Economia
I cinesi si mangiano un altro marchio dell’Auto europea, questa volta in Spagna. Chi sarà il prossimo?
L’iconico produttore spagnolo di fuoristrada, Santana Motor, sembrava scomparso per sempre. Ma un’inattesa alleanza con le aziende cinesi Zhengzhou Nissan e Anhui Coronet promette di riportare in vita lo storico marchio come fabbrica cacciavite. UJna fine che faranno anche diversi marchi italiani

Cosa promettono i cinesi che sono ora subentrati? Quando si parla di motori in Spagna, il nome Santana Motor è un punto di riferimento che non si può ignorare. Per decenni, questo marchio specializzato in fuoristrada è stato un’icona internazionale. Un tempo, ha persino fornito l’esercito spagnolo, ma il passare degli anni e i problemi finanziari l’hanno portata alla chiusura.
La sua storia è un intreccio di innovazione, ricordi e, soprattutto, di cambi di rotta cruciali negli ultimi anni. L’azienda era diventata un simbolo dell’industria andalusa, ma ha cambiato proprietario più volte fino a scomparire, svanendo nella memoria collettiva. O, per meglio dire, sembrava essere svanita per sempre.
L’ascesa: dalle macchine fgricole a fuoristrada militari
Le radici della Santana affondano a Jaén. Nel 1953, dopo l’instabilità della Guerra Civile, il governo lanciò il “Piano Jaén“, un progetto per industrializzare la regione dell’Andalusia. Così, nel 1956, nacque la Metalúrgica de Santa Ana SA, con sede a Linares, un’azienda inizialmente dedicata alla produzione di macchinari agricoli.
Il vero punto di svolta arrivò tra la fine degli anni ’50 e l’inizio dei ’60, quando l’azienda raggiunse un accordo con la britannica Land Rover. Questo cambio di direzione la trasformò in un produttore di veicoli. La fabbrica arrivò a impiegare fino a 5.000 dipendenti, diventando una vera potenza industriale.
L’epoca d’oro e l’alleanza con Suzuki
Negli anni ’80, la Santana viveva il suo momento di massimo splendore. I suoi modelli acquisirono grande prestigio e, nel 1989, interruppe il rapporto con Land Rover a causa di difficoltà finanziarie. Fu allora che raggiunse un accordo con un altro colosso, la Suzuki.
Fino ai primi anni 2000, lo stabilimento di Linares produceva modelli come la Suzuki Santana (SJ410) e la Vitara, che ebbero un enorme successo in Europa. I veicoli della Santana si adattavano perfettamente anche alle esigenze dell’Esercito spagnolo, che divenne uno dei principali clienti. Il Santana Aníbal, in particolare, divenne il veicolo leggero dell’Esercito nel 2003.
Il crollo di un Gigante e la crisi quasi definitiva
Dopo anni di successi, gli anni ’90 portarono i primi gravi problemi finanziari e, nel 1995, la partnership con Suzuki si concluse. Il Governo Regionale dell’Andalusia divenne proprietario e gestore dell’azienda per quasi due decenni. Nonostante i tentativi di salvarla, la mancanza di capitali e il fallimento di nuovi progetti con giganti come Iveco e Fiat segnarono la fine.
Nel 2011, lo stabilimento di “La Santana” chiuse definitivamente i battenti. Circa 2.000 lavoratori persero il loro impiego, segnando una svolta amara per l’economia della regione. Un’icona sembrava destinata a svanire nella storia.
Il colpo di scena cinese
Proprio quando il nome Santana sembrava destinato all’oblio, è tornato in vita in modo sorprendente. Quest’anno, Santana Motors SL, in collaborazione con le aziende cinesi Zhengzhou Nissan e Anhui Coronet, ha annunciato un’alleanza per riprendere la produzione di SUV nello storico stabilimento di Linares.
L’accordo è, in realtà, una scusa per aggirare i dazi europei sulle auto elettriche e, in generale sulle importazioni di auto dalla Cina con la spesa minima. L’obiettivo è quello di produrre fuoristrada ibridi plug-in e diesel di nuova generazione con l’uso di tecnologie cinesi. Il nuovo CEO di Santana Motors, Eduardo Blanco, ha assicurato 200 posti di lavoro, fra operai e amministrativi, un numero esiguo che indica come questa fabbrica sia solo un cavallo di Troia per evitare i dazi europei. Un centinaio di operai non crea un polo produttivo, ma, al massimo, appicica i marchi su auto prodotte altrove.
Questa storia deve essere letta con attenzione perché presto potremo vederla ripetere anche in Italia: che se ne fa Stellantis di marchi italiani, come Lancia, Abarth e Maserati, che praticamente non utilizza più? Li userà per fare cassa con la prima fabbrica cinese pronta ad acquistarli.

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