Attualità
I miner di Bitcoin investono 600 milioni in attrezzature sulla speranza di prezzi crescenti
I minatori di criptovalute stanno spendendo molto in tecnologie all’avanguardia per guadagnare più bitcoin, cercando di guadagnare quote di mercato e di scalzare i rivali in vista del dimezzamento dei loro compensi previsto tra circa quattro mesi. Traggono il massimo finché possibile, approfittando anche di valori piuttosto elevati sul mercato.
I “miners”, o meglio le loro società quotate nelle borse mondiali si sono impegnati questo mese a spendere circa 600 milioni di dollari per acquistare nuovi chip e server che sono la chiave di volta del libro mastro digitale alla base del bitcoin, secondo The Miner Mag, un fornitore di dati del settore. L’importo di dicembre è quasi la metà del totale di 1,3 miliardi di dollari impegnati per l’anno.
L’esplosione della spesa arriva nonostante i minatori abbiano subito pesanti perdite nel crollo del mercato delle criptovalute del 2022. Ora stanno cercando di trarre profitto dall’impennata del prezzo del bitcoin, che è salito ai massimi da 18 mesi a questa parte, superando i 44.000 dollari.
La corsa al rialzo arriva anche prima del piano previsto per aprile, che prevede il dimezzamento del sistema di incentivi che verifica tutte le transazioni in bitcoin. Gli ottimisti sperano che il cosiddetto “dimezzamento” – un evento che si verifica una volta ogni quattro anni per rallentare la circolazione dei bitcoin – favorisca ulteriori guadagni per la criptovaluta il prossimo anno, ma la mossa minaccia anche di compromettere la redditività traballante dei minatori.
“L’acquisto di attrezzature non è solo un’azione nel mercato toro”, ha dichiarato Juri Bulovic, responsabile del settore mining di Foundry. I minatori si stanno “rendendo conto che il rinnovo del parco macchine è ciò che li manterrà in attività dopo l’inedia”.
I minatori svolgono un ruolo cruciale nel funzionamento del bitcoin, gareggiando l’uno con l’altro per verificare nuovi blocchi di transazioni per la sua blockchain e assumendo il ruolo di garante delle transazioni. In cambio, il vincitore viene ricompensato con nuovi token.
I minatori di Bitcoin sono già stati spinti al limite. Molti hanno investito durante la corsa al rialzo del 2020 e del 2021, utilizzando il debito e i bassi tassi di interesse per finanziare la loro espansione mentre il prezzo del bitcoin saliva a oltre 69.000 dollari. L’innalzamento dei tassi ha però messo in difficoltà la loro redditività perchè ha compresso notevolmente il prezzo di bitcoin e ha aumentato le rate dei loro finanziamenti. Alcune società, come Core Scientific e Computer North hanno dichiarato bancarotta, mentre altre sono state costrette a chiudere temporaneamente le attività o sono state pagate da alcuni stati americani per non estrarre bitcoin, nel tentativo di risparmiare energia.
Ora la situazione sembra cambiata e tre fattori stanno nuovamente spingendo BTC verso l’altro:
a) l’arrivo dei nuovo dimezzamento, “Halving”. Gli entusiasti notano anche che l’ultimo dimezzamento, avvenuto nel maggio 2020, ha fatto salire il prezzo del bitcoin di circa il 460% nei 12 mesi successivi.
b) Le aspettative di riduzione dei tassi, che rilanceranno le quotazioni di BTC.
c) Il ribasso dei costi energetici, che fa prospettare una maggiore redditività delle attività di mining.
A questi tre fattori strutturali si aggiungono le attese per un ETF su BTC, uno strumento finanziario che permetterebbe l’entrata della criptovaluta nella grande finanza generale, dopo più di un decennio di bando, e che ne farebbe esplodere la domanda.
I prezzi delle azioni dei minatori di bitcoin hanno reagito all’aumento del prezzo del bitcoin: Riot Platforms è salita del 424% quest’anno e Marathon Digital del 681%. A Toronto, Bitfarms è salita del 607% quest’anno e Hive Digital Technologies del 232%. Al contrario, nel corso del 2022 i prezzi delle azioni di Riot e Marathon sono scesi rispettivamente dell’85% e del 90% circa, mentre Bitfarms e Hive hanno registrato un calo del 91% e dell’88%.
Ma le speranze di una rinascita dipendono ancora dalla persistenza del recente rally del bitcoin. La SEC non ha dato alcuna indicazione di voler approvare un ETF e di porre fine alla sua politica decennale di rifiuto di tutte le richieste.
Inoltre, i minatori sono ancora afflitti dai costi reali, in particolare quelli energetici.
Secondo le ultime cifre, il costo mediano per estrarre un bitcoin si aggira intorno ai 17.000 dollari, ma potrebbe arrivare a 34.000 dollari, secondo The Miner Mag. Questo riduce i margini e aumenta la rischiosità di tutte le operazioni collegate.
Ma alcuni lo considerano un rischio che vale la pena correre. Tra questi c’è Bitfarms, un gruppo canadese quotato in borsa, che questo mese ha accantonato 95 milioni di dollari per nuove attrezzature. Una scommessa che potrebbe essere vincente , se i prezzi rimandono elevati.
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