Euro
“I” come Inflazione (e “T” come Tarokken)
Come si crea l’inflazione?
L’inflazione tende a salire quando c’è una domanda di beni e servizi maggiore dell’offerta.
Essa, nei tempi moderni, in condizione di pace e situazioni normali, è da sempre considerata un importante motore di crescita ed è sinonimo di ESPANSIONE economica.
…. a meno che tu non ti chiami Germania …..
Per i tedeschi degli anni ‘70, molti dei quali nati negli anni ’20, la parola “inflazione” ricordava miseria e guerra, fame e morte, distruzione e carestia: semplicemente cancellarono dal loro vocabolario tale bestemmia, tramandando ai posteri l’atavica PAURA del solo nominarla.
Sono certo che -per motivi che poi capirete da soli- non fu mai spiegato al Popolo tedesco la differenza tra “inflazione” ed “iperinflazione” ma soprattutto non spiegarono loro la differenza tra <Inflazione “effettiva” e inflazione “fittizia”> (leggi mio articolo con il medesimo titolo del 18/12/2014 su Scenari economici).
Le scelte politiche ed economiche della Germania, da Nazione egemone dell’area, influenzarono pesantemente soprattutto i governi di Austria, Belgio e Olanda, tanto da identificare tale regione come “Zona Marco” (d’ora in poi ZM).
Nel 1973 la guerra del Kippur fece scoppiare la prima crisi petrolifera che portò l’oro nero a triplicare il suo prezzo nel giro di pochi mesi. E l’inflazione mondiale prese la stessa strada: adesso non era più derivante dalla “normalità” data dall’aumento di domanda di beni e servizi maggiore dell’offerta ma scaturiva dall’esterno e a causa di un bene troppo prezioso per lo sviluppo economico mondiale: il petrolio.
Fatte le dovute differenze, quella del 1973 e anni successivi fu paragonabile a una vera inflazione di guerra e come tale poteva essere riassorbita solo in diversi anni a venire.
Andare troppo indietro nel tempo non avrebbe senso: nel 1970 la guerra era finita da soli 25 anni, il piano Marshall da appena 19 e la Germania era stata di fatto divisa in due da meno di un decennio. Nella parte occidentale del vecchio continente l’attività economica ferveva ovunque e tutto lasciava presagire un futuro prospero e radioso: il tenore di vita si elevava di mese in mese e recuperava velocemente posizioni sui pur ancor lontani Stati Uniti. Per tutte queste considerazioni il nostro viaggio partirà proprio dal 1970.
(Tutti i dati sull’inflazione sono stati tratti dal sito inflation.eu)
Il primo confronto che vedremo è inerente all’inflazione di due periodi diversi: il triennio pre-crisi 1970-72 (TAB “A”) e il successivo di piena crisi 1973-75 (TAB “A1”).
TAB “A”
Il primo dato si riferisce all’Inflazione cumulata nel periodo 1970-1972 (3 anni), mentre il secondo all’inflazione media annuale dello stesso periodo:
Germania 14,17%, 4,72%; Olanda 18,93%, 6,31%; Austria 14,42%, 4,81%; Belgio 13,69%, 4,56%; (media ZM del triennio 15,30%);
Stati Uniti 13,41%; media annua 4,47%;
Gran Bretagna 22,88%; media annua 7,62%;
Francia 16,75%; media annua 5,58;
Italia 15,50%; Spagna 22,23%; Portogallo 29,20%; Grecia 10,46% (media Paesi Latini del triennio 19,35%);
Danimarca 19,36%, 6,45%; Norvegia 24,16%, 8,05%; Svezia 20,43%, 6,81%; (media Paesi Nordici del triennio 21,32%).
TAB “A1”
Il primo dato si riferisce all’Inflazione cumulata nel periodo 1973-75 (3 anni), mentre il secondo all’inflazione media annuale dello stesso periodo:
Germania 19,93%, 6,64%; Olanda 27,82%, 9,27%; Austria 25,52%, 8,5%; Belgio 32,43%, 10,81%; (media ZM del triennio 26,42%);
Stati Uniti 26,38%, 8,79%;
Gran Bretagna 49,22%, 16,41%;
Francia 32,73%, 10,91%;
Italia 47,06%, 15,69%; Spagna 44,05%, 14,68%; Portogallo 53,4%, 17,8%; Grecia 56,05%, 18,68%; (media Paesi Latini del triennio 50,15%);
Danimarca 34,25%, 11,42%; Norvegia 28,03%, 9,34%; Svezia 26,4%, 8,8%; (media Paesi Nordici del triennio 29,44%).
