturbazioni geopolitiche e ambientali: Eventi recenti, come gli attacchi alle navi nel Mar Rosso da parte dei militanti Houthi, hanno sottolineato la vulnerabilità delle rotte a lungo raggio che si basano su punti di strozzatura come il Canale di Suez. Le navi più piccole e agili possono adattarsi più facilmente a tali interruzioni e navigare su rotte alternative. Il potenziale aumento delle tensioni commerciali, in particolare con il possibile ritorno di un’amministrazione statunitense più protezionista, aggiunge ulteriore incertezza.
- Incertezza normativa: L’obiettivo dell’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO) di azzerare le emissioni entro il 2050 ha creato una grande incertezza sui futuri requisiti di carburante. Gli armatori esitano a investire in navi grandi e costose quando non è chiaro quali saranno gli standard di carburante nei prossimi decenni. Le navi più piccole rappresentano un investimento meno rischioso in questo contesto di incertezza.
Sebbene di recente si sia registrato un aumento degli ordini di ULCS, alimentato da una temporanea impennata dei profitti del trasporto marittimo dovuta alle interruzioni della catena di approvvigionamento, la tendenza generale indica una preferenza per le navi di medie dimensioni. Gli esperti ritengono che la crescente necessità di flessibilità e adattabilità di fronte all’instabilità geopolitica, alla diversificazione della catena di approvvigionamento e alle normative ambientali continuerà a favorire le navi più piccole.
Il calo degli ordini di navi portacontainer ultralarge non è solo un cambiamento nelle preferenze di navigazione. È il riflesso di cambiamenti più profondi nel panorama del commercio globale. La tendenza verso navi più piccole evidenzia la necessità di flessibilità e resilienza in un mondo sempre più incerto.
Suggerisce che l’era della globalizzazione incontrollata, caratterizzata da navi sempre più grandi e da poli produttivi concentrati, potrebbe lasciare il posto a un sistema più frammentato e adattabile. Questo cambiamento è un sintomo delle vulnerabilità di fondo dell’attuale modello di commercio globale e funge da segnale d’allarme per potenziali perturbazioni future. Questo, insieme alla riduzione del Baltic Index, è un segnale che il commercio globale sta riducendosi sempre più.
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