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Difesa

IVECO IDV: nella contesa entra la spagnola Indra. Il Governo non può restare a guardare

La corsa per Iveco Defence Vehicles (IDV) si arricchisce con l’offerta di Indra. La nuova alleanza Indra-Rheinmetall complica lo scenario della gara, che vede già in campo Leonardo-Rheinmetall. Un asset chiave per la difesa italiana nel mirino internazionale, con un complicato gioco a tre che non può vedere il governo spettatore

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Il futuro di Iveco Defence Vehicles (IDV), la preziosa divisione difesa del gruppo Iveco, si fa sempre più interessante e contesa.  Dopo l’offerta non vincolante del consorzio formato da Leonardo e Rheinmetall, un nuovo attore scende in campo: il gruppo spagnolo Indra. Secondo quanto riportato dal sito del quotidiano finanziario El Economista, Indra ha presentato un’offerta “indicativa e non vincolante” per l’acquisizione di IDV, considerata una delle opportunità più ambite nel settore difesa a livello europeo. Il tutto però viene complicato da un accordo strategico, sempre nel campo militare, fra Indra e Rheinmetall, reso noto solo questa mattina.

La cifra esatta messa sul piatto da Indra non è stata resa pubblica, ma le stime di mercato, che valutano l’attività intorno al miliardo di euro ,suggeriscono che l’offerta spagnola potrebbe aggirarsi su tale valore, o persino superarlo. Alcune indiscrezioni, riportate sempre da El Economista, indicano che il prezzo di acquisto per IDV potrebbe salire fino a 1,4 miliardi di euro, a testimonianza della forte competizione in atto.

Indra, multinazionale presieduta da Ángel Escribano, figura nella ristretta lista dei potenziali acquirenti, confermando il suo deciso interesse per un asset che si inserirebbe perfettamente nella sua strategia di espansione nel settore della difesa, con l’obiettivo dichiarato di diventare un punto di riferimento europeo nelle piattaforme terrestri. In questa ottica di crescita e posizionamento strategico, Indra starebbe anche esplorando possibili accordi con il gruppo finlandese Patria.

Iveco MTV, da Esercito Italiano

Un complicato gioco a tre

Ma la situazione si complica ulteriormente con una notizia emersa in concomitanza con l’offerta di Indra, che introduce un elemento di notevole complessità nello scacchiere delle trattative. Indra ha firmato una nuova alleanza strategica di vasta portata con il gigante tedesco Rheinmetall per lo sviluppo e la produzione congiunta di veicoli blindati. L’accordo, previsto per essere annunciato ufficialmente alla Fiera Internazionale di Difesa e Sicurezza (Feindef 25) a Madrid, è significativo non solo per i contenuti industriali, ma anche per il tempismo. Come sottolineato da El Economista, questa partnership viene formalizzata proprio mentre entrambe le aziende sono, a vario titolo, in lizza per IDV.

Rheinmetall, infatti, è già parte del consorzio che ha presentato un’offerta per IDV insieme a Leonardo. Sebbene Indra e Rheinmetall avessero già un’alleanza nel settore dell’elettronica per i carri armati Leopard II, questo nuovo accordo estende la collaborazione a un livello molto più ampio nel campo dei veicoli blindati.

Questa alleanza incrociata rende il panorama delle offerte per IDV decisamente più articolato, con Rheinmetall che si trova, almeno potenzialmente, ad avere legami con due diverse cordate interessate all’acquisizione. I tedeschi evidentemente vogliono Iveco IDV ad ogni costo, anche partecipando a due cordate differenti. Diventa ora difficile comprendere il loro ruolo reale: con chi si alleeranno?

La presenza di Ángel Escribano, presidente di Indra, all’incontro tra la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e i principali attori della difesa europea, a cui ha partecipato anche il presidente di Navantia Ricardo Domínguez, evidenzia l’alto profilo strategico che Indra intende assumere nel settore. Gli spagnoli, appoggiati dal governo socialista, giocano in un ambiente amico nella UE, e questo rischia di farsi sentire.

Centauro II Fonte Ministero della Difesa

L’offerta Leonardo Rheinmetall

Questa mossa di Indra si affianca all’offerta già nota del consorzio italo-tedesco Leonardo-Rheinmetall. Era stato l’amministratore delegato di Leonardo, Roberto Cingolani, a confermare lo scorso 8 maggio, durante la call con gli analisti per la presentazione della trimestrale, di aver presentato un’offerta non vincolante tramite la joint venture con i tedeschi.