Si evince chiaramente in TAB “A” che l’inflazione italiana era tra le più stabili in assoluto e, come vediamo, tra Germania e Italia c’è solo un insignificante 1,35% di inflazione totale nel triennio, ovvero lo 0,45% in più l’anno. Lo scostamento annuo tra i Paesi del G6 è davvero minimo: USA (4,47% l’anno), Germania (4,72%), Italia (5,17%), Francia (5,58%) Giappone (6,04%), è decisamente più marcato solo quello della Gran Bretagna (7,62%), presumibilmente a causa dell’estrema “forza” della Sterlina che rendeva agli inglesi estremamente convenienti prodotti e servizi esteri.
L’inflazione media accumulata dalla Germania ogni anno (4,72%) risulta essere del -1,06%, cioè grosso modo in linea rispetto a quella della media matematica del resto del G6 (5,78%), e se da tale computo escludiamo la GB essa è inferiore solo del -0,6% l’anno.
Nel triennio successivo (1973-75), in piena crisi petrolifera, i distacchi di inflazione annua all’interno del G6 saranno abissali: USA 8,79%, Giappone 15,54%, Germania 6,64%, Francia 10,91%, Italia 15,69% e GB 16,41%. Si passa dal -2,15% rispetto agli USA, sino all’incredibile -9% rispetto ad a Giappone, Italia e GB, passando per il -3,3% circa della Francia.
Incrociando ancora i dati il risultato che ne esce fuori rispetto agli altri del G6 è altrettanto impressionante. L’inflazione accumulata dalla Germania risulta essere meno della metà rispetto a quella della media matematica tra USA, Giappone, Francia, Italia e Gran Bretagna (6,64% contro il 13,47%).
Vista così sembra che da subito dopo la crisi del Kippur la Germania abbia fermato tutto ….
…. oppure già dall’epoca avevano appreso l’arte del tarokken?
Il dubbio sorge spontaneo e senza dubbi propendo fortemente per la seconda che ho detto.
Come fa un governo a dichiarare l’inflazione (ed eventualmente a manipolarla)?
È stato creato all’uopo l’Indice dei Prezzi al Consumo (IPC)
Avete mai sentito parlare del famoso “carrello della spesa”?
Esso viene usato da ogni istituto di statistica al fine di determinare gli aumenti sui beni di consumo, che a loro volta determineranno l’inflazione di periodo. Per “aggiustarlo” non ci vuole poi molto: basterà metterci solo i prodotti più economici e spesso anche introvabili; in questo semplice modo la variazione dei prezzi sarà molto più “morbida” e fornirà dei dati sottostimati ma nondimeno tale risultato verrà utilizzato come strumento che determinerà l’inflazione del Paese.
Vi faccio un esempio semplificativo al massimo, che non pretende certo di essere esaustivo.
Siamo in Germania nel 1972; poniamo che la media delle paghe degli operai è pari a 100 marchi, mentre quella degli impiegati è di 110. Queste due categorie formano la base produttiva di un Paese avanzato come la Germania di quei tempi (costituito soprattutto da grandi aziende) e stimo che queste due categorie compongano circa il 70% dell’intera forza-lavoro tedesca.
Di quei 100 e/o 110 marchi, una normale famiglia di 4 persone con casa in fitto, abitante in un’area urbana, spende 25 per il vitto, 30 per l’alloggio, 20 per le spese correnti, 7 per il vestiario, 8 per il trasporto e 5 per svaghi vari; il restante andrà a costituire il risparmio. In pratica 90 marchi su 100 o 110 sono pressoché spese incomprimibili.
Scoppia la crisi petrolifera del 1973 e l’inflazione sale vertiginosamente ma i dati ufficiali forniti dal governo di Bonn, magari tarokkati ad arte, dicono che è solo del 7%. In relazione al famoso dato IPC sarei davvero curioso di sentire il parere della signora Inge, massaia di Colonia, madre di 3 figli e moglie di Hans, operaio metalmeccanico.
