EconomiaFinanza
I mercati hanno già deciso: scommettono sulla Pace (e sul Gas russo). Crolla la Difesa, vola la Chimica
Una rotazione settoriale violenta svela le aspettative degli investitori: via dai titoli di guerra (Leonardo, Rheinmetall), acquisti massicci su chi beneficia dell’energia a basso costo (BASF). Il denaro “sente” la fine delle sanzioni?

I mercati finanziari, si sa, sono cinici. Non guardano alle dichiarazioni di principio, alle bandiere o alla retorica politica. Guardano ai flussi di cassa futuri e ai rischi. E in queste ultime sedute, guardando i grafici, il messaggio che arriva dalle borse europee è forte e chiaro: il denaro sta scommettendo sulla fine del conflitto tra Russia e Ucraina.
Non si tratta di una speranza umanitaria, ma di un freddo calcolo economico. C’è una rotazione settoriale violentissima in atto che non lascia spazio a molte interpretazioni. Gli investitori stanno vendendo a piene mani i titoli che hanno beneficiato dell’economia di guerra e stanno comprando, con altrettanta convinzione, quelli che sono stati massacrati dal caro energia e dalle sanzioni.
Il Crollo del comparto Difesa
Il primo segnale evidente è la fuga dal settore della difesa. Fino a ieri erano i titoli “rifugio”, spinti dalle promesse di riarmo europeo al 2% del PIL e oltre. Oggi, sembrano scottare.
Prendiamo Rheinmetall, il colosso tedesco degli armamenti. Il grafico parla da solo: una discesa ripida, quasi verticale, dai massimi in area 1.800 giù fino a sotto 1.450. Un movimento che segnala che il mercato non crede più in una crescita esponenziale degli ordini di munizioni e carri armati nel breve termine, nonostante tutte le promesse del governo Merz:
Anche la nostra Leonardo non è immune. Dopo aver toccato quota 51 euro, il titolo ha inserito la retromarcia scivolando verso i 45 euro. Se il mercato credesse in una guerra lunga anni, questi titoli sarebbero sui massimi. Il fatto che scendano significa che si prezza un “Cessate il fuoco” o comunque un congelamento delle ostilità.
La rinascita degli energivori
Se la pace è una cattiva notizia per chi vende armi, è una benedizione per chi consuma energia. L’industria chimica europea, in particolare quella tedesca, ha sofferto pene indicibili a causa del taglio del gas russo a basso costo e delle sanzioni.
Ora guardate cosa sta succedendo:
BASF, il gigante della chimica, una delle aziende più energivore d’Europa, è in netto recupero. Il titolo sta salendo perché il mercato sta scontando uno scenario preciso:
Fine delle ostilità.
Allentamento progressivo delle sanzioni.
Crollo dei costi del gas (o addirittura un ritorno di flussi da Est in futuro).
Ecco il relativo grafico:
Ancora più impressionante è il balzo di Bayer, che ha registrato un’impennata verticale. Questi non sono movimenti di aggiustamento, sono prese di posizione strategiche dei grandi fondi. Si sta comprando l’industria reale, quella che produce beni tangibili e che ha bisogno di energia a prezzi competitivi per stare sul mercato globale.
La tenuta del mercato generale
E il resto del mercato? Crolla tutto? No.
L’indice italiano FTSE MIB (IT40) mostra una sostanziale tenuta.
Nonostante la volatilità, l’indice regge e una situazione simile si trova sul DAX40. Questo ci dice che non siamo di fronte a un panic selling, ma a una rotazione. I capitali non escono dall’Europa, si spostano semplicemente dai settori “di guerra” ai settori “di pace” e di produzione industriale. È un segnale di fiducia nel futuro economico del continente, che potrebbe finalmente liberarsi dal giogo dei costi energetici insostenibili.
Sintesi della rotazione settoriale
Ecco cosa ci dicono i grafici in sintesi:
| Settore | Titolo Esempio | Trend Attuale | Interpretazione del Mercato |
| Difesa | Rheinmetall, Leonardo | Forte Ribasso | Previsione di calo commesse belliche e fine conflitto. |
| Chimica/Industria | BASF, Bayer | Forte Rialzo | Attesa di calo costi energetici e normalizzazione rapporti. |
| Indice Generale | FTSE MIB | Stabile/Tenuta | Fiducia nella ripresa economica post-bellica. |
I mercati anticipano sempre le notizie di 6-12 mesi. Se i grafici hanno ragione, la diplomazia sta lavorando molto più intensamente di quanto i telegiornali ci stiano raccontando. Inoltre i mercati non credono che la politica di riarmo dell’Europa, costosa, potrà durare in caso di conclusione di una pace. Ci si attende che le politiche dei vari Merz e von der Leyen ne saranno travolte.
Domande e risposte
Perché i titoli della difesa scendono se i governi hanno promesso di aumentare le spese militari?
I mercati guardano oltre le promesse politiche attuali. Il calo sconta la probabilità che, con una pace o una tregua in Ucraina, l’urgenza del riarmo venga meno e le pressioni sui bilanci pubblici portino a ridimensionare o dilazionare gli investimenti bellici previsti, riducendo gli utili futuri attesi per aziende come Rheinmetall o Leonardo.
Il rialzo dei chimici significa che torneremo a comprare gas dalla Russia domani?
Non necessariamente domani, ma il mercato anticipa un calo strutturale dei costi energetici. La pace porterebbe alla rimozione di alcune sanzioni o comunque a una normalizzazione logistica che farebbe crollare il “premio al rischio” sul prezzo del gas. Le aziende energivore come BASF salgono perché vedono la fine dell’era dell’energia a prezzi proibitivi.
Questa previsione dei mercati è infallibile?
No, i mercati non prevedono il futuro, ma prezzano le probabilità. Attualmente stanno assegnando una probabilità molto alta a uno scenario di risoluzione del conflitto. Tuttavia, se la situazione sul campo dovesse improvvisamente peggiorare o se la retorica bellica dovesse riaccendersi concretamente, potremmo vedere un’inversione rapida e violenta di questi trend. È una scommessa, non una certezza.












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