Cingolani aveva posto l’accento sulla natura prettamente “industriale” dell’operazione, sottolineando la necessità di un chiaro vantaggio strategico derivante dall’integrazione e un costo equo che la distinguesse nettamente da una mera operazione finanziaria. Le due diligence e la data room relative a IDV sarebbero state aperte a breve per consentire ai potenziali acquirenti un’analisi approfondita dei dati finanziari.

Iveco Group, controllata da Exor (la holding della famiglia Agnelli-Elkann che possiede anche quote importanti in Stellantis, CNH Industrial e il gruppo editoriale Gedi), si trova dunque al centro di un acceso e complicato interesse.

Ufficialmente, il gruppo ha fatto sapere a febbraio, in occasione della presentazione dei conti 2024, di aver avviato valutazioni per separare il business Defence nel corso del 2025, con lo spin-off considerato al momento l’opzione privilegiata. L’amministratore delegato Olof Persson aveva spiegato che una separazione “semplificherebbe la struttura del gruppo, accrescerebbe la focalizzazione del management e creerebbe flessibilità strategica per entrambi i business”

. Tuttavia, il management ha sempre ribadito la disponibilità a valutare attentamente eventuali offerte di acquisto che fossero presentate, purché rappresentassero una valorizzazione adeguata e non si configurasse una “svendita” di un asset così importante e performante. Le indiscrezioni riportate da Bloomberg indicavano una valutazione desiderata da Iveco intorno a 1,5 miliardi di euro per la divisione difesa, una cifra che appare in linea con le stime più recenti emerse da El Economista e che riflette l’attrattiva del settore in un periodo di aumento della spesa militare a livello europeo. IDV, con sede principale a Bolzano, ha confermato la sua solidità finanziaria registrando ricavi per 1,13 miliardi di euro nel 2024, in crescita del 15% circa rispetto all’anno precedente.

L’interesse di diversi player internazionali per IDV non sorprende affatto, data la sua posizione strategica nell’industria della difesa. La divisione difesa di Iveco non è solo un fornitore di riferimento del ministero della Difesa spagnolo, ma rappresenta, in particolare per l’Italia, un’eccellenza industriale fondamentale, responsabile dell’assemblaggio di mezzi strategici per le forze armate come il blindato Centauro II, il mezzo IFV Dardo,  l‘MTV e altri mezzi per uso militare, anche in collaborazione con produttori nel resto del mondo. Possiede know-how tecnologico, capacità produttiva e contratti consolidati con clienti istituzionali.

IFV Dardo (fonte Wikipedia)

Tempo di Golden Power?

In questo scenario, il ruolo e la decisione del governo italiano diventano assolutamente centrali. Trattandosi di un asset strategico per la sicurezza e la sovranità nazionale, l’operazione è inevitabilmente soggetta al Golden Power, lo strumento normativo che consente all’esecutivo di porre condizioni, limitazioni o persino impedire la cessione per tutelare gli interessi vitali del Paese.

Appare ovvio che il governo italiano guardi con favore all’opzione che veda coinvolta Leonardo, azienda a partecipazione statale, magari in un consorzio che garantisca un adeguato controllo nazionale sull’asset. Tuttavia, il nodo del prezzo richiesto da Iveco Group e la capacità delle diverse cordate di raggiungerlo o meno rimangono elementi determinanti nella valutazione finale e nella successiva decisione del governo. Inoltre c’è sempre la spada di Damocle delle pressioni che potrebbero giungere da Bruxelles, sempre molto attiva quando circolano molti soldi e sono coinvolti gli interessi tedeschi o di paesi con governo socialista.

Rimane il fatto che Iveco IDV ha un ruolo di rilevanza strategica di IDV quale fornitore essenziale delle forze armate italiane e assemblatore di mezzi cruciali,  e questo fa si che il governo italiano non possa restare come spettator. Dovrà agire affinché questo bene rimanca strategicamente sotto controllo italiano. Non si può permettere che un pezzo così vitale della nostra base industriale della difesa finisca in mani che non offrano adeguate garanzie per il Paese.

Comunque questa vicenda mette anche in evidenza la capacità di demolizione industriale della famiglia Elkann: un gruppo industriale enorme e costruito con un secolo di impegno imprenditoriale della famiglia Angnelli viene venduto pezzetto per pezzetto, con la sola finalità di fare cassa, senza nessua seria visione strategica. Quello che costruirono i Giacosa ed i Ghidella, uomini d’industria e di visione, viene svenduto per fare un po’ di speculazione. Alla fine però i beni da vendere si esauriscono, e i soldi rischiano di finire sprecati.


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