La grancassa mediatica sponsorizzata dalle élite tedesche riporta in auge la “bestemmia” assoluta, indicibile per qualsiasi tedesco: l’inflazione e fa anche riferimento alle famose “carriole”. Ogni cittadino germanico si sente in dovere di fare “penitenziagite” onde evitare una nuova Weimar.
I prezzi reali al consumo saliranno anche del 20% e così ritroveremo la nostra famiglia-tipo che per mantenere lo stesso tenore di vita dovrebbe spendere 30 per il vitto, 36 per l’alloggio, 24 per le spese correnti, 8,4 per il vestiario, 9,6 per il trasporto e … basta: l’operaio è già fuori di molto e anziché mettere da parte qualcosa sarebbe costretto ad intaccare i risparmi, anche l’impiegato è al limite.
In queste condizioni, le nostre famiglie, benché già dapprima non vivessero nell’oro, spaventate a morte dalla bestemmia assoluta e dalle “carriole”, saranno costrette a stringere la cinghia, comprimendo anche ciò che non si potrebbe, ovvero consumando meno cibo e più scadente, rinunciando a nuovo vestiario e non andando neanche più la domenica al cinema: benché non si potrebbe perché al limite minimo, la signora Inge cercherà di accantonare il più possibile allo scopo di creare un risparmio maggiore per affrontare i tempi incerti a cui certamente andranno incontro.
Adesso moltiplicate tale comportamento per il 70% delle famiglie tedesche e capirete come fece la Germania a tenere bassa l’inflazione e a chi fece pagare le spese ordinarie e straordinarie.
In questo modo le élite industrial – finanziarie tedesche hanno tenuto -a loro esclusivo beneficio- alto il valore del Marco: soffocando i consumi della nazione.
Come capirete con un’inflazione reale così alta non serve abbassare i salari: basta farli crescere poco o, ancora meglio, non farli crescere affatto.
Trovate qualche similitudine con i nostri tempi?
Trovate similitudini di comportamento usato dalla nostra ISTAT nel 2002 e anni a seguire?
Ciò che segue è ancora peggio e spero faccia capire una VOLTA per TUTTE il perché l’Italia, al pari di Gran Bretagna, Svezia e Danimarca, NON AVREBBE MAI DUVUTO far parte della moneta comune €uro.
TAB “B”
Inflazione cumulata nel periodo 1973-1996 (24 anni), ovvero dallo scoppio delle prima crisi petrolifera sino alla decisione di far parte dell’€uro.
Il primo dato si riferisce all’Inflazione cumulata nell’intero periodo 1973-1996 (24 anni), mentre il secondo all’inflazione media annuale:
Germania 85,80%, 3,57%; Olanda 98,19%, 4,09%; Austria 105,37%, 4,39%; Belgio 124,33%, 5,18%; (media ZM 103,42%, 4,31%);
Stati Uniti 137,03%, 5,71%;
Gran Bretagna 203,07%, 8,46%;
Francia 162,05%, 6,75%;
Italia 255,79%, 10,66%; Spagna 260,45%, 10,85%; Portogallo 377,22%, 15,72%; Grecia 405,57%, 19,9%; (media Paesi Latini 317,25%, 13,22%);
Danimarca 157,82%, 6,58%; Norvegia 159,97%, 6,67%; Svezia 176,88%, 7,37% (media Paesi Nordici 164,89%, 6,87%);
Da tutto ciò -e non poteva essere altrimenti- le monete dei Paesi con maggiore inflazione presero a deprezzarsi nei confronti del marco tedesco e delle altre valute dei Paesi con meno inflazione.
