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Il “capolavoro” finanziario di Milei: indebitarsi di più per ridurre il debito. Quali sono le ricadute?

Milei sfida i mercati: ecco come l’Argentina usa i prestiti di JP Morgan per cancellare miliardi di debito, sfruttando i forti sconti sui suoi stessi titoli. Una mossa finanziaria che riduce il rischio Paese.

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L’Argentina di Javier Milei sta “svendendo” il paese agli stranieri? L’accusa circola con insistenza, specialmente dopo le notizie di nuovi accordi con JP Morgan e di swap (scambi di valuta) con il Tesoro USA. Sui media e sui social si leggono titoli infuocati che parlano di “nuova truffa del debito”. Eppure, a guardare i tecnicismi dell’operazione, la realtà sembra essere molto diversa e, per certi versi, finanziariamente impeccabile.

Non si tratta di fare nuovi debiti per la spesa corrente – niente strade, scuole o bonus, per intenderci. Si tratta di una manovra finanziaria complessa che, paradossalmente, punta a ridurre il debito totale del paese.

Come funziona il “trucco”

Il Segretario agli esteri argentino, ex ministro delle finanze ed economista, Pablo Quirno, ha parlato di un’operazione “Debito per l’istruzione”, anche se l’istruzione sembra più una foglia di fico per nobilitare un’operazione puramente finanziaria. L’obiettivo è chiaro: riacquistare il debito sovrano sul mercato e sostituirlo con finanziamenti a tassi più bassi.

Ma come si fa a ridurre il debito chiedendo altri soldi?

L’economista Juan Ramón Rallo chiarisce subito un punto fondamentale: “Confondere il rifinanziamento con il nuovo debito è un errore”. È un po’ come se un cittadino avesse un vecchio mutuo al 7% e oggi trovasse una banca disposta a dargliene uno nuovo al 3% per estinguere il primo. Non si sta indebitando di più, sta solo migliorando le sue condizioni finanziarie.

Quello che sta facendo Milei, però, è ancora più astuto. Sfrutta il mercato secondario.

L’esempio pratico: pagare 60 per cancellare 100

Per capire la mossa, immaginiamo un esempio semplice:

  1. L’Argentina ha emesso anni fa un’obbligazione (un “BTP” argentino, per capirci) dal valore nominale di 100 dollari.
  2. Oggi, i mercati finanziari temono che l’Argentina non paghi (il rischio di default è altissimo). Di conseguenza, nessuno vuole quel titolo.
  3. Sul mercato secondario, quel titolo da 100 dollari viene svenduto, diciamo, a 60 dollari. Chi lo possiede preferisce incassare 60 oggi piuttosto che rischiare di perdere tutto domani.
  4. Qui entra in gioco Milei: ottiene un prestito “fresco” da JP Morgan (a tassi relativamente buoni) e usa quei soldi.
  5. Con 60 dollari presi da JP Morgan, il governo va sul mercato e si ricompra il suo stesso titolo che ne valeva 100.
  6. Risultato: Il debito da 100 dollari sparisce. Viene sostituito da un nuovo debito da 60 dollari (verso JP Morgan). Il debito netto del paese è sceso di 40 dollari.

Il doppio vantaggio strategico

L’opportunità per l’Argentina è enorme. Attualmente, i titoli argentini in circolazione hanno un valore nominale (quanto lo Stato dovrebbe rimborsare alla scadenza) di circa 92 miliardi di dollari. Il loro valore reale di mercato, però, non supera i 57 miliardi. In teoria, con 57 miliardi, Milei potrebbe cancellare 92 miliardi di passività.

Questa mossa crea uno scenario “win-win” per Buenos Aires:

  • Scenario 1 (I prezzi restano bassi): Il governo continua a usare i prestiti per ricomprare il proprio debito “a sconto”, abbattendo lo stock totale e risparmiando miliardi.
  • Scenario 2 (I prezzi salgono): Se gli investitori vedono che l’Argentina sta “guarendo” e ricomprando i suoi titoli, la fiducia torna. I prezzi dei bond salgono. Ma se i prezzi salgono, i tassi di interesse (rendimenti) scendono.
    • Conseguenza: Il “Rischio Paese” (lo spread) crolla. Questo significa che, alla scadenza dei prossimi debiti, l’Argentina potrà rifinanziarsi a tassi di interesse molto più bassi, normali, risparmiando sugli interessi futuri.

C’è una contropartita?

Ovviamente, i soldi di JP Morgan non sono un regalo e andranno restituiti. Ma le condizioni di questo prestito sono immensamente più vantaggiose rispetto ai tassi folli (oltre il 15%) che l’Argentina avrebbe dovuto pagare sul mercato fino a poche settimane fa. L’obiettivo è guadagnare tempo e, soprattutto, ricostruire la credibilità internazionale.

La vera contropartita, se vogliamo essere pignoli, è di natura politica. Questa mossa riduce il numero dei creditori: non più migliaia di fondi di investimento anonimi, ma poche, potentissime banche (e governi, come gli USA).

Questi nuovi “super-creditori” avranno inevitabilmente una leva negoziale e politica molto forte su Buenos Aires. Come nota il testo originale, un alleato politico (magari un futuro presidente USA) potrebbe usare questa leva per esercitare pressioni. Ma forse, nell’emergenza attuale, a Milei questo sembra un prezzo accettabile da pagare.

Domande e risposte

  • Ma se l’Argentina prende soldi da JP Morgan, il debito non aumenta? No, perché non è nuovo debito per spesa pubblica, ma un rifinanziamento strategico. I soldi presi in prestito (ipotizziamo 60 dollari) servono a cancellare un debito maggiore (un vecchio titolo che vale 100 dollari alla scadenza). Il debito totale scende (in questo esempio, di 40 dollari). Si sostituisce un debito costoso e frammentato con uno più economico e gestibile.
  • Cosa succede se i prezzi dei titoli argentini aumentano dopo questa mossa? È comunque una vittoria per Milei. Se i prezzi salgono, significa che la fiducia sta tornando. Quando i prezzi dei bond salgono, i loro rendimenti (tassi di interesse) scendono. Questo fa crollare il “rischio Paese” (lo spread). Di conseguenza, l’Argentina potrà rifinanziare tutto il suo debito futuro a tassi molto più bassi, risparmiando miliardi di interessi.
  • Qual è il rischio o la contropartita di questa operazione? Il rischio principale è di natura politica. L’operazione concentra il debito nelle mani di pochi, grandi creditori (come JP Morgan o il Tesoro USA) invece che in migliaia di investitori anonimi. Questo dà ai nuovi creditori una leva negoziale e politica molto forte sul governo di Buenos Aires, che potrebbe essere usata per esercitare pressioni su altre questioni.
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