Cultura
i CICLI virtuosi
In molti, e da ultimo il sottoscritto, ci si scervella per capire qual è il motivo fondamentale del perdurare e del peggiorare della crisi economica nel vecchio continente (oltre la scontata insostenibilità della moneta comune euro) e di cui non si riesce ancora a percepire la fine.
Torniamo a quella che era l’Europa prima del 1997.
A regolare i meccanismi economici all’interno della UE erano la CEE (Comunità Economica Europea) e il MEC (Mercato Europeo comune).
Tra le regole fondamentali vi era l’obbligo di consumare l’80% di quanto prodotto nella comunità stessa. Il solo 20% avanzante era destinato all’export, e di conseguenza anche dell’Import, extra UE.
Già da sola, questa regola aurea, se riapplicata, sarebbe in grado, in un lasso di tempo piuttosto breve, di riportare ordine e crescita all’intera unione.
Ma voglio andare oltre.
Parto dall’alto della mia più che trentennale esperienza come responsabile acquisti-vendite di quello che era una volta un fiorente commercio di arredamenti per interni di seconda generazione, aperto nel lontano 1958.
In 33 anni ne ho viste di tutti i colori. Espansione e contrazione erano dei cicli classici e successivi, contraddistinti da 4/6 anni di crescita e 1/2 anni di rallentamento.
Oggi, invece, ci troviamo in una decrescita, per NIENTE felice, che dura da quando è scoppiata la bolla del credito facile, ovvero dal 2008. Niente di tutto questo ha vissuto neanche mio padre, benché nato nel 1930. Nemmeno in periodo di guerra vi è stato un così lungo ciclo negativo.
Cerco di dare una risposta dal mio punto di vista.
In una zona eterogenea come l’Europa, contraddistinta da oltre 15 Nazioni di una certa rilevanza, tutte con PIL procapite oltre i 20.000 dollari (Germania, Francia, Italia, Spagna, Grecia, Portogallo, Olanda, Belgio, Austria, Svizzera, Inghilterra+Irlanda, Danimarca, Svezia, Norvegia, Finlandia), a cui si vanno ad aggiungere le restanti 15/16 (gli ex-comunisti + gli ex-Jugoslavia) che avevano comunque un PIL procapite ben oltre la media mondiale, si veniva a creare in continuazione una rotazione di cicli.
In questo mio studio, denominato “ciclo virtuoso” e che chiamerò altresì, scherzosamente, “cicli di Nardella”, prendo in esame solo i Paesi di prima fascia.
I “cicli” di Nardella.
I Paesi avanzati europei sono 15:Germania, Francia, Italia, Spagna, Grecia, Portogallo, Olanda, Belgio, Austria, Svizzera, Inghilterra+Irlanda, Danimarca, Svezia, Norvegia, Finlandia.
Ogni 5 anni, 3 Paesi a caso di quei 15 rallentano la crescita, per avvenuto esaurimento momentaneo del modello da loro stessi applicato, dando il cambio ad altri 3 che hanno apportato le aggiustature interne del caso. Questo è accaduto in continuazione dal 1948 al 1997. L’espansione di 12 di quei 15 durava per cinque anni e il rallentamento degli altri 3 appena un anno. Il ricambio era spesso indolore poiché un ciclo NEGATIVO di 12/18 mesi può essere abbondantemente SOPPORTATO da QUALSIASI Paese avanzato, e senza conseguenze traumatiche.
La ricaduta era evidente anche nei Paesi del secondo gruppo. Nonostante la ferrea cortina URSS, molti Paesi del primo gruppo avevano scambi commerciali-industriali di un certo rilievo con molti di quelle Nazioni, URSS compresa.
Le monete, che dal 1971 fluttuavano liberamente, regolavano gli investimenti e gli scambi, in quello che potrei definire il vero “mercato perfetto”.
Pensiamo ad una gara CICLIstica: nel gruppone di testa, appannaggio delle squadre migliori, ci si da il cambio in continuazione a “tirare”, magari controvento, e poi si rientra per riprendere fiato, sapendo che ci sono altri “colleghi” altrettanto validi che ti daranno il cambio per arrivare alla volata finale. Tutti sanno che sarà importante portare una certa andatura, però senza affannarsi troppo e tenendo l’andatura del gruppo stesso. Con spirito sportivo e di massimo rispetto per il collega-avversario con cui sicuramente ci si rincontrerà alla prossima gara.
Uno solo vincerà la competizione ma TUTTI arriveranno a destinazione. Anche l’ultimo sarà tra i primi e nessuno verrà abbandonato per strada al proprio destino.
La globalizzazione, accettata supinamente dalla regione più ricca del globo e forse anche la sola davvero autosufficiente, e il pensiero unico circa i futuri “Stati Uniti d’Europa” hanno creato una bestia immonda che ci sta divorando dall’interno: la moneta comune euro-pea.
A partire dal 1999 la gara è diventata una vera e propria guerra commerciale, basata sulla competitività estrema allo scopo di invadere i mercati, potenzialmente ricchissimi, dei popolosissimi Paesi emergenti.
Adesso la gara CICLIstica è cambiata: la squadra più forte, abbondantemente dopata, prende il comando come se stesse dando il cambio. Una volta in testa, pur di restarci sino alla fine, spinge fuoristrada con spallate, calci, gomitate nei fianchi e pugni sul viso gli altri concorrenti, sino a rimanere i soli partecipanti.
Adesso non è più una gara.
È una corsa da soli in una pazza discesa, a testa bassa e a folle velocità, sino al tornante nascosto che farà sgarrupare anche loro.
Questa competitività estrema, attuata nel 2003 dalla Germania con la riforma del mercato del lavoro denominato “Hartz IV” , ha portato la prima a sopravanzare le altre, in un PERFETTO gioco al ribasso e verso un unico modello: la deflazione salariale come modus-operandi e come obiettivo finale.
La Germania è lì, dall’alto vede il traguardo ma non quell’ultimo strettissimo tornante. Loro, i corridori dopati, non lo sanno ma usciranno per la tangente.
Il traguardo è lì, ma mai vi arriveranno.
Come nell’autunno del 1941, vedendo Stalingrado in fiamme, pensarono di aver già vinto la guerra.
Nessun popolo europeo ne uscirà indenne. Perderemo TUTTI.
Roberto Nardella.
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