Ecco qui, fatevi un’idea di QUALE IMPATTO ebbe sui cambi il differenziale d’inflazione cumulato (le differenze sarebbero ancor più incredibili prendendo come data di partenza l’inizio della crisi del Kippur nel 1973)
Confronto sui cambi del Dollaro USA (USD) contro le altre valute del G6
Valute ……….nazione .. 16/09/1971……31/12/1996…differenza %
USD vs JPY Giappone …357,42………….116,40………-67,4%
USD vs DM Germania …….3,833……………1,539……..-59,8%
USD vs FRF Francia ………5,505……………5,192………-5,6%
USD vs ITL Italia …….….627……………..1520 ……….+142,5%
USD vs GBP G. Bretagna .0,4134……………0,5884….+42,3%
Confronto sui cambi del Marco tedesco contro le altre valute del G6
Valute ………. 16/09/1971……31/12/1996…differenza %
DM vs USD ……0,260……………0,650……..+150%
DM vs JPY ……93,248………….75,663……….-19%
DM vs FRF……..1,436……………3,374……..+135%
DM vs ITL……163,58………….987,65………+504%
DM vs GBP…….0,1078………….0,3823……+257%
Penso che a questo punto sarete curiosi di sapere le differenze delle monete minori europee contro Dollaro e Marco nello stesso periodo .. Eccovele!
Percentuali di rivalutazione del Dollaro USA contro le valute di:
Portogallo +357%; Spagna +87,4%; Grecia +725%; Olanda -49,6%; Finlandia +9,3%; Austria -56,6%; Belgio -35,9%; Svezia +33,5%; Danimarca -20,5%; Norvegia -8,9%; Svizzera -66,7%;
Percentuali di rivalutazione del Marco tedesco contro le valute di:
Portogallo +1270%; Spagna +366%; Grecia +1954%; Olanda +26%; Finlandia +172%; Austria +8,6%; Belgio +58%; Svezia +233%; Danimarca +97%; Norvegia +127%; Svizzera -17%;
Dopo aver visto tutto ciò, la domanda sorge spontanea: Perché le monete di così tanti Stati si deprezzarono?
Le svalutazioni servivano per combattere l’inflazione stessa che in questo modo veniva scaricata sul cambio e non sul mercato del lavoro.
Poiché, come sempre accade, onde evitare forti passivi delle bilance commerciali già notevolmente appesantite da una richiesta di prodotti anelastici quali petrolio ed energia, gli Stati operarono svalutazioni monetarie per “sconsigliare” i residenti a spendere in beni e servizi esteri che avrebbero ulteriormente fatto alzare inflazione importata e debito estero e allo stesso tempo avrebbero ridato fiato all’export. (È risaputo che una bilancia commerciale passiva è a tutti gli effetti DEBITO ESTERO in valuta straniera di cui non si ha il controllo.)
In Germania, invece e soprattutto, preferirono far contrarre il potere di acquisto reale non adeguando i salari all’alta inflazione, ovvero facendo pagare al popolo buona parte della crisi.
Con questa pratica le valute della ZM furono tenute “stabili” mentre le altre continuavano a deprezzarsi.
Se Germania & soci (e anche il Giappone dal 1978 in poi) non avessero utilizzato la deflazione interna sistematica e sistemica come regola le cose sarebbero andate MOLTO diversamente e invece si sta usando quella stessa dottrina in tutta €uropa, prendendo a modello quelle pratiche ammazza-Popoli.
Tutto chiaro?
Sembra incredibile, ma questa è STORIA ed è visibile oggi come lo era già da quel lontano 1975 e ancor di più nel 1996.
Oramai credo che sia CHIARO a tutti che le SVALUTAZIONI MONETARIE sono SUCCESSIVE ad un’ALTA INFLAZIONE e NON il CONTRARIO come tanti, troppi, sostengono ancora oggi.
Avete mai ascoltato o letto una volta, dico UNA VOLTA, giornalisti economici che abbiano messo in luce tali questioni?
Capite adesso il perché Gran Bretagna, Svezia e Danimarca, benché facessero parte della UE, NON entrarono nell’€uro?
Capite perché Svizzera e Norvegia resteranno lontano 1000 miglia dall’una e dall’altro?
Capite perché la UE e l’€uro imploderanno certamente?
Capite adesso il perché i politici nostrani che FIRMARONO a NOME e per CONTO del POPOLO ITALIANO, a partire dall’ingresso nello SME nel 1979, dovrebbero essere giudicati per ALTO TRADIMENTO?
Un dubbio mi perseguita da molto tempo: Aldo Moro avrebbe mai permesso tutto ciò?
La risposta è dentro di voi, cercatela. Io, la mia, l’ho già trovata.
Roberto Nardella
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