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Il “Colosso di carta” dell’elettrico Rivian fa arrabbiare Michael Burry. Giustamente….
Rivian è una casa automobilistica che vale ora, dopo la sua recentissima quotazione, vale più che case automobilistiche affermate, vale più di Ford e General Motors, che qualche impianto ed un po’ di storia ed esperienza ce l’hanno.
Per la precisione ora capitalizza 109 miliardi di dollari
Con la sua IPO a New York, il produttore di auto elettriche Rivian ha raccolto una cifra di 11,9 miliardi di dollari, quasi 10,3 miliardi di euro. Rivian è visto come un possibile rivale di Tesla. È la più grande IPO a Wall Street quest’anno.
Rivian, di cui Amazon ottiene una quota del 20%, ha venduto 153 milioni di azioni al prezzo di 78 dollari ciascuna. Cioè più azioni di quanto precedentemente previsto e anche un prezzo per azione più alto di quanto precedentemente indicato. Secondo Rivian, c’è stato un grande interesse da parte degli investitori per i pezzi, e infatti c’è stato un bell’aumento dei prezzi.
Tutto eccezionale per una casa automobilistica che, a oggi, non ha prodotto che qualche prototipo. Per essere precisi ha prodotto 56 truck su un ordine che afferma di avere pari a 50 mila, con una partenza lenta in mezzo alla crisi logistica e della fornitura dei semiconduttori. Una situazione non facile, eppure l’illusione ha portato questa società a valere più di Ford e General Motors, e, apparentemente, tutti fanno finta di niente!
Qualcuno per la verità lo ha notato, il Dottor Michael Burry, il noto esperto di titoli azionari, investitore esperto, e noto anche per essere stato rappresentato nel film “La Grande Scommessa”, “The Big Short”.
Premessa: Michael Burry, che scrive sotto lo pseudonimo di cassandra, come il solito ha cancella ti propri tweet dopo brevissimo tempo, ma Zerohedge ha fatto in tempo a coglierli.
Le parole sono gravi: Burry vede una bolla ben peggiore del 1929 e del 1987. Abbiamo:
- Più speculazioni rispetto agli anni ’20.
- Più sopravvalutazione rispetto agli anni ’90.
- Più conflitti geopolitici ed economici rispetto agli anni ’70.
E di chi è la colpa mentre questo spettacolo infauso continua:
“Giocatori che afferrano la canna del fucile di Kyle Rittenhouse (cioè prendono rischi assurdi) mentre la SEC e la Federal Reserve annuiscono con approvazione“.
Il famigerato analista della bolla immobiliare non ha finito,, prendendo di mira il ricco boom di Wall Street, mentre Main Street, cioè l’economia reale, soffre sotto la “tassa” dell’inflazione:
“I salari reali americani, al netto dell’inflazione, sono diminuiti del 2,2% dal 1° gennaio. Sembra l’UNICA cosa veramente significativa in questo anno maniacale e maniacale. L’inflazione è una tassa massicciamente regressiva. Non dimenticarlo mai.” Dice Burry e ha ragione: senza dinamica salariale, senza crescita della ricchezza, l’inflazione taglia le paghe reali e quindi riduce le capacità di acquisto. Come si può pensare che la borsa possa crescere senza prospettive reddituali adeguate? Si crea una vera e propria bolla, e basta.
Ma Burry ne ha anche per Elon Musk:
I risultati di Elon Musk non sarebbero stati raggiungibili senza i denari dei contribuenti sotto forma di sovvenzioni a Tesla e all’elettricità che questa usa. Una verità difficilmente negabile.
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