Analisi e studi
I minibot sono una priorità. Senza, l’Italia resterà ostaggio di Ue e burocrazia (di Giuseppe PALMA e Paolo BECCHI su Libero)
Articolo a firma di Giuseppe PALMA e Paolo BECCHI su Libero di oggi, lunedì 11 giugno.
È vero che il cosiddetto contratto di governo M5S-Lega non prevede l’uscita dall’euro, ma è altrettanto vero che se si fosse scritta una cosa del genere nero su bianco non ci sarebbe neppure il governo che abbiamo. Bisogna essere realisti, siamo un Paese privo di sovranità monetaria, la nostra sopravvivenza dipende – purtroppo – dall’andamento dei mercati e dalle decisioni della Banca centrale europea. Attaccare alla baionetta Bruxelles e Francoforte su questo argomento sarebbe stato poco intelligente. Per questo il programma di governo gialloverde prevede un sommario «rivedere […] l’impianto della governance economica europea (politica monetaria, Patto di Stabilità e crescita, Fiscal compact, MES, procedura per gli equilibri macroeconomici eccessivi, etc)». C’è già molto da fare. Ma dal punto di vista delle idee, che vanno oltre i programmi, riteniamo sia importante non abbandonare la battaglia – anzitutto divulgativa – sulle distorsioni della moneta unica e sulle possibili vie d’uscita.
Il silenzio da parte di alcuni “sovranisti” oggi al Governo o in Parlamento su questo tema rischia di lasciar passare tutte le falsità diffuse dai globalisti dell’eurozona sulla moneta unica. Non possiamo permettercelo. Se fino a ieri l’euro era non solo una moneta, ma un problema per la democrazia, oggi non può finire nel dimenticatoio solo perché non è una questione inserita nel contratto di governo. Suvvia, diciamolo chiaramente, l’euro è e resta la questione principale da risolvere. Certo, dall’opposizione è più facile criticare rispetto a quando si è al governo, ma quando si è al potere occorre incidere con i fatti, con azioni concludenti. Se dunque è consigliabile non parlarne esplicitamente nell’azione politica dell’esecutivo, è altrettanto consigliabile passare ai fatti. Come?
PIAGA DIFFUSA
Si parta, non tra due anni ma domani, dai minibot, che nel contratto di governo sono previsti espressamente con la locuzione tecnica di «titoli di Stato di piccolo taglio» attraverso i quali pagare i debiti della Pubblica Amministrazione. I due leader del neonato governo, Salvini e Di Maio, hanno fatto propria la bandiera di Sergio Bramini, imprenditore brianzolo che si è visto portare via l’abitazione a causa del mancato pagamento, proprio da parte dello Stato, dei crediti maturati nei confronti della PA. Una piaga piuttosto diffusa. L’emissione dei minibot, come si è già più volte scritto dalle pagine di questo giornale, oltre a risolvere il problema del pagamento dei debiti che lo Stato ha nei confronti delle imprese, è funzionale alla circolazione di una nuova moneta nazionale, anche se solo dal punto di vista sostanziale e non formale, visto il divieto dei Trattati di creare nuove valute diverse dall’euro. Un nuovo strumento di pagamento accettato su base volontaria ma che della moneta ha l’importante requisito del valore intrinseco, cioè la possibilità per cittadini e imprese di pagare le tasse. Hai detto niente.
Se il nuovo Governo, come vogliamo sperare, ha ben chiare le idee, deve nel più breve tempo possibile mettere in circolo non meno di settanta miliardi di titoli di Stato di piccolo taglio. Di discorsi ne abbiamo sentiti parecchi, ora si passi ai fatti. Se non si agisse rapidamente l’anno prossimo – quando alla Bce arriverà il falco tedesco e del Quantitative easing resterà solo il ricordo – il governo si troverà sotto il violento attacco speculativo dei mercati e privo di una sicura via d’uscita, esattamente come nel 2011. È proprio su questo che puntano le élites europeiste per riprendere in mano la situazione.
Articolo a firma di Giuseppe PALMA e Paolo BECCHI su Libero di oggi, lunedì 11 giugno.
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