Energia

Il Cartello si muove: L’OPEC+ pronta ad aumentare la produzione di petrolio. Ecco perché.

L’OPEC+ potrebbe aprire i rubinetti del petrolio più del previsto: cosa sta per succedere e perché la decisione influenzerà il tuo portafoglio, soprattutto se fai il pieno

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Il prezzo del greggio è salito abbastanza da iniziare a preoccupare non solo i Paesi consumatori, ma anche gli stessi produttori. Così, l’OPEC+, l’alleanza che riunisce i membri dell’OPEC e altri grandi produttori come la Russia, sta valutando seriamente di “aprire i rubinetti” più di quanto previsto, come riportato da Reuters.

Secondo fonti vicine al dossier, nella riunione online prevista per il prossimo 5 ottobre, si discuterà un aumento della produzione per il mese di novembre di 411.000 barili al giorno (bpd). Una cifra ben superiore ai 137.000 bpd aggiunti per il mese di ottobre e che, secondo alcuni, potrebbe addirittura raggiungere i 500.000 bpd.

Una mossa che, al di là delle dichiarazioni ufficiali per calmierare i prezzi, mira a un duplice e strategico obiettivo:

  1. Evitare di “uccidere” la domanda: un prezzo troppo alto deprime i consumi e incentiva la transizione verso fonti alternative, un pericolo che il cartello conosce bene.
  2. Riconquistare quote di mercato: dopo mesi di tagli, l’aumento dei prezzi offre l’opportunità di tornare a pompare più greggio, sottraendo spazio a produttori concorrenti non facenti parte dell’alleanza.

Pozzo petrolifero negli Emirati Arani

Un graduale ritorno alla normalità

Questa potenziale accelerazione fa parte di un piano più ampio per annullare i massicci tagli alla produzione decisi durante la fase più acuta della crisi economica. Il percorso di rientro è strutturato in diversi livelli di tagli, che vengono gradualmente smantellati.

Ecco la situazione attuale dei tagli, che al loro apice ammontavano a 5,85 milioni di bpd:

  • Primo Livello (2,2 milioni bpd): Tagli volontari che il gruppo prevede di annullare completamente entro la fine di settembre.
  • Secondo Livello (1,65 milioni bpd): Tagli aggiuntivi da parte di otto membri, il cui smantellamento è iniziato a ottobre con il modesto aumento di 137.000 bpd.
  • Terzo Livello (2,0 milioni bpd): Tagli concordati dall’intero gruppo.

L’aumento in discussione per novembre andrebbe quindi ad accelerare la rimozione del secondo livello di tagli, segnalando una maggiore fiducia nella ripresa della domanda globale.

La decisione finale non è stata ancora presa e sarà formalizzata solo domenica. Mercoledì, intanto, si terrà una riunione del comitato tecnico (il JMMC), che monitora l’aderenza ai tagli e prepara il terreno per la decisione ministeriale, pur non avendo potere decisionale diretto. Il mercato, nel frattempo, resta in attesa, sperando in un segnale che possa alleggerire la pressione sui prezzi alla pompa.

Immagine illustrativa

Domande e Risposte per il Lettore

1) Perché l’OPEC+ sta valutando di aumentare la produzione proprio ora? L’OPEC+ agisce per un equilibrio strategico. Da un lato, prezzi del petrolio troppo alti possono danneggiare l’economia globale, riducendo la domanda di greggio e accelerando la transizione energetica, un rischio per i loro profitti futuri. Dall’altro, dopo un lungo periodo di tagli per sostenere i prezzi, l’attuale livello di mercato offre l’occasione ideale per recuperare quote di mercato perse a vantaggio di altri produttori, come gli Stati Uniti. È una mossa calcolata per massimizzare i ricavi senza distruggere il proprio mercato di riferimento.

2) Questo aumento della produzione si tradurrà in un calo del prezzo della benzina? Teoricamente, sì. Un aumento dell’offerta di petrolio, a parità di domanda, tende a farne scendere il prezzo. Di conseguenza, il costo della materia prima per le raffinerie diminuisce e, a cascata, anche il prezzo alla pompa per i consumatori. Tuttavia, l’effetto non è immediato e non è garantito. Il prezzo finale della benzina dipende da molti altri fattori, tra cui i costi di raffinazione, la logistica, il tasso di cambio euro-dollaro e, soprattutto, il peso di accise e IVA imposte dallo Stato.

3) Si tratta di un cambio di strategia a lungo termine per l’OPEC+? No, è più corretto vederlo come un aggiustamento tattico. La strategia di fondo dell’OPEC+ rimane quella di “gestire” il mercato per assicurare un prezzo del petrolio che sia redditizio per i suoi membri. Se in futuro la domanda dovesse indebolirsi o l’offerta globale dovesse risultare eccessiva, il cartello non esiterebbe a invertire la rotta e a tagliare nuovamente la produzione per sostenere le quotazioni. Il loro obiettivo è la stabilità, ma a un livello di prezzo da loro ritenuto ottimale